
Comando Provinciale di Roma – Roma, 18/03/2025 11:12
Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, il Comando Provinciale di Roma, unitamente ai Comandi Arma territorialmente competenti, nella mattinata di oggi, ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma nei confronti di 26 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 d.p.r. 309/90), detenzione e cessione ai fini di spaccio (art. 73 d.p.r. 309/90), detenzione e porto illegale di armi (artt. 10 e 12 legge 497/1974, 23 commi 3 e 4 legge n. 110/1975) e rapina (art. 628 c.p.).
Più in particolare, nel corso della attività di indagine, condotta mediante attività tecniche e dinamiche dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma nel periodo tra marzo 2018 e febbraio 2024 con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, sono stati raccolti elementi gravemente indiziari in ordine alla esistenza di un’importantissima rete del narcotraffico attraverso cm vengono approvvigionate le più floride piazze di spaccio della città (Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti) per un volume d’affari enorme: decine di milioni di euro al mese, con singole piazze di spaccio che arrivano a produrre un “fatturato” di circa 30 mila euro al giorno.
Emergerebbe per la prima volta in modo sistematico la rete di sodali e fiancheggiatori di G.M. e L. B., le due figure gravemente indiziate di essere al vertice del gruppo, entrambe già in carcere per altri efferati delitti: M. per l’omicidio dell’albanese S. S. e il tentato omicidio dei fratelli C., B. per aver sottoposto a sequestro e seviziato G. G. e C. I. al fine di recuperare circa un quintale di cocaina che gli era stata sottratta.
L’attività investigativa e le fondamentali dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno consentito di ricostruire in termini di gravità indiziaria il sistema sul quale si reggeva una sorta di monopolio della droga: M. e B. non si sarebbero limitati a dare vita a uno stabile e agguerrito clan finalizzato al narcotraffico ma avrebbero raggiunto l’ambizioso scopo di riunire le più importanti piazze di spaccio della capitale, imponendo ai capi piazza la fornitura di cocaina, peraltro a prezzi più elevati, importata prevalentemente da due fornitori albanesi di straordinarie capacità, A. S. e R. M..
M. e B., storicamente contigui al noto M. S. potevano contare sulla fedeltà assoluta di:
E .S., che si occuperebbe della detenzione, taglio, trasporto e commercializzazione delle sostanze stupefacenti, intervenendo, su ordine di M., con azioni violente a difesa delle piazze di spaccio rifornite dall’organizzazione;
M. D., che oltre a detenere, trasportare e commercializzare le sostanze stupefacenti, gestirebbe in prima persona almeno una piazza di spaccio per la quale si rifornisce stabilmente attraverso i canali dell’organizzazione;
G.C., cognato di M., che si occuperebbe dell’approvvigionamento, del trasporto, della vendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e della riscossione dei relativi proventi, nonché del trasporto delle armi dell’organizzazione;
R.E.C. (condannato in primo grado poiché ritenuto l’esecutore dell’omicidio dell’albanese S. S. e del tentato omicidio dei fratelli C., nonché imputato nel processo per l’omicidio di F.P. poiché ritenuto il killer), compartecipe in importanti scelte strategiche del sodalizio criminale, non si sarebbe limitato alla detenzione e alla cessione di diversi chili di cocaina, bensì si sarebbe attivato per il rinvenimento di ulteriori canali di approvvigionamento all’ingrosso della droga, procurando e consegnando armi a M., assicurando la consegna di denaro ai familiari dei sodali detenuti per il pagamento delle spese legali.
Il consolidamento dell’autorità criminale del sodalizio, di primissimo piano in termini di pericolosità, dotato di armi da guerra e persino di bombe a mano, sarebbe stato ottenuto attraverso l’imposizione della violenza a chi non stava alle regole dettate dai capi, G.M. e L.B. Come documentato, infatti, in termini di gravità indiziaria, dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, il loro ascendente criminale è riconosciuto trasversalmente ” sti ragazzetti crescono tutti con il nome di P. M. e B.o e ‘sta cosa si rafforza. M. è diventato il M. S. di dieci anni fa. M. a Cinecittà è diventato il M. S. di dieci anni fa e B. uguale”.
D’altro canto, a chi si poneva sotto la loro ala veniva assicurata protezione in vario modo, risolvendo i contrasti ai vertici delle piazze di spaccio stabilendo la sostituzione o il mantenimento del titolare, intervenendo in difesa dei singoli capi piazza rispetto a nuovi soggetti intenzionati a intromettersi nel traffico degli stupefacenti, controversie che venivano risolte anche con il compimento di eclatanti atti di violenza. Emblematici sono: l’intervento di M. a sostegno di uno dei capi piazza di Tor Bella Monaca che a maggio 2020 era entrato in forte contrasto con un noto pregiudicato della zona.
L’uomo al vertice del sodalizio si dimostrava disponibile a risolvere la questione anche con l’uso delle armi e con il supporto di S. E. al quale impartiva l’ordine di proteggere il loro sodale ricevendo rassicurazioni dal suo interlocutore “Io sto qua in giro fra se lo vedemo lo spaccano tutto semo 7-8 [ … ] Lo mandamo a ospedale”. M. dava la disponibilità per un suo intervento diretto ipotizzando addirittura la possibilità di un agguato armato al quale avrebbe partecipato direttamente “Fra fateme trova moto fago la porta glie sparo io”;
la ritorsione nei riguardi di alcuni cittadini magrebini che volevano ritagliarsi un proprio spazio ove affrancarsi e gestire in autonomia un’attività di spaccio in via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca. Le mire degli extracomunitari venivano infrante nella notte tra il 21 e il 22.10.2022, quando S. interveniva presso un esercizio commerciale, armato di pistola, a sostegno dei M., gestori di una delle piazze di spaccio più importanti di Tor Bella Monaca.
Nell’occasione veniva esploso un colpo d’arma da fuoco, che attingeva la vetrata del palazzo antistante, e i nordafricani, impauriti, venivano violentemente percossi; la rapina, commessa con l’uso di kalashnikov, posta in essere dall’organizzazione per appropriarsi di 10 Kg. di cocaina estorti al narcotrafficante C.F., poi divenuto collaboratore di Giustizia, e sottratti al solo fine di appropriarsi dei suoi canali di approvvigionamento. Unitamente alle misure cautelari personali, venivano disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari misure cautelari reali, consistenti nel sequestro preventivo di beni e assets finanziari.
Gli accertamenti patrimoniali hanno infatti evidenziato la presenza di beni immobili e mobili sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati, derivanti dal reimpiego di fondi di natura illecita e provenienti dalle attività criminali del sodalizio investigato. In particolare, sono stati individuati beni, nella disponibilità diretta dei principali indagati, tra cui 1 villa, 1 appartamento e 1 appezzamento di terreno adibito a vigneto ubicati nella provincia di Roma, nonché i rapporti finanziari/bancari di 32 soggetti contigui agli indagati, sottoposti a sequestro preventivo, finalizzato alla successiva confisca ex art. 240 bis C.P., per un valore di circa 5 milioni di euro. Il procedimento versa tuttora nella fase delle indagini preliminari, con la conseguenza che per tutti gli indagati vige il principio di presunzione di innocenza.
comunicato stampa – fonte: https://www.carabinieri.it/in-vostro-aiuto/informazioni/comunicati-stampa/droga-maxi-operazione-nella-capitale-26-arresti-colpita-rete-del-narcotraffico