Reggio Calabria, Migranti e Profughi dalla Solidarietà al Business ieri all’Auditorium Zanotti Bianco

Reggio Calabria – Si è tenuta ieri mattina presso l’auditorium Zanotti Bianco, ex-Cipresseto, la Conferenza “Migranti e Profughi dalla Solidarietà al Business” voluta ed organizzata da ilMetropolitano.it. I relatori  hanno sviscerato l’argomento legato ai flussi ed alla tratta di esseri umani in maniera completa, utilizzando i dati del Ministero competente e delle maggiori organizzazioni internazionali che seguono il fenomeno. Seduti al tavolo c’erano: l’avvocato Giuliana Barberi, Componente della Commissione Formazione del Consiglio Nazionale Forense; il dottor Fabio Foti, medico chirurgo specialista in Microbiologia e Virologia clinica, Diploma in Medicina Tropicale ed igiene; la prof. Valeria Giannotta, direttrice del CIPMO (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente); la dottoressa Olga Iiriti, psicologa e psicoterapeuta; il giornalista e fotoreporter freelance, Fabio Polese, autore di numerosi libri e reportage per diverse testate nazionali; la discussione è stata moderata dal giornalista e direttore de ilMetropolitano.it Fabrizio Pace. Il tema delle migrazioni di massa e degli sfruttamenti è stato trattato in maniera esaustiva analizzando i dati da molti punti d’osservazione. I lavori sono stati aperti dalla prof. Giannotta, reggina che per 8 anni ha insegnato all’Università in Turchia tra Istanbul ed Ankara, raccontando come il governo di Erdoghan ha affrontato il problema relativo alla ricezione\accoglienza dei profughi e migranti. In quelle zone, vicine ai conflitti più sanguinari del Pianeta tutt’ora in corso, vi è soprattutto l’obbligo di soccorrere coloro che fuggono dai terroristi o dai conflitti. Quindi molti più profughi e rifugiati che migranti. Il paese ottomano sta gestendo il tutto con fondi propri e con una quantità maggiore di quelli che vengono stanziati dall’intera Unione Europea (per seguire l’intervento completo di Valeria Giannotta che inizia al minuto  2′.33″ clicca qui). Subito dopo il microfono è passato a Fabio Polese, il giornalista e fotoreporter freelance (“fresco” di presentazione de i “Guerrieri di Dio” a Catania, un libro che tratta parte della questione siriana scritto insieme con Stefano Fabei) che ha spiegato qual’è il rischio concreto dell’infiltrazione di jihadisti e terroristi internazionali nei flussi umani che entrano in Europa sempre con provenienza asiatica. Da quanto appreso, il rischio è concreto ed è stato analizzato su due livelli. Il primo riguarda coloro che arrivano con documenti falsi o contraffatti e  quindi vengono identificati con molta difficoltà e male. Il secondo livello invece riguarda normali individui che spesso non riescono ad integrarsi e finiscono per essere preda di figure particolari che li manipolano sfruttando la loro situazioni di bisogno e li radicalizzano all’islam. Gli attentati al cuore dell’Europa, come a Bruxelles, ne sono l’esempio più tragico (per seguire l’intervento completo di Fabio Polese che inizia la minuto 13′.25″ clicca qui).  A questo punto la discussione è stata appositamente interrotta con la proiezione di un video-contributo sugli sbarchi al porto di Lampedusa e di Reggio Calabria gentilmente concesso dalla dottoressa Lucia Liconti e dal fotografo Marco Costantino. La visione dello stesso ha segnato il passaggio dell’analisi dall’area medio orientale a quella subsahariana del fenomeno. La seconda parte del dibattito è iniziata con la relazione  dell’avvocato Barberi che ha esposto tutta una serie di tutele che seguono, o quanto meno potrebbero seguire, la permanenza dei migranti e dei profughi in Italia. Un intervento molto tecnico e concentrato sulla figura dei minori soprattutto quelli non accompagnati, che evidenza i rischi e le criticità di un fenomeno in continua crescita dietro il quale si celano anche business non etici. In chiusura dell’intervento il plauso alla Capitaneria di Porto per come sta operando nella gestione dei salvataggi sempre più numerosi. Dai dati ministeriali esposti dalla componente della Commissione Formazione Nazionale Forense, nei soli primi mesi del 2017 si è avuto un aumento quasi del 45% dell’arrivo di minori non accompagnati in rapporto allo stesso periodo dell’anno 2016 (per seguire l’intervento completo di Giuliana Barberi che inizia al minuto 26′.13″ clicca qui). La parola è passata quindi ad Olga Iiriti, che ha affrontato l’approccio prettamente psicologico al fenomeno, analizzandolo le due punti di vista. Da una parte ha spiegato cosa si può verificare nella mente di coloro che arrivano sul nostro territorio credendo di aver risolto i problemi esistenziali ed invece si trovano di fronte una realtà completamente differente e dall’altra ha spiegato cosa avviene in chi “subisce” l’impatto della ricezione e dell’accoglienza di persone che hanno culture ed usi totalmente differenti (per seguire l’intervento completo di Olga Iiriti che inizia al minuto clicca 51′.00″ qui). Ultimo in scaletta l’intervento del  dottor Fabio Foti. Il medico reggino ha evidenziato, con il supporto di alcune slide, i numeri ed i grafici del business non etico che si cela nell’accoglienza indiscriminata. Di seguito ha tranquillizzato riguardo la possibilità di eventuali epidemie trasmesse da coloro che arrivano sui barconi, sfatando così il mito del “migrante untore”, assegnando in questo caso un ruolo fondamentale alle condizioni in cui sono costretti a vivere dopo lo sbarco che ne aggrava o ne compromette lo stato di salute. Le patologie più gravi sono poche e circoscritte, il problema è che talvolta si perde traccia di coloro che ne sono portatori dopo una prima fase di accoglienza. Per migliorare la situazione occorrerebbe un vero e proprio screening sanitario al momento dello sbarco, ma i costi e le risorse per affrontare questa operazione sarebbero esorbitanti per il servizio sanitario nazionale che nella situazione attuale è sotto pressione e al soffocamento (per seguire l’intervento completo di Fabio Foti che inizia al minuto 1.03′.05″ clicca qui). Dopo quasi 2 ore di relazione ed aver contribuito ad un’operazione di trasparenza nei confronti di un fenomeno, quello migratorio di esseri umani, che tutti i governi europei hanno mal gestito, si è anche accennato all’ultimo piano del Ministero Italiano che prevede la costruzione di zone d'”accoglienza” in Libia e co-gestione del fenomeno tramite un rapporto “fiduciario” anche con le tribù beduine che attualmente governano l’ex stato di Gheddafi. Una soluzione di ritorno al passato, i campi erano presenti all’epoca del Colonnello, unica differenza oggi ci costano, mezzi e formazione della una guardia costiera libica, una cifra che si aggira intorno a 800 milioni di euro, una piccola parte dei quali di provenienza europea. (ph – Mimì Laface)

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