Trump avverte sul nucleare iraniano ma Putin smentisce l’AIEA. Israele elimina milizia Forza Quds

Medio Oriente

Il Medio Oriente è sempre più un teatro di tensioni crescenti, dove azioni militari e dichiarazioni incendiarie si susseguono in una spirale che minaccia di destabilizzare l’intero scacchiere geopolitico. L’equilibrio precario tra Israele e Iran è costantemente messo alla prova da eventi che richiedono una lettura attenta e approfondita.

L’ultimo episodio di rilievo si è consumato con l’annuncio israeliano dell’eliminazione di una figura chiave del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Secondo il Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, è stato ucciso Saeed Izadi, capo della divisione palestinese della Forza Quds, durante un attacco mirato a un appartamento nella città iraniana di Qom.

Katz ha rivendicato l’operazione come un “enorme risultato per l’intelligence e l’Aeronautica Militare israeliane,” accusando Izadi di aver “finanziato e armato Hamas prima del massacro del 7 ottobre.” La dichiarazione di Katz è perentoria: “Giustizia per gli assassinati del 7 ottobre e gli ostaggi. Il lungo braccio di Israele raggiungerà tutti i suoi nemici,” sottolineando la determinazione di Tel Aviv a colpire qualsiasi minaccia, ovunque essa si trovi.

Vladimir Putin
foto di GNS

Questi attacchi mirati si inseriscono in un contesto più ampio di accuse reciproche e di confronto sull’ambizioso programma nucleare iraniano. Su questo fronte, la Russia si schiera apertamente a favore di Teheran.

Il Presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista a Sky News Arabia, ha categoricamente affermato che “l’Iran ha il diritto di sviluppare un programma nucleare civile e di utilizzare le tecnologie atomiche per scopi pacifici.”

Putin ha ribadito la disponibilità di Mosca a fornire a Teheran “l’assistenza e il supporto necessari allo sviluppo dell’energia nucleare pacifica, proprio come ha fatto negli anni precedenti.”

Il leader russo ha inoltre smentito qualsiasi indicazione da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) che l’Iran stia perseguendo scopi militari: “L’Iran ha dichiarato ripetutamente di non cercare di sviluppare armi nucleari. E l’AIEA non ha prove o segnali che indichino lo sviluppo di armi nucleari” da parte di Teheran sempre secondo il presidente della Federazione Russa.

Donald Trump Capitol HillTuttavia, la visione di Washington diverge nettamente. Il Presidente statunitense Donald Trump continua a esprimere forte preoccupazione riguardo alla velocità con cui l’Iran potrebbe dotarsi di una bomba atomica, ritenendo che Teheran sia ormai a “settimane o mesi” da tale obiettivo.

Trump ha persino criticato la capo degli 007 statunitensi, Tulsi Gabbard, per aver, a suo dire, “sbagliato” sull’intelligence relativa alla distanza che separa Teheran dall’arma nucleare.

Per questo, ha ribadito un perentorio ultimatum, fissando in “due settimane” il termine “massimo” prima di un possibile intervento militare qualora l’Iran non prenda una decisione.

Giorgia MeloniLa Premier italiana Giorgia Meloni, dal G7, pur auspicando un cambio di regime interno, ha rimarcato come l’obiettivo sia evitare che l’Iran si doti di armi nucleari, ribadendo il diritto di Israele a difendere la sua sicurezza “finché la minaccia esiste”.

Trump, inoltre, ha espresso scetticismo sulla capacità dell’Europa di fornire un aiuto concreto nell’attuale crisi con Teheran, facendo riferimento ai recenti incontri diplomatici a Ginevra.

In questo clima di alta tensione, le cancellerie internazionali lavorano per la sicurezza dei propri cittadini. La Farnesina, su richiesta del Ministro Antonio Tajani, ha intensificato le operazioni di assistenza per i connazionali e i loro familiari che desiderano lasciare l’Iran o Israele.

Un nuovo convoglio, composto da 24 persone tra italiani e familiari, è partito da Teheran diretto ad Astara, in Azerbaijan, sotto la supervisione dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, guidata da Paola Amadei. Tra loro anche una donna iraniana con un bambino di 18 mesi, a testimonianza delle difficili situazioni personali generate dal conflitto. Tale operazione segue il rientro nei giorni scorsi di altri 34 cittadini italiani via Baku.

Il quadro che emerge è quello di una regione al bivio, dove le azioni militari, le posizioni divergenti delle grandi potenze e la retorica dei leader si intrecciano, rendendo imprevedibile ogni sviluppo futuro e tenendo il mondo con il fiato sospeso.

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