
A periodi alterni i Bronzi di Riace, tra le opere più importanti dell’arte dei grandi maestri greci dell’epoca classica, finisco sempre per diventare oggetto di polemiche e dibattiti. Prova ne sono i discussi e controversi scatti di Gerald Bruneau, allievo di Andy Warhol, finiti sul web pochi giorni fa, di cui ilMetropolitano.it ha già trattato, nonché le continue proposte di spostare le due statue altrove anche se per brevi periodi. La maggior parte della polemiche, soprattutto quella incentrate sulla funzionalità dei bronzi in chiave turistica, nonché sulla loro valenza storica e culturale, inevitabilmente finiscono col ruotare intorno anche e soprattutto a considerazioni di natura economica.La domanda viene da se. Quanto sono costati i lavori di restauro del museo? E qual è il rapporto tra queste cifre e il ritorno economico a favore della nostra comunità? Come si ricorderà i lavori di restauro, tra ritardi e disaccordi, si sono protratti per diversi anni, circa 5, dal 2009 al 2013. Il museo, ovviamente, è rimasto chiuso e, alla fine, lo “scontrino” ha segnato la cifra enorme di 32 milioni di euro. A fronte, però, di questa spesa più che considerevole non si sono avut
i, almeno fino adesso, riscontri economici minimamente positivi ed incoraggiati. Tra Gennaio e Aprile, tra paganti e non paganti, sarebbero stata incassata giornalmente l’irrisoria cifra di 840 euro. A rivelarlo è una ricerca condotta sul Corriere delle Sera da Paolo Conti che sottolinea come l’incasso complessivo in quei mesi sia stato complessivamente di quasi 101 mila euro. Niente di più, niente di meglio. La sovrintendente Simonetta Bonomi, tuttavia, dichiarandosi soddisfatta, ha avuto modo di affermare che “abbiamo appena calcolato qui a Reggio Calabria i dati finali del semestre gennaio-luglio 2014 e, tra paganti e non paganti, siamo a quota 98.672″, aggiungendo che “mi auguro di mantenermi su questa quota, di non superare mai i 240mila ingressi perché le visite ai Bronzi di Riace hanno limitazioni di tempo e quindi il museo soffre spesso per l’inevitabile usura causata dai numeri, soprattutto dalle scolaresche. Difficile mantenere pulita e in ordine una struttura simile”. Di questo passo, però, sarà anche molto difficile, se non addirittura improbabile, non solo recuperare i 32 milioni spesi per il restauro, ma finanche provvedere alle speso di manutenzione e, al contempo, provvedere al pagamento dei 45 dipendenti che oggi lavorano all’interno della struttura.