Il Cammino di Santiago de Compostela raccontato attraverso gli occhi di una Pellegrina – IIa parte

Cammino di Santiago

Se siete qui dallo scorso articolo sulla mia esperienza nel Cammino di Santiago, bentornati tra le mie avventure, ma se invece siete nuovi o capitati qui per caso mi ripresento: mi chiamo Alessia e ho da poco terminato circa 300 km a piedi, più precisamente la rotta francese del Cammino di Santiago de Compostela.

La scorsa volta vi ho raccontato di alcuni fenomeni interiori e sociali che rendono il Cammino di Santiago non un semplice viaggio, ma piuttosto un vero e proprio percorso esperenziale di pellegrinaggio, non necessariamente connesso alla sfera religiosa (se vi siete persi lo scorso racconto tranquilli, qui avete tutto il tempo di recuperarlo). Pertanto, oggi, mi sembra finalmente il momento di farvi conoscere gli aspetti più concreti di questo viaggio, non solo per raccontarvi la mia storia ma anche perché magari alcune informazioni vi potranno tornare utili nel caso in cui un giorno decideste di voler intraprendere una simile esperienza.

Visto che voglio essere totalmente onesta con voi, faccio una piccola premessa: compiere fisicamente il Cammino di Santiago (purtroppo) non è semplice come leggere il libro di Paulo Coelho. So che sembra scontato ma fidatevi, per esperienza personale, non lo è.

Per me sarebbe più semplice romanzarvi la realtà e dirvi che sarete talmente tanto immersi nell’esperienza e nella bellezza dei luoghi da non rendervi conto della fatica, ma non è sempre così. È chiaro che l’adrenalina del momento vi porterà ad avere una soglia della stanchezza e del dolore molto più alte del solito, ma, sopratutto dopo diverse tappe sulle spalle, il vostro corpo ad un certo punto vi farà capire in qualche maniera che in quel momento preferirebbe essere di gran lunga sul divano a guardare Netflix invece che nel bosco a camminare per l’ottavo giorno di fila.

Detto questo, consci di questa reale possibilità, non dovete assolutamente scoraggiarvi, perché se da una parte è vero che proverete dolore e fatica, dall’altra è altrettanto innegabile che la particolarità e la suggestività del cammino vi faranno sentire come immersi in un mondo a parte, in cui siete persone diverse dal solito, lontani anni luce dalla vostra quotidiana realtà.

Ora, tralasciando il misticismo e tornando ad essere concreti, dopo tutte queste divagazioni immagino che sarete un poco curiosi di saperne di più sulle tappe che ho compiuto ed i luoghi che ho visitato durante la rotta, altrimenti io che ci sto a fare qui?

Pertanto, diamo ufficialmente inizio al Diario di Viaggio 2k25 di una Pellegrina (che poi sarei sempre io).

 

Tappa no1: León – San Martìn del Camino, 25.9 km

Sabato prima di Pasqua, ore 04:00 del mattino, dopo ben tre lunghe ore di sonno io e il mio ragazzo ci dirigiamo all’aeroporto di Roma Fiumicino per prendere un volo con destinazione Santander, città da cui ci sposteremo poi verso l’inizio di tutto.

Una volta atterrati all’Aeroporto Seve Ballesteros di Santander, prendiamo un BlaBlaCar che in circa due ore e mezza ci condurrà nella città di León, una soluzione di spostamento che devo ammettere sarebbe stata ottimale se solo il ragazzo con cui abbiamo condiviso la macchina non avesse scelto come colonna sonora del viaggio l’intera playlist delle musiche del film “Il Mago di Oz” (della cui esistenza io ero totalmente all’oscuro sino a quel momento… ma d’altronde la fortuna non può assisterti per sempre).

Musica a parte, verso l’ora di pranzo arriviamo in centro a León, dove, zaini in spalla, iniziamo a cercare le famose frecce gialle accompagnate dalla conchiglia (simboli del Cammino di Santiago) che ci devono illuminare circa la strada da intraprendere.

Questa prima tappa non è particolarmente complicata, poiché segue una stradina sterrata che scorre più o meno parallela ad una strada a scorrimento veloce. Ma proprio per questo motivo, nonostante la fatica richiesta sia stata poca, a conti fatti, posso dire che è stata probabilmente la tappa più noiosa di tutto il viaggio. Anche se non è da escludere che il mio giudizio possa essere condizionato dal fatto che delle nostre sei ore di cammino, circa cinque e mezzo sono state scandite da una pioggia costante e torrenziale, ma non pensiamoci.

In ogni caso, verso le sette di sera arriviamo a San Martìn del Camino, piccolo paesino dove molti pellegrini si fermano proprio per spezzare la distanza fino ad Astorga (meta del giorno successivo).

Se posso darvi un consiglio, non fate come noi: nel caso in cui anche voi voleste iniziare il vostro pellegrinaggio a León, arrivateci un giorno prima, così da avere la possibilità di visitare con calma il bellissimo centro storico e partire la mattina seguente freschi e riposati.

Tappa no2: San Martìn del Camino – Astorga, 25.9 km

Il secondo giorno, come d’altronde tutti i successivi giorni di cammino, la sveglia suona molto presto (almeno, molto presto per una persona come me che è tante cose ma sicuramente non mattiniera, magari per alcuni di voi è l’orario in cui normalmente canta il gallo), circa verso le 06:30, così da fare un’abbondante colazione e partire con tutta la mattinata davanti.

Questa tappa è stata fortunatamente accompagnata tutto il giorno da un bellissimo clima, caldo e soleggiato, il che ci ha fatto gustare ancora di più le meraviglie che abbiamo incontrato lungo il cammino.

Partendo, ci lasciamo San Martìn del Camino alle spalle, seguendo ancora per qualche chilometro la stradina sterrata che scorre parallela alla strada ma che alla fine abbandoniamo per dirigerci finalmente verso l’entroterra. Il paesaggio qui cambia totalmente, attraversiamo distese infinite di prati, coltivazioni di granturco e colline le cui sagome sarebbero perfette come sfondo del desktop.

Oltre al bellissimo ambiente campestre, passiamo in mezzo a tipici paesini e borghi medievali, dove le costruzioni e le chiese in pietra vi faranno tornare indietro di secoli. Un esempio perfetto è il borgo di Puente de Órbigo, il cui nome deriva dall’imponente ponte medievale che contraddistingue questo luogo.

In base a quanto raccontatoci dalla gente del posto, vi è una leggenda secondo la quale nel XV secolo, su questo ponte, si svolgeva il torneo del Paso Hornoso che vedeva come protagonisti i cavalieri che si trovavano in quel luogo proprio per affrontare la rotta francese del Cammino di Santiago (ai tempi l’unica esistente). La giostra di duelli tra i cavalieri durava un mese, al termine della quale i vincitori potevano seguire il percorso attraversando il ponte, mentre gli sconfitti dovevano aggirarlo passando a nuoto il fiume.

Noi fortunatamente non abbiamo incontrato nessun cavaliere per la strada, quindi ci siamo potuti evitare la fresca nuotata nel fiume attraversando il ponte.

Dopo circa 7 ore di cammino giungiamo finalmente ad Astorga, una città ricca di storia in cui siamo rimasti particolarmente colpiti dalla meravigliosa Cattedrale e dal Palazzo di Gaudi.

Considerando la prossimità alla montagne di León, questa seconda tappa affronta più pendenze rispetto alla precedente, dovendo percorrere diversi sali-scendi con un certo dislivello, ma fidatevi, la strada vale decisamente la maggiore fatica.

Tappa no3: Astorga – Foncebadòn, 25.9 km (ma sta volta, ahimè, vi sembreranno di più)

Anche quest’oggi sveglia presto, non solo per poter fare colazione con calma ma anche per iniziare un rito che, insieme alla sistemazione dello zaino, sarà una costante di questo pellegrinaggio: la preparazione dei piedi.

Vi sembrerà strano leggerlo ma sì, la preparazione dei piedi è uno degli aspetti assolutamente da non sottovalutare prima di intraprendere ogni tappa. Nel caso in cui vi interessassero gli aspetti più tecnici del viaggio ecco a voi una piccola chicca: applicare ogni giorno su entrambi i piedi abbondante vaselina eviterà l’attrito con i calzini tecnici e di conseguenza ridurrà la comparsa di fastidiose vesciche (confermo).

Dopo questo rito d’iniziazione, prendiamo il largo verso una nuova destinazione, il borgo montano di Foncebadòn. Sfortunatamente la terza tappa non è stata graziata come la seconda, poiché per tutto il giorno abbiamo dovuto camminare sotto la pioggia ed il vento più o meno forti, il che ci ha costretti a dover imbragare noi e gli zaini con le coperture anti-pioggia.

Ovviamente, come spesso accade, sembra che il meteo sappia quando diventare avverso per complicarti ulteriormente le cose, ed infatti il tratto Astorga-Foncebadòn, indipendentemente dalle condizioni climatiche, è probabilmente uno dei punti più faticosi di questa seconda metà del Cammino Francese. Nonostante la tappa non sia particolarmente lunga, essa rappresenta una bella sfida per i pellegrini che decidono di seguirla, poiché lungo i suoi 26 km si abbandonano le pianure e/o colline per aprire le porte alle cime delle montagne del Bierzo.

Si tratta, infatti, di un percorso che potremmo dividere in due fasi: una prima fase che continua a percorrere diversi chilometri di entroterra pianeggiante, tra praterie e borghi fiabeschi, ed una seconda, ben più faticosa, di pura e ripida salita verso Foncebadòn, situato su una cima delle montagne della Valle del Bierzo. Per rendere l’idea, pensate che, nell’arco della stessa giornata, si passa da un’altitudine di circa 700 metri ad un picco di 1100 (che dovrete raggiungere unicamente con le vostre splendide gambine).

Il dislivello, lo devo ammettere, ogni tanto ha fatto sorgere in me qualche rimpianto sulla scelta del viaggio, ma queste sensazioni svanivano ogni qual volta alzavo gli occhi dalle mie scarpe verso il panorama circostante. La terza tappa ha, infatti, rappresentato per me uno dei tratti più belli a livello naturalistico, avendo avuto la possibilità nell’arco della stessa giornata di ammirare paesaggi così diversi tra loro: prati e campagne contro cime innevate incorniciate da campi fioriti. Queste ultime in particolare si aggiudicheranno un posto nel vostro cuore, facendovi percepire la sensazione di essere in due posti opposti nello stesso momento: ai piedi delle Alpi grazie ai monti innevati e nel Sud della Francia immersi in infiniti campi di lavanda grazie alle distese di Erica viola.

Tappa no4: Foncebadòn – Ponferrada, 27.3 km

Ecco, se la tappa di ieri vi è sembrata tosta, ancora dovevate vedere quella di oggi. Queste sono state, più o meno, le parole con cui siamo stati accolti a colazione dal proprietario del nostro Albergue. Insomma, incoraggiare un pellegrino stanco morto? Lo stai facendo nel modo giusto.

Incoraggiamenti e stanchezza a parte, dopo un sonno ristoratore, ripartiamo di mattina presto, accompagnati ancora dalla classica foschia montana, per entrare nel vivo delle montagne di León.

La tappa di oggi è, infatti, totalmente immersa nel meraviglioso paesaggio montano, nel quale cercherete come costante punto di riferimento le imponenti cime innevate (che fino a ieri vi sembravano altissime e irraggiungibili, e che oggi sono ad un passo dal vostro naso). Fortunatamente, la bellezza del paesaggio ci sarà fondamentale per sopperire alla difficoltà del percorso, rendendo questa giornata comunque una delle più memorabili.

Similmente alla terza rotta, anche la quarta la possiamo dividere, per comodità di racconto, in due diverse tipologie di sentiero (o, se preferite, in due diverse fasi di distruzione corporale): un’altra salita sino al punto più alto del Sentiero Francese ed una ripida discesa che conduce alla città di Ponferrada.

Da Foncebadòn si parte, infatti, continuando a “scalare” la montagna per raggiungere letteralmente il punto più alto di tutto il viaggio (e in generale di tutto il Cammino Francese), contraddistinto dalla presenza della celebre Cruz de Hierro che spicca tra le vette di montagna. Si tratta di un luogo famoso ed importante per tutti i pellegrini, poiché tradizione vuole che esso rappresenti il momento del Cammino in cui i viandanti si liberano finalmente dei propri fardelli passati, alleggerendo così la propria anima e preparandola all’arrivo a Santiago.

La liberazione dai propri carichi personali è simboleggiato dall’atto di lasciare ai piedi della Croce una pietra, in teoria reperita all’inizio del proprio cammino e portata con sé durante tutto il viaggio. Nella pratica, noi, ovviamente, ci siamo dimenticati di portare una pietra da León, per cui improvvisando l’abbiamo presa a Foncebadòn prima di iniziare la salita verso la Cruz de Hierro (sarete d’accordo con me nel dire che si tratta comunque di un fardello non indifferente).

Chiaramente, non si può rimanere in montagna per sempre, per cui ad un certo punto, volente o nolente, bisognerà iniziare la discesa, ed il momento, ahimè, è proprio questo. Superata la Cruz de Hierro si percorrono pochi chilometri di sali e scendi, dopo dei quali raggiungerete una piccola cima da cui, guardando in basso (moooolto in basso), vedrete Ponferrada.

A tale vista le reazioni possibili sono due: “Evviva!” oppure “D’oh!” (Cit. Homer Simpson). Io personalmente non ho saputo scegliere, pertanto lascio a voi lettori la libertà di immaginare quale avrei voluto dire in realtà.

In ogni caso, dopo svariati chilometri di ginocchia spezzate per la pendenza della discesa, non ricordo se rotolando o gattonando, riusciamo a raggiungere la bella Ponferrada, città ricca di storia e cultura, poiché è stata, sin dal XII secolo, il presidio più importante dei Templari in Spagna.

Tappa no5: Ponferrada – VillaFranca del Bierzo, 24.1 km

Dopo le due tappe dei giorni precedenti, questo tratto vi sembrerà quasi una passeggiata. Sottolineo il quasi perché sì, insomma, la tappa è decisamente meno faticosa ma noi non siamo mica dei robot, il nostro corpo risente inevitabilmente degli sforzi compiuti in precedenza e ci implora di fare come tutte le persone sane di mente che nel ventunesimo secolo si devono spostare da un punto A ad un punto B (in parole povere, prendere una macchina o un qualsiasi altro mezzo di trasporto che funzioni a benzina e non a fatica umana).

Ma ci facciamo forza e, proiettati alla meta finale, iniziamo a camminare verso le 08:00 di mattina, lasciandoci Ponferrada alle spalle. La strada di oggi è quasi tutta pianeggiante, intervallata ogni tanto da alcuni sali-scendi non particolarmente in pendenza.

Questa sua fisionomia ci sarà utile per fare una sorta di defaticamento e per poterci godere la passeggiata immersi nella calma della natura. Nel paesaggio si alternano piccoli paesini, boschetti e distese di vigneti. Sono questi ultimi, in particolare, che ci accompagnano per una grande parte della nostra tappa, poiché, come noterete ammirando gli scenari rigogliosi intorno a voi, siamo approdati nel cuore della Valle del Bierzo, celebre per la propria produzione vinicola (di cui posso confermare la bontà, testata chiaramente per puro scopo informativo…).

La cosa che ogni giorno ci sorprende sempre di più è come, da un chilometro ad un altro, il paesaggio possa cambiare così drasticamente, fornendo scenari tanto diversi tra loro quanto ugualmente spettacolari.

Verso gli ultimi chilometri della rotta di oggi, affronterete l’unica piccola salita leggermente più ripida delle altre, ma il cui superamento sarà ben ricompensato dall’arrivo a Villafranca del Bierzo. Posso affermare con certezza, infatti, che quest’ultima è una delle cittadine più belle che abbiamo visitato lungo il Cammino. Sebbene sia piccola, essa spicca per la cura della vegetazione, delle strade e dei suoi monumenti. Proprio per questo motivo, se a fine giornata doveste avere ancora qualche forza in corpo, vi consiglio vivamente di fare un giro per le sue strade e visitare il Monastero risalente all’XI secolo, il Castello medievale e i graziosi Giardini dell’Almeda.

 

Per oggi credo di aver parlato abbastanza, già meritereste un premio per essere arrivati fino a qui; pertanto, lascio il racconto delle restanti tappe all’articolo successivo. Come leggerete, con Villafranca del Bierzo termina li tratto del Cammino Francese legato al Bierzo e alla città di León, poiché lasciando la splendida cittadina si apriranno finalmente le porte della Galizia, che ci accompagnerà sino al nostro approdo a Santiago de Compostela.

Inoltre (e questa è una piccola chicca… soprattutto per voi che la leggerete e non tanto per me che la racconto), nella prossima parte del nostro Diario di Viaggio, leggerete che cosa significa ritrovarsi in un paesino sperduto della Galizia, nel pieno del Cammino di Santiago, durante un blackout nazionale, senza luce o mezzi di comunicazione.

A prestissimo!

Alessia Corlito

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