I ruoli invertiti tra la destra e la sinistra al potere

di Peppe Giannetto . Il Centrodestra non scende nei sondaggi. Saldamente e costantemente più che stabile oltre il 40%. Vicinissimi al successo in caso di elezioni. È tramontante al contrario, il destino dei leader. In origine fu Berlusconi, come una divinità, nume e artefice di Forza Italia a ingurgitare e spazzare i suoi rampolli, Casini, Fini, Alfano. Ancora resiste Tajani. Appena due anni fa fu deposto da Salvini. Il capitano – condottiero con il sogno dei pieni poteri, prese la sberla del Conte bis ed ecco una nuova stella, Giorgia Meloni, da ancella del Capitano a probabile e credibile leader, appena più contenuta ma non tanto, nell’alleanza sovranista. Benché si agitino i rapporti tra le sigle nel Centrodestra, gli elettori di riferimento rimangono massicciamente compatti. Non rinculano. Anzi. Definirli “barbari” è un artificio critico che non aiuta a capire perché da un’eternità ampi strati di cittadini scelgano la destra. Né è sufficiente osservare e pensare “penosa” il manifestare per le strade di Roma il 2 giugno. Ieri il primo ministro Conte ha allungato loro una manina; il patto per la rinascita – ha sussurrato dopo una domanda di un giornalista in sala – si farà anche con il contributo delle opposizioni. Malgrado l’esile riformismo di Conte, il problema sociale è irrisolto: “Ma perché i partiti di destra appaiono più attigui e prossimi ai bisogni delle classi popolari mentre ormai i partiti di Centrosinistra sono considerati borghesi ed aristocratici?” È quel processo di mutamento in un percorso da più di vent’anni, scoppiato con la decadenza del 2008/2011 e ora pronto ad inasprirsi con la pandemia. Nella passione del variopinto popolo dei diseguali è successo che la democrazia economica e la democrazia pratica del governo abbiano smesso di camminare parallelamente. Su Repubblica si legge un dato pericoloso: l’orientamento di 4 italiani su 10, alla cessazione dei dettami democratici in caso di emergenza; anche istantaneamente. Beppe Sala, primo cittadino di Milano, riscopre il socialismo: «Non appartiene alla storia, ma all’avvenire. Solo in Italia è considerato un vocabolo morto» afferma al Corriere della Sera.

Una lettura della vicinanza e affinità ai ceti medi del centrodestra, lo percepisci anche dall’ultimo Dpcm: “gli aiuti economici solo per i braccianti, per le colf e per le badanti, ovvero per gli stranieri e non per i cittadini bisognosi italiani, tra cui molti cittadini del Sud “. Il centro destra ha richiesto al Governo di integrare il decreto rilancio “agli invisibili”, ai “poverissimi”, ai cosiddetti “ultimi”, i quali meritano la stessa considerazione e solidarietà. Per il Partito di Salvini, della Meloni, di Tajani è prioritario il recupero di ogni essere umano, anche degli italiani e non solo degli stranieri, garantendogli i soldi necessari per vivere, il lavoro e, quindi, la dignità.

I quali ancora aggiungono: “Queste fasce sociali sembra che ormai non meritino nemmeno una catalogazione, una categoria che li rappresenti: la governance odierna, perbenista e moralista, quella che decreta , quella che persegue, che decide le metodologie, li ritiene scarti da buttare. Troppo presto, eguaglianza e giustizia sociale, principi seppelliti con troppa disinvoltura sotto l’egemonia del governo PD e Cinque stelle. Ormai è solo il nuovo centro-destra l’erede di quella gloriosa tradizione che s’interroga e si batte per i più deboli. La sinistra si è convertita in una lotta di classe al contrario, loro a difendere i ricchi contro i poveri. Vinta dai primi. Sempre più primi con questo governo.

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