Le forze armate statunitensi hanno condotto un nuovo strike aereo nel Mar dei Caraibi contro un’imbarcazione sospettata di narcotraffico. L’operazione, la [Sesta] di una serie intensificata dall’amministrazione Trump contro il “narcoterrorismo” regionale, ha registrato per la prima volta dei sopravvissuti, secondo quanto confermato da funzionari a Washington.
Nei cinque precedenti attacchi analoghi, condotti per lo più al largo delle coste del Venezuela, erano state uccise almeno 27 persone, presunti membri di organizzazioni di narcotraffico con presunte provenienze da Venezuela, Colombia e Trinidad e Tobago. L’assenza di superstiti in quelle circostanze aveva sollevato notevoli interrogativi in merito al rispetto delle leggi internazionali di guerra.
La presenza di sopravvissuti, che sarebbero stati presi in custodia dalle forze statunitensi, apre ora un complesso scenario legale. Non è chiaro se gli individui saranno detenuti come prigionieri di guerra, secondo la dottrina dell’amministrazione che inquadra gli strike come “conflitto armato non internazionale”, o se saranno trattati come imputati in un procedimento penale.
Al momento, mancano dettagli ufficiali. Non ci sono state dichiarazioni da parte della Casa Bianca di Donald Trump né comunicazioni da parte del Pentagono. La nazionalità dell’imbarcazione e il numero esatto dei sopravvissuti e delle vittime non sono stati ancora divulgati.
La campagna militare statunitense nel Caraibi, che ha comportato un significativo escalation di risorse e la controversa autorizzazione all’uso della forza letale, continua a essere oggetto di forti critiche da parte del Venezuela, che denuncia la violazione della sovranità, e di perplessità da parte di esperti legali e di alcuni membri del Congresso USA.