Scipero dei benzinai: Italia in ginocchio

Protesta dei tir finita in tragedia: ad Asti travolto un manifestante e arrestata l’autista; a Napoli scaffali verdura e latte vuoti; in alcune città c’è il timore che possano mancare alimenti primari come il pane; benzina esaurita a Reggio Calabria e in altre città d’Italia; situazione insostenibile in tutta la nazione. I disagi a causa dell’assalto alle stazioni di servizio per il carburante, sono solo l’inizio, di un periodo storico che sembra ripercorrere la scia degli episodi protagonisti dell’età giolittiana: ( ricordiamo che nel 1900 si realizzò in Italia il primo abbozzo di sciopero generale, proclamato dai “lavoratori di ogni mestiere di Genova”, come forma estrema di protesta contro il decreto di chiusura della locale Camera del lavoro. Il primo vero e proprio sciopero generale italiano fu però quello proclamato dal 16 al 21 settembre 1904, in cui tutti i lavoratori italiani, sotto la guida in particolare dei socialisti rivoluzionari, misero in atto la teoria dello sciopero generale; per quattro giorni il paese fu praticamente paralizzato: i giornali non uscirono, le fabbriche si arrestarono e i servizi pubblici non funzionarono). Un’ Italia che è andata avanti ma che in realtà si trova ad affrontare sempre gli stessi problemi. Tornando ai giorni nostri, “i gestori confermano la proclamazione di un pacchetto di 10 giorni di sciopero degli impianti di distribuzione dei carburanti, sulla rete ordinaria e autostradale, la cui articolazione sarà successivamente definita per evitare di aggravare l’attuale stato di forti tensioni e disagio sociale”. Lo comunicano Faib e Fegica. E’ la decisione assunta dal Coordinamento Nazionale Unitario dei gestori di Faib Confesercenti e di Fegica Cisl – si legge in una nota – per denunciare la mancata liberalizzazione della distribuzione carburanti da parte del Governo e sostenere il Parlamento a varare una vera riforma per liberare il settore dal controllo assoluto dei monopolisti petroliferi e consentire prezzi dei carburanti più bassi su tutta la rete distributiva. Tutte le ‘buone intenzioni’ che il Governo aveva esibito “si sono malamente infrante di fronte alla potente lobby dei petrolieri a cui, nei fatti, viene persino concesso di regolare i conti con una intera categoria di lavoratori che ha ‘osato’ mettere in pericolo privilegi e rendite di posizione”, spiegano i gestori. “Il decreto del Governo – su cui continuano correzioni e aggiustamenti, conseguenti a trattative imperscrutabili – non solo non liberalizza il settore dei carburanti e ne conferma i vincoli che ingessano forniture e prezzi, ma ‘autorizza’ le compagnie petrolifere a saltare la mediazione della contrattazione collettiva nella fissazione del margine dei gestori e a cacciarli dai loro impianti per sostituirli con le macchinette self service, aperte per 24 ore al giorno”. Non solo, protestano ancora i gestori: “nascosta nelle pieghe del decreto c’é anche la cancellazione della norma che imponeva alle banche, dal primo gennaio di quest’anno, di eliminare costi e commissioni per gestori ed automobilisti, sui pagamenti dei rifornimenti di carburante con bancomat e carte di credito”. In situazioni di emergenza bisogna trasformare il peggio in opportunità per rivoluzionare tutto, il problema è che il concetto di rivoluzione sta prendendo una piega che paralizza i sistemi economici e di sviluppo! Involuzione senza sbocchi culturali!

Annamaria Milici

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