Violenza donne. Commissione Femminicidio: nelle scuole percorsi strutturali per contrastarla

Presentata oggi al Senato la relazione su linguaggio, educazione e formazione

(DIRE) Roma, 28 Set. – Includere nei programmi scolastici moduli didattici sulla parità dei sessi e sul reciproco rispetto, promuovere ruoli non stereotipati, sviluppare politiche uniformate a livello nazionale ma soprattutto avviare una riforma complessiva dell’educazione, dell’università e della comunicazione, a partire dal linguaggio. È il progetto culturale presentato questa mattina nella Sala Capitolare del Senato, frutto della relazione su ‘Linguaggio, educazione scolastica e formazione universitaria per prevenire la violenza di genere: una questione culturale’. La relazione, approvata al Senato nella XVIII legislatura, è stata presentata dalla Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio davanti a una platea di giovani studenti provenienti da istituti comprensivi e istituti superiori.

foto di GNS

“La vera sfida è formare le nuove generazioni. Dobbiamo dire ai nostri giovani che il rapporto tra uomo e donna deve essere basato sul rispetto. Una consapevolezza che oggi è diventata patrimonio comune di tutta la politica”, ha detto in apertura Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio del Senato nella XVIII legislatura. “Abbiamo rilevato nelle scuole e nelle università tantissimi progetti ma molto spesso affidati alla buona volontà del dirigente scolastico. Quello che chiediamo è un salto di qualità nel rendere strutturali e permanenti questi corsi, non più solo sperimentali- ha aggiunto Valente all’agenzia di stampa Dire- questa è una nostra assoluta priorità. Così come, nel linguaggio dei media, è prioritario abbattere gli stereotipi esistenti fondati sulla colpevolizzazione delle donne. Le norme non basteranno mai se a interpretarle e ad applicarle non troviamo personale qualificato e formato”.

Per questo, la relazione punta anche sulla formazione del personale universitario e su un’attenzione diversa verso i libri di testo su cui studiano i giovani, ancora attraversati da linguaggi stereotipati. “L’obiettivo è il rispetto della donna, e per realizzarlo serve un’azione combinata- ha detto la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, intervenuta in videocollegamento- Dobbiamo lavorare sul lessico, sulla cultura del rispetto dalla famiglia alla formazione. Così come è importante creare dei presidi anche nelle Accademie e negli enti di ricerca. Questo tema deve vedere l’impegno comune di tutti”.

“Dopo la famiglia, il secondo grande istituto che dobbiamo avere come alleato per combattere la violenza di genere è la scuola. Attraverso percorsi educativi che devono diventare strutturali: dobbiamo trovarli, sistematicamente, nei piani di studi dalle scuole dell’infanzia fino alle superiori- ha aggiunto all’agenzia Dire Martina Semenzato, presidente della Commissione Bicamerale di inchiesta sul femminicidio e violenza di genere- ma il focus di questa commissione sarà anche la violenza economica, perché il lavoro fa uscire da situazioni difficili e dalla violenza”.

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano ha poi sottolineato la relazione tra linguaggio, violenza di genere e cultura. “Il tema del rispetto nei confronti delle donne e della lotta ai femminicidi è anche un tema culturale, perché l’antidoto più forte nei confronti della violenza sia proprio la cultura, cioè il radicamento di un senso del rispetto e della nostra carta Costituzionale che sono gli elementi fondamentali affinché nella nostra società non accadano più fatti intollerabili per una nazione come l’Italia”, ha detto il ministro. Paola Frassinetti, sottosegretaria all’istruzione, ha poi aggiunto: “Sono pienamente convinta che sia già dall’età precoce, già dalla scuola dell’infanzia, che si debba insegnare la cultura del rispetto”.

“Le famiglie- ha proseguito Frassinetti- devono essere insieme per scardinare stereotipi culturali che poi arrivano alla punta dell’iceberg dell’omicidio. Bisogna sgretolare il senso del possesso. Nessuno appartiene a nessun altro. E la scuola è il luogo privilegiato per trasmettere l’educazione di genere, perché è l’unico luogo della vita in cui si sta tutti insieme per tanto tempo. L’educazione alla relazione è stata inserita nelle linee guida dell’educazione civica che verranno presentate a breve dal ministro dell’Istruzione”. In conclusione, la professoressa Elisa Giommi, dell’Università Roma Tre e commissaria Agcom, ha spiegato che anche i media alimentano una narrazione scorretta della violenza di genere parlando di chi commente violenze come di “disperati” o “troppo innamorati”.

“Noi sappiamo invece che il problema è di natura culturale e strutturale- ha spiegato- e poi ci sono molti casi di narrazione tossica in cui si alimenta quella cultura di cui la violenza di genere si nutre. Dalle serie tv agli spot, dai programmi televisivi ai brani musicali. Ma qualcosa sta cambiando, bisognerebbe estendere le norme che si sono dati redazioni e reti di giornalisti anche agli altri comparti dell’industria culturale”. (Red/Dire) 13:26 28-09-23

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