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Orban prepara il Summit Trump-Putin a Budapest mentre Zelensky è a Washington

by Mariateresa Quattrone
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Il premier ungherese Viktor Orbán ha avuto un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin per definire i dettagli del vertice che ospiterà a Budapest, il cui obiettivo è riunire il leader russo e il presidente statunitense Donald Trump per discutere la fine della guerra in Ucraina. La capitale ungherese, sotto la leadership di Orbán, il leader europeo più vicino a Mosca, si è proposta come sede di un potenziale negoziato di pace mediato da Trump.

A inasprire il dibattito è la posizione del governo ungherese riguardo al mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia nei confronti di Putin per presunti crimini di guerra in Ucraina. Nonostante l’Ungheria sia un Paese membro della CPI, il Ministero degli Esteri ungherese ha rassicurato Mosca, affermando che “garantirà libero ingresso” a Putin, di fatto non ottemperando all’obbligo di arresto.

 

La decisione ungherese solleva gravi interrogativi sulle implicazioni legali e politiche all’interno dell’Unione Europea, di cui Budapest fa parte, e sottolinea la linea diplomatica autonoma e filo-russa del premier Orbán. Il pressing diplomatico sul conflitto si incrocia a Washington, dove è giunto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader di Kiev è stato ricevuto oggi alla Casa Bianca da Donald Trump, in un incontro cruciale per il futuro degli aiuti militari a Kiev.

In agenda, la richiesta ucraina per la fornitura dei missili da crociera a lungo raggio Tomahawk e per ulteriori sistemi di difesa aerea. Zelensky ha anche reso noto di aver incontrato i vertici di aziende statunitensi produttrici di armamenti, tra cui Lockheed Martin e Raytheon, per discutere direttamente l’accelerazione delle forniture.

La visita del presidente ucraino giunge all’indomani del lungo e “molto produttivo” colloquio telefonico tra Trump e Putin, nel quale il presidente americano ha manifestato l’intenzione di concludere la guerra, ma ha anche espresso riserve sulla fornitura dei Tomahawk, affermando che tali armamenti “servono anche agli Stati Uniti” e paventando una possibile escalation. La diplomazia si muove ora tra il rischio di un’estensione del conflitto e l’ambizione di un vertice di pace in Ungheria.

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