Francois Perroux

27\04\2011 – L’economista francese Francois Perroux (1903 – 1987) si è occupato di localizzazione industriale proponendo una visione economico – spaziale che in Italia ha trovato riscontro nelle vicende relative all’industrializzazione nel Mezzogiorno, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il nome di Perroux, infatti, viene associato alla teoria dei “poli di sviluppo”. Si tratta di una teoria che si riferisce ad una regione geografica caratterizzata da un significativo grado di arretratezza economica. In tal caso, allora, la crescita economica della regione considerata può essere innescata dalla costruzione di una “industria motrice”, che possa fare da traino allo sviluppo più complessivo dell’area. L’ ”industria motrice” cui si riferisce Perroux è un apparato industriale di grandi dimensioni, che realizzi un prodotto innovativo ad elevato contenuto tecnologico; un’industria simile sarebbe in grado di stimolare altri investimenti industriali collegati all’industria principale, generando un processo virtuoso di crescita economica che interessi l’intera regione. Ed in effetti, nell’Italia meridionale, a partire dagli anni ’50, abbiamo assistito alla realizzazione di insediamenti industriali che obbedivano a questa logica. Ricordiamo che nel Secondo Dopoguerra l’intervento pubblico nel Mezzogiorno d’Italia si è estrinsecato direttamente attraverso le società che agivano all’interno dell’I.R.I., ovvero indirettamente tramite il finanziamento di società da parte della Cassa per il Mezzogiorno. Non sempre l’applicazione, nel Sud Italia, della teoria di Perroux dei poli di sviluppo, o dell’industria motrice, ha dato i risultati sperati. In diversi casi si sono costruiti apparati industriali che, magari, hanno funzionato, ma che non hanno generato quell’indotto capace di coinvolgere l’intera regione. Ciò si è verificato perché, in molti casi, si sono realizzati apparati industriali che non erano in sintonia con la vocazione del territorio: con quest’ultima espressione si suole intendere l’assortimento di risorse presenti che indirizzano le attività economiche verso una direzione precisa. Non avere assecondato la vocazione del territorio ha portato al fallimento di alcune iniziative industriali al Sud: il caso più emblematico è, senza dubbio, quello di Ottana, in Sardegna, in provincia di Nuoro, dove, in una regione vocata alla pastorizia ovina ed alle attività connesse, primo fra tutte il caseificio, venne realizzato nei primi anni ’70 uno stabilimento petrolchimico. Ma non dobbiamo dimenticare la fallimentare esperienza di Saline Joniche, sia per quanto riguarda lo stabilimento delle bio-proteine, sia per quanto riguarda l’Officina Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato.

Prof. Giuseppe Cantarella

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