Appello a comunità dell’Africa Sud (SADC) in vista del vertice
(DIRE) Roma, 9 ago. – In vista del vertice della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Southern African Development Community – Sadc), previsto il 17 agosto ad Harare, Amnesty International e Human Rights Watch hanno esortato le autorità dello Zimbabwe a porre fine alla repressione nei confronti dell’opposizione politica e della società civile. Le due organizzazioni per i diritti umani, come riferisce una nota, hanno sollecitato le autorità zimbabweane a scarcerare immediatamente e senza condizioni tutte le persone arrestate per aver esercitato i propri diritti e a indagare tempestivamente ed efficacemente sulle accuse di maltrattamenti e torture ai danni dei detenuti, assicurando che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni in processi equi. La Sadc deve urgentemente chiedere la fine dell’attacco in corso ai diritti umani, proprio mentre si prepara a trasferire la guida dell’organizzazione al presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa. “Dalla metà di giugno, le autorità dello Zimbabwe hanno attuato una massiccia repressione del dissenso. Finora, sono state arrestate più di 160 persone, tra cui parlamentari, altri esponenti dell’opposizione, leader sindacali, studenti e giornalisti”, ha dichiarato Khanyo Farise, vicedirettrice di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale. “Le forze di polizia hanno lanciato gas lacrimogeni in una residenza privata, picchiato persone in maniera talmente aggressiva da rendere necessari ricoveri ospedalieri, fatto sparire persone per ore e torturato i detenuti. Le autorità devono immediatamente porre fine a queste violazioni dei diritti umani e scarcerare tutti i prigionieri”, ha aggiunto Farise. Secondo Amnesty International e Human Rights Watch è necessario che i leader degli stati della Sadc prendano posizione contro le violazioni dei diritti umani commesse dal governo dello Zimbabwe e chiedano che le autorità cambino rotta liberando tutti coloro che sono stati arrestati ingiustamente, prima che la situazione peggiori ulteriormente. È necessario che il presidente Joao Lourenco dell’Angola, attuale presidente della Sadc, e il presidente zambiano Hakainde Hichilema, che presiede l’organismo che si occupa di cooperazione in materia politica, di difesa e di sicurezza, si facciano sentire.
Amnesty e Human Rights ricordano che l’attuale ondata di repressione è iniziata lo scorso 16 giugno, quando la polizia, durante un incontro privato, ha fatto irruzione nella casa di Jameson Timba, leader del partito d’opposizione Coalizione dei cittadini per il cambiamento, arrestando 78 persone. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e picchiato le persone coi manganelli causando numerosi feriti, uno dei è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Le autorità hanno accusato il gruppo del reato di “raduno con l’intento di promuovere violenza pubblica” e “condotta disordinata” e lo hanno trattenuto per oltre due giorni senza portarlo di fronte a un giudice, in violazione della legge dello Zimbabwe. Le autorità hanno rimesso in libertà due minorenni e concesso la cauzione a un adulto, ma 75 persone rimangono detenute arbitrariamente. Il 24 giugno la polizia ha arrestato 44 membri dell’Unione nazionale degli studenti dello Zimbabwe, tra cui il presidente Emmanuel Sitima, costringendoli a pagare multe per “condotta disordinata” prima di liberarli. Successivamente, la polizia ha arrestato di nuovo Sitima con l’accusa di “condotta penalmente sconveniente” per poi scarcerarlo il giorno successivo su cauzione. Il 27 giugno il presidente dello Zimbabwe ha messo in guardia i cittadini contro “i partiti politici d’opposizione che cercano di diffondere falsità e istigare disordini soprattutto prima, durante e dopo eventi nazionali e internazionali.” Poche ore dopo, la polizia, fuori dal tribunale di Harare, ha picchiato e arrestato manifestanti pacifici che chiedevano la scarcerazione delle persone arrestate nell’abitazione di Jameson Timba. Il giorno successivo il ministro dell’Informazione Jenfan Muswere ha minacciato “membri dell’opposizione, alcuni politici e alcune organizzazioni della società civile”, dichiarando che i loro giorni erano contati. Il 29 giugno la polizia ha arrestato cinque membri del Gruppo di lavoro nazionale democratico, un movimento per la giustizia sociale, mentre si trovavano in una residenza privata di Harare per un’iniziativa di raccolta fondi a favore di famiglie in difficoltà. Successivamente sono stati tutti liberati.
Il 1° luglio, continuano Amnesty International e Human Rights Watch, la polizia ha interrotto una cerimonia in memoria di un esponente della Coalizione dei cittadini per il cambiamento, ucciso nel 2022. Il 3 luglio a Gokwe le forze di polizia hanno arrestato sei persone affiliate all’organizzazione Voci comunitarie dello Zimbabwe, per poi scarcerarle senza accuse. Il 31 luglio quattro persone attiviste sono state obbligate a scendere da un aereo poco prima che decollasse dall’aeroporto Robert Gabriel Mugabe e sono scomparse per quasi otto ore. In seguito, i loro avvocati hanno presentato prove di maltrattamenti e torture, come ad esempio i lividi estesi del leader dell’Unione accorpata degli insegnanti rurali dello Zimbabwe, Robson Chere, che ha richiesto, secondo quanto riferito, urgente assistenza medica. Le autorità hanno accusato i quattro attivisti di “condotta disordinata” per la loro partecipazione alla protesta del 27 giugno davanti al tribunale. A partire dal 1° agosto le autorità hanno arrestato più di 30 persone in tutto lo Zimbabwe, tra cui Sitima per la terza volta, un membro del consiglio comunale, un senatore, un leader religioso, un parlamentare e altre 13 persone nella città di Kariba. La maggior parte degli arresti è legata a manifestazioni o al sostegno ai partiti di opposizione. L’8 agosto, ad Harare, persone dal volto coperto hanno tentato di fare irruzione negli uffici dell’organizzazione della società civile Coalizione di crisi dello Zimbabwe ad Harare. Amnesty International e Human Rights Watch lamentano l’assenza di prese di posizione pubbliche da parte della Sadc, che invece dovrebbe adottare una posizione chiara contro la repressione in corso nello Zimbabwe, soprattutto con l’approssimarsi della presidenza di turno del presidente Mnangagwa. La Commissione africana per i diritti umani e dei popoli deve pretendere la scarcerazione immediata e incondizionata di tutte le persone imprigionate solo per aver esercitato i loro diritti umani. (Com/Alf/Dire) 19:03 09-08-24