Siccità. Prandini (Coldiretti): serve un repower UE per le sfide climatiche

(DIRE) Roma, 8 Ago. – “La siccità sta già costando all’agricoltura italiana 5 miliardi di euro. Sommati ai 6 miliardi della mancanza di piogge del 2022, e ai 6,5 miliardi di danni causati dalle alluvioni l’anno scorso, il cambiamento climatico è un costo che il nostro Paese non può più permettersi di pagare. È urgente investire nelle infrastrutture idriche. Rispetto all’annuncio del ministro Salvini di investire 12 miliardi di risorse per i bacini di accumulo, un miliardo di euro all’anno per 12 anni non basta, vanno fatte in quattro anni. In tutto questo siamo concentrati a lavorare come Paese Italia ma il cambiamento climatico è un problema condiviso e servirebbe una regia a livello europeo. Sulla siccità ci vorrebbe uno stanziamento di risorse da parte di Bruxelles: un Repower Ue, ma dedicato alle sfide climatiche”.

Lo dichiara il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini in un’intervista pubblicata questa mattina su Il sole 24 ore. Ricordando il piano “Invasi” presentato insieme ad Anbi già nel 2018, Prandini sottolinea come “del piano se ne discute, ma di progetti esecutivi non ce ne sono. E questo nonostante ci siano bacini in cui i lavori potrebbero essere iniziati già domani, perché le autorizzazioni ci sono tutte. Qualche singolo consorzio di bonifica- spiega- si è messo a investire soldi in proprio, ma un piano infrastrutturale di questa portata non può essere demandato ai singoli consorzi.

Per quanto riguarda gli invasi, bisognerebbe partire con i grandi bacini di accumulo, che hanno il vantaggio di servire anche per la produzione di energia idroelettrica e l’installazione di pannelli fotovoltaici galleggianti. La Francia trattiene il 37% dell’acqua piovana che cade sul Paese, la Spagna il 28%. Noi solo l`11%: sprecare tutta quest’acqua, per chi come noi punta sui mercati internazionali, è un lusso che non ci possiamo più permettere. In Francia poi non c’è dispersione delle condotte, mentre in Italia la media è del 45%, con punte dell`8o%. È vergognoso che ci siano punte di dispersione di queste dimensioni, mentre i gestori dell’acqua chiudono i bilanci d’esercizio con utili stratosferici: quei profitti andrebbero reinvestiti”, conclude. (Com/Sal/ Dire) 10:36 08-08-24

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