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La Cina continua a mostrare segnali di una persistente e crescente pressione deflazionistica, sollevando preoccupazioni sullo stato della domanda interna. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio Nazionale di Statistica, a settembre l’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato una contrazione dello 0,3% su base annua.
Il dato si confronta con il calo dello -0,4% registrato ad agosto e risulta significativamente peggiore rispetto alle previsioni degli analisti, che si aspettavano una flessione più contenuta, stimata a -0,1%.
Analogamente, l’indice dei prezzi alla produzione (PPI), un indicatore chiave della salute industriale, è rimasto in territorio negativo per il trentaseiesimo mese consecutivo, evidenziando una deflazione strutturale a livello di fabbrica. A settembre, il PPI ha segnato un calo del 2,3% su base annua, in attenuazione rispetto al -2,9% di agosto, e in linea con le aspettative.
Questo miglioramento del PPI, il passo migliore registrato da febbraio, è parzialmente attribuibile alle politiche adottate da Pechino per mitigare la “guerra dei prezzi” domestica, fenomeno particolarmente acuto nel settore automobilistico e dei veicoli elettrici (EV). Nonostante ciò, la deflazione persistente suggerisce che le misure di stimolo attuate finora non sono state sufficienti a riattivare in modo robusto la domanda interna, mantenendo alta la pressione sui margini di profitto delle imprese.
Al. Co.
