Continua la repressione sanguinosa in Siria

Sale di ora in ora il numero dei morti massacrati dal regime siriano. I numeri forniti dalle agenzie umanitarie hanno stilato un bilancio agghiacciante: circa 100 i morti accertati, e parecchi dispersi. I carri armati del presidente Hassad hanno accerchiato la cittadina di Hama, città da sempre contraria al regime, e palcoscenico delle proteste da diverso tempo ormai. I bombardamenti hanno preso di mira i quartieri di Dawar Bilal (periferia nord-ovest della città), sul distretto di Jarajmeh (est) e sulla periferia settentrionale vicino alla moschea di Omar bin al-Khattab.

Secondo l’emittente araba Al-Arabiya sono decine gli scomparsi e i morti,  crollati sotto il fuoco dei tank. Gli attivisti presenti sul luogo hanno fatto sapere che nella giornata di ieri migliaia di persone erano scese in piazza per protestare, e sono state letteralmente prese di mira dal fuoco di artiglieria e carri armati. Il presidente Hassad, come se il tutto non fosse già abbastanza, in serata si è congratulato con l’esercito definendolo: «patriottico, simbolo dell’orgoglio nazionale». Assad rivolgendosi ai militari ha aggiunto poi: «saluto ogni soldato e gli rivolgo i miei auguri in occasione del 66.mo anniversario della creazione dell’esercito siriano che difende i nostri diritti di fronte ai piani aggressivi che ci si presentano oggi e domani».

Secondo dei testimoni presenti in zona dell’agenzia Reuters, ogni dieci secondi cade una bomba, e inoltre circa 10 carri armati stanno bombardando ininterrottamente la città di Dawar Bilal. Abdel Rahamne, capo dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo ha fatto sapere che: «Pesanti spari sono stati uditi all’alba nel quartiere di Hamidiyè a Hama. Due persone sono morte, colpite alla testa, durante le perquisizioni delle forze di sicurezza in questo quartiere». Una testimone dell’Ansa ha dipinto la situazione così: «Questa sera, dopo le otto, dopo la preghiera, ci potrebbero essere manifestazioni. È tutto chiuso, la gente si è rifugiata in casa. Alcuni ragazzi sono ancora per strada nel tentativo di difendere le case e le famiglie, si ha paura che la polizia segreta possa entrare e portare via gente innocente. I morti di ieri nella durissima repressione erano talmente tanti che sono stati seppelliti nei giardini pubblici».

La riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu intanto, non ha deciso nulla in merito alle questioni, e si attendono prossime riunioni per cercare di prendere qualche provvedimento. Il solito immobilismo di un organismo ormai vecchio, che non riesce a decidere nulla per il meccanismo del veto dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Sarebbe il caso di riformare questo stato di cose. Anche la Russia, storico alleato della Siria, ha detto basta ai soprusi del regime di Hassad. L’Europa dal canto suo ha annunciato di applicare imminenti sanzioni, e per adesso un intervento armato dell’alleanza atlantica, non è fra le strade percorribili.

Salvatore Borruto

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