StatisticAll, occasione di conoscenza e di progettazione. Il Covid ha cambiato il mondo, i numeri per quello che verrà

Ultima giornata del Festival della Statistica e della Demografia, sesta edizione su piattaforma digitale a seguito della pandemia scatenata dal Covid-19. Ed è proprio a partire dall’emergenza sanitaria per prefigurare disegnare concepire il dopo che si è discusso nel corso di un Festival, unico in Europa, che coi dati e le informazioni statistiche contribuisce a produrre conoscenza ma anche cultura e numeracy. “Questa edizione del festival l’abbiamo preparata prima e dopo il Covid. Noi stessi ci siamo resi conto che tutto è cambiato anche se ancora non sappiamo come”, ha detto Eugenio Brentari, coordinatore di StatisticAll, “per questo motivo abbiamo deciso di discuterne con autorevoli e qualificati relatori dai saperi e dalle esperienze più disparate. Siamo molto soddisfatti di quanto emerso e dell’interesse che ha suscitato il programma scientifico di questa edizione. Abbiamo ascoltato analisi e proposte dirette all’industria, alla scuola, improntate su una grande attenzione al digitale, alla sostenibilità. all’inclusione e alla parità di genere”.

Un’attenzione particolare nella giornata conclusiva è stata data al lavoro e all’impresa, principale punto di partenza per la produzione di ricchezza. I due poli della discussione sono stati il lavoro a distanza e le tecnologie. Dall’intervento di Marco Ceresa di Randstad Italia, la società leader al mondo nei servizi per le risorse umane, è risultato che il 59% delle imprese non farà più uso di smart working dopo il Covid, il 32% solo con meno del 30% dei dipendenti e il 3% delle imprese invece con tutti i dipendenti. Ma il termine ‘dipendenti’ può ingannare perché indica i lavoratori a tempo indeterminato, e trascura autonomi e lavoratori a termine, come è stato messo in evidenza dal dibattito condotto da Davide Colombo, giornalista del Sole 24 ore, con Gianpaolo Oneto di Istat, gli economisti Bruno Anastasia e Pietro Garibaldi insieme a Marco Centra di Inapp. Si tratta di 12 milioni di persone che rappresentano una grandissima varietà di posizioni. “A pagare di più”, ha detto l’economista Pietro Garibaldi, “sono stati invece i giovani precari e per questo propongo l’apertura di uffici per l’impiego in ogni quartiere, in ogni città alla stregua delle stazioni dei carabinieri”.

Il lavoro da casa ha provocato effetti contrastanti se ha portato beneficio all’ambiente per la riduzione dell’inquinamento ha però messo in crisi il lavoratore con figli minori in uno spazio ristretto evidenziando la necessità di interventi in tecnologia: questo quanto emerso da più panel di discussione. E proprio di ‘Big data e iperconnessioni: la città che verrà’ si è parlato alla tavola rotonda del pomeriggio, moderata da Francesco Specchia con Massimo Arciulo di Tim, Marco Trentini di USCI, Elena Granata Politecnico di Milano e Andrea Zinno di Denodo. In attesa del mondo che verrà, da domani si lavorerà alla settima edizione del Festival della Statistica e della Demografia.

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