Siria prosegue la repressione nel sangue

Strage di civili in Siria precisamente a Kafroueid. Oltre 111 civili sono stati letteralmente massacrati e uccisi dalle forze di sicurezza siriane. Sui numeri è battaglia, perché secondo gli osservatori ufficiali, le vittime sarebbero solamente 37, ma gli attivisti parlano di strage organizzata in un villaggio vicino. L’esercito avrebbe circondato l’insediamento, massacrando tutti i civili, donne e bambini compresi. L’ultimo triste bilancio sarebbe di circa 250 uccisi in 48 ore nel nord-ovest del paese. In un comunicato, il Cns (principale piattaforma degli oppositori al regime siriano) denuncia «gli orrendi massacri compiuti dal brutale regime degli Assad contro inermi civili a Jabal Zawiya, provincia nella regione nord-occidentale di Idlib». Analizzando le dinamiche del massacro dei giorni scorsi, sembrerebbe che i 111 civili e alcuni militanti siano stati uccisi mentre tentavano di fuggire dal villaggio, situato nella regione di Jabal al-Zaouia, più di 330 chilometri a nord di Damasco. Finora solo 52 vittime sono state identificate. Gli scontri proseguono senza sosta, facendo aumentare a dismisura il numero dei feriti e delle vittime. Sempre nella giornata di martedì altri 12 civili sono morti a Homs, per mano delle forze di sicurezza.

Questi ultimi giorni si sono distinti per la durezza e l’intensità della repressione del regime di Assad. Dall’inizio della rivolta ad oggi la repressione secondo le Nazioni Unite ha provocato circa 5.000 morti. Inoltre il dittatore Assad ha firmato un decreto che impone la pena di morte per chiunque «fornisca armi o aiuti a fornire armi al fine di commettere atti terroristici». Altra benzina sul fuoco, che non fa altro che innescare ancora di più la spirale di violenza e odio in cui è piombato il paese. Inoltre il presidente Assad starebbe perdendo il controllo sul proprio esercito. Secondo diverse fonti di intelligence occidentali citate oggi dal quotidiano Haaretz sarebbero circa 10.000 i soldati che hanno abbandonato le file dell’esercito regolare per unirsi ai rivoltosi e circa la metà dei coscritti non ha risposto alle ultime tre chiamate.

Salvatore Borruto

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