Mauro Fornaro e “L’uomo che piangeva in silenzio”

 

Charlie, uno scrittore paradossalmente in lotta con sé stesso e con il mondo che lo circonda, vive l’ansia e le scadenze temporali prima della pubblicazione del suo prossimo romanzo. Dovrà scrivere dei racconti a carattere pedagogico e commentarli durante dei workshop all’università, faccenda imposta dall’editore in modo da vendere più copie del suo libro. Charlie, oltre a sentirsi uno schiavo, è scettico, si sente inadeguato e cresce dentro di sé, oltre all’idea di un eventuale suicidio, anche quella dell’impossibilità di arricchire l’indole negligente degli studenti. Lo scrittore, logorato dalla mancanza del figlio che può vedere in determinati frangenti, non riesce a vivere il confronto tra la sua ispirazione e la ripetitività dei gesti quotidiani. Solo l’amore per Anita, che crescerà gradualmente, insieme alle bevute filosofiche con gli amici, lo potranno distrarre dai propositi negativi. Sarà la donna ad esorcizzare le sue inquietudini convincendolo sull’originale bontà della sua creatività.

L’esistenzialismo interiore e sincero di Mauro Fornaro ci porta verso quella nebbia di sentimenti che soffoca l’esistenza e nasconde la strada saggia per un quieto vivere.  Fa della tristezza e del decadimento psicologico un compiacimento letterario, come un blues-man maledetto che canta confidenzialmente i suoi malumori. Lo stile minimalista gioca sull’identificazione tra lo scrittore e il suo immaginario e si interroga sulla possibilità di potersi liberare dalla condizione dell’individuo adulto azzerandone i valori a favore di quelli più istintivi e primordiali dell’infanzia. La struttura narrativa, spezzata tra il vissuto di Charlie e i racconti sull’amore, sulla religione, sulla violenza è ben gestita e ‘montata’ in un meccanismo rigido e funzionale ai personaggi. “L’uomo che piangeva in silenzio”, romanzo di formazione, rappresenta la fase embrionale della produzione lunga di Mauro Fornaro e, seppur parli di un personaggio misantropo, nasconde uno slancio verso la vita indiscutibile sia quando esterna descrizioni geografiche ricavandone metafore argute, sia quando monologa interiormente durante gli sbalzi emotivi del protagonista. Sicuramente s’inserisce nella letteratura colta e raccoglie molte più sorprese positive che riserve.

Maurizio Caruso

 

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