Guardia Piemontese. Quando il Nord abita al Sud

“Nella estrema parte d’Italia, dove la gran catena degli Appennini rasenta le tepide onde del Tirreno… sorge sur una montagnuola un paesuccio… Esso Comune ha nome Guardia, e la favella dei suoi abitanti è diversa da quella dei Comuni circonvicini, come è diversa la foggia di vestire delle donne, non che alcune costumenze rurali”. È così che Giovenale Vegezzi Ruscalla, nel suo “Colonia Piemontese in Calabria” (1862), descrive Guardia Piemontese ovvero la Gàrdia – oggi, un’isola etnico – linguistica tra le più interessanti del meridione italiano. Perché l’aggettivo “Piemontese” – assunto nel 1863 – accompagna il nome “Guardia”? Molto spesso sono i nomi a raccontarci la storia di un luogo; da qui cominciamo a conoscere questo piccolo paese in provincia di Cosenza. Un gruppo di valdesi, profughi delle valli del Piemonte, a causa della povertà, dell’intolleranza religiosa e delle persecuzioni subite nelle proprie terre, si rifugiò in Calabria; qui, sui possedimenti che il nobile lombardo Bernardo Zanino del Poggio aveva ricevuto da Carlo I d’Angiò come ricompensa di guerra, fondò il paese di Guardia. I Valdesi vissero in armonia con le comunità cattoliche circostanti per un paio di secoli; successivamente all’adesione alla riforma protestante, il cardinale Ghislieri – futuro papa Pio V – scatenò contro di loro una crociata, che portò all’uccisione di gran parte della popolazione, comprese donne e bambini. I superstiti furono fatti convertire con la forza al cattolicesimo e il controllo severo e costante dei frati domenicani invase la vita familiare: i portoni delle case furono dotati di uno spioncino apribile dall’esterno, in modo che i frati potessero controllare che all’interno non fossero praticati riti considerati eretici. La comunità, costretta a piegarsi, non si lasciò però mai annientare del tutto. In molte famiglie fu mantenuta sottovoce la lingua occitana e tramandata segretamente, di padre in figlio, la storia e la cultura degli avi. La “Porta del Sangue” è la porta principale di accesso al paese, così denominata in ricordo del massacro del 1561 durante il quale, si tramanda, il sangue dei valdesi scorreva fino alla porta della città. Tutta la parte centrale dell´abitato è di grande interesse storico e architettonico. L’ordito di strette stradine ciottolose, la trama di sottopassaggi e vicoli ciechi, le piccole case di pietra, si mescolano creando un affascinante tessuto. Il Portale di palazzo Spinelli; la chiesa domenicana che conserva l´antico coro ligneo del XVII secolo; la chiesa parrocchiale – dedicata a Sant’Andrea, patrono del paese – con il portale in tufo sormontato dallo stemma della città di Guardia Piemontese; la piccola porta “Carruggio”, facente parte dell’antico sistema murario della cittadina; la torre di guardia risalente intorno all’anno 1000 che, come tutte le torri ubicate sui promontori della costa, aveva la funzione di segnalare l’eventuale presenza di navi saracene, che in quel periodo infestavano il Mediterraneo: molteplici sono le ricchezze nascoste negli angoli e nelle vie di questo antico paese che merita d’essere visitato e conosciuto per la sua consistente rilevanza storica oltre che per la bellezza paesaggistica e artistica. Curiosità: nel centro storico di Guardia Piemontese, si trova il “Museo della civiltà contadina” allestito in una vetusta casa, che rappresenta la casa simbolo dell’antica Guardia Piemontese. E’ composto di cinque stanze arredate tutte con antichi mobili, con vari oggetti e utensili da lavoro di fattura artigianale. Nella sala espositiva si possono ammirare i due costumi di Guardia Piemontese: quello da sposa − “dourne” −, e quello giornaliero − “tramountane”; è possibile inoltre ammirare il costume di Torre Pellice (TO), cittadina gemellata con Guardia Piemontese.

Adele Sergi

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