Imprese. Burocrazia (56%) e paura fallire (35%) frenano in Italia aziende al femminile

(DIRE) Roma, 6 Mar. – In termini di parità di genere in campo imprenditoriale, l’Italia è ancora un passo indietro rispetto agli altri Paesi Europei: secondo i dati ufficiali di Unioncamere, a fine Settembre 2022 le aziende femminili erano più di 1 milione 342 mila, rappresentando il 22,18% dell’imprenditoria italiana, mentre negli altri paesi dell’UE la percentuale media è intorno al 32%.

A confermare uno scenario imprenditoriale europeo non sempre bilanciato tra generi è anche l’Osservatorio Women in Business condotto da SumUp, azienda leader a livello globale nella tecnologia finanziaria che serve oltre 4 milioni di small merchant in tutto il mondo, in 4 nazioni (Italia, Regno Unito, Francia e Germania) con l’obiettivo di individuare come vivono l’imprenditorialità le donne, quali sono gli strumenti abilitanti e gli ostacoli da rimuovere per la crescita femminile nel mondo manageriale.

LA BUROCRAZIA L’OSTACOLO PIÙ GRANDE PER LE IMPRENDITRICI ITALIANE – Secondo l’Osservatorio di SumUp, motivano le imprenditrici italiane ad aprire un’attività soprattutto il desiderio di fare impresa (20,5%) e la possibilità di essere creative (21%), mentre nelle altre nazioni sono la voglia di autonomia professionale (54,5% in Francia) e personale (work-life balance al 37,7% in UK) i principali fattori motivanti. Tuttavia, in Italia non mancano le difficoltà legate – per oltre metà delle imprenditrici (56,4%) – alla burocrazia, cui si affianca il tema della gestione degli impegni familiari (21,9%).

In altri Paesi le problematiche si presentano in una fase più evoluta dell’impresa, per esempio durante la ricerca di personale qualificato (una sfida nel 41,4% dei casi per le imprenditrici in Germania) e le fasi di accesso al capitale (29,2% in Francia). D’altro canto, le imprenditrici italiane mostrano di avere obiettivi molto chiari: tra le priorità hanno la ricerca del work life balance (47,5%) e l’espansione della propria attività nel 44,8% dei casi, rispetto ad esempio al 20,1% delle inglesi.

Inoltre: SCARSA FIDUCIA IN SE STESSE FRENA LE IMPRENDITRICI ITALIANE – Dall’analisi condotta da SumUp emerge inoltre tra le imprenditrici italiane un mindset non positivo, oltre a un evidente senso di inadeguatezza. Anche se solo il 13,5% delle imprenditrici indica stereotipi e pregiudizi di genere come un ostacolo alla propria affermazione, è necessario un cambio di mindset nelle donne perché abbiano maggiore fiducia in loro stesse: nel 35,7% dei casi ammettono infatti di essere frenate dalla paura di fallire e oltre 4 donne su 10 percepiscono di avere più difficoltà a far crescere un’impresa rispetto agli uomini. Una visione, questa, che altrove è percepita in misura minore (18% in Francia, 29,4% in UK, 29,5% in Germania) e che nel 54,8% dei casi non è condivisa dai colleghi imprenditori in Italia. Un cambio di mentalità che, guardando i dati, potrebbe essere già in corso: il 38% delle imprenditrici tende ad avere una forza lavoro composta tra il 75 e il 100% da donne, con l’obiettivo di contribuire all’empowerment femminile.

Infine: ASSUNZIONI: PERSONALITÀ E CARATTERE BATTONO ESPERIENZA SUL CAMPO – La personalità e il carattere sono considerati più rilevanti dell’esperienza e delle qualifiche professionali nelle scelte di assunzione, in particolare quando ad assumere sono le donne. Si tratta di una tendenza presente in tutte le nazioni e più evidente in Germania, dove la personalità è l’elemento principale per l’82% degli imprenditori e delle imprenditrici intervistati. In Italia, nel 61% dei casi si ritiene rilevante la personalità, l’esperienza nel 55% e le qualifiche solo nel 27%. Quando ad assumere sono le donne, la rilevanza della personalità sale al 64%.

“C’è una grande potenzialità del femminile nel business, e in Italia è ancora in parte inespressa”, commenta Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp. “I dati ci dimostrano che bisogna lavorare su due fronti. Da un lato burocratico e legislativo, per supportare l’imprenditoria al femminile con progetti dedicati. Dall’altro, sociale: sono ancora troppe le donne che si scontrano con pregiudizi e micro-disuguaglianze. In questo senso, la tecnologia può fungere da abilitatore positivo per fare impresa, offrendo a tutti le stesse possibilità”.

A dimostrare il ruolo della tecnologia è anche un ulteriore dato di Unioncamere: sono 2mila le startup innovative femminili registrate a fine settembre 2022, con una crescita del 40% rispetto allo scorso biennio. “Per questo – conclude Zola – come SumUp siamo quindi costantemente al lavoro per promuovere il superamento dei gap di genere anche grazie a strumenti digitali in grado di aiutare imprenditrici e imprenditori ad affrontare ostacoli e problematiche e ostacoli quotidiani”. (Red) 05:05 06-03-23

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