Il presidente Cai: ‘volontari non bastano, risorse da Governo ed enti locali’
Ma di cammini il Cai è certamente tra i massimi esperti. “Ci siamo sempre occupati della manutenzione dei sentieri- ricorda Montani- noi insistiamo nel dire che la rete sentieristica è l’infrastruttura sulla quale poggiano tutti i cammini”. Da qui il focus della due giorni su “sentieri, rifugi e accoglienza perché bisogna far comprendere sempre più agli enti pubblici che, se si vuole veramente spingere verso questo tipo di turismo, bisogna anche investire sulle infrastrutture che lo rendono possibile: non soltanto al governo, che sarà presente in maniera massiccia a Venezia, ma anche ai Comuni e alle Regioni. Sentieri, rifugi e punti di accoglienza: questa è la chiave fondamentale”.
I ragionamenti non possono che partire da un’analisi dello stato dell’arte. “Sui sentieri la situazione è eccezionale e drammatica allo stesso tempo- sostiene Montani- su 180.000 chilometri di sentieri italiani, attualmente ce ne sono 140.000 mappati e inseriti nel catasto nazionale fatto dal Cai su incarico del ministero del Turismo. Dei 180.000 chilometri, poco meno della metà sono mantenuti dal Cai.
E’ una cosa eccezionale perché viene fatta con il lavoro dei volontari, ma è anche l’aspetto più drammatico perché, se si vuole investire in questo tipo di turismo, è necessario un intervento pubblico, come si sta iniziando a vedere”. Non solo a livello nazionale, ma anche locale. “Bisogna insistere anche a livello dei singoli Comuni- esorta il presidente del Cai- sappiamo benissimo che hanno difficoltà di bilancio incredibili e fanno fatica a mantenere anche le strade, ma deve esserci lo sforzo di capire che, a volte, il sentiero è importante tanto quanto la strada”.
In questo percorso, il Cai si ritaglia il ruolo di regista. “Tra tutte le realtà che si troveranno a Venezia, siamo gli unici a non avere interessi economici diretti, nel senso che noi non facciamo attività commerciale in nessun modo- sottolinea Montani- però, da sempre, abbiamo una doppia attenzione: quella per la protezione ambientale e quella del sostegno alle popolazioni di montagna. Questo tipo di turismo, non soltanto outdoor, ma un turismo responsabile, sensibile, attento, è il modello di turismo unico che riteniamo possibile per uno sviluppo corretto della montagna. Il nostro turismo outdoor va declinato con le lenti della sostenibilità”.
E proprio per la sostenibilità il mondo dei cammini riveste un ruolo fondamentale “perché questo è esattamente l’approccio al mondo della montagna e all’ambiente naturale più in generale- rimarca il presidente- non c’è nulla di più sostenibile che muoversi a piedi. Muovendosi a piedi e, quindi, essendo obbligati a sostare nelle località, dormire e mangiare, le persone lasciano delle economie per quelle località e consentono alle popolazioni che abitano quei territori di montagna, soprattutto ai giovani, di rimanere lì a vivere. Il sistema dei cammini è un modello da riproporre perché non ne beneficiano solo i fruitori, ma anche le persone che vivono sui territori.
E questo per noi è fondamentale”. In tutto questo, l’attività del Cai si concentra anche sulla formazione: “È nel nostro oggetto sociale fin dalla nascita- conclude Montani- facciamo formazione in maniera massiccia: nel 2024 abbiamo superato i 356.000 soci, siamo una grande associazione che attraverso i suoi volontari titolati fa attività di formazione a tutte le persone che si avvicinano al mondo della montagna. Un approccio alla montagna attento, non soltanto con scopo sportivo, ma anche culturale e con un occhio alla protezione ambientale”.
Per il presidente, infatti, uno dei principali problemi del settore è che “oggi i dati esistenti sul mondo di cammini, in parte, arrivano da ricerche universitarie spesso molto di settore e segmentate, e in parte vengono forniti dagli stessi gestori dei cammini che possono avere qualche interesse a ‘tirare su i numeri’ nel momento in cui si entra in una logica di ottenimento di contributi economici”.
Invece, rileva Montani, “la sensazione che abbiamo avuto è che, nel proliferare di tutti i cammini, ce ne sia una gran parte assolutamente meritevole, ma ce ne siano anche alcuni nati per buona volontà e che, però, si svuotano nel momento in cui finisce il finanziamento. Questo non fa bene per il mondo dei cammini”. Insomma, conclude, “serve fare pulizia in maniera scientifica” e l’Osservatorio nascerà proprio con questo obiettivo.
comunicato stampa