di Fabrizio Pace – L’Italia è attualmente al 41° posto nel Mondo in quanto a libertà di stampa, per capirsi appena sotto il Brurkina Faso, il Botswana e l’Andorra, la classifica è facilmente consultabile con una breve ricerca on line sul sito https://rsf.org/en/index
Certo sotto di Noi ci sono gli Stati Uniti d’America, solo 44esimi, e questo già dovrebbe far riflette quando li si prende ad esempio come democrazia evoluta. I primi posti al mondo per la libertà di stampa sono detenuti in ordine decrescente da: Norvegia, Finlandia, Svezia (podio) a seguire Danimarca, Costarica, Olanda, Jamaica, Nuova Zelanda, Portogallo e Svizzera, queste le prime 10 posizioni. Ben 5 paesi del Nord Europa risultano nelle prime 6 posizioni e 7 paesi sui primi 10 sono nel Vecchio Continente. In quest’ultimo i 3 Stati fondatori dell’UE e più influenti sulle politiche della stessa: Germania (13°), Francia (34°) ed Italia (41°), hanno posizioni molto distanti tra loro e questo rappresenta sicuramente una grossa anomalia per gli abitanti che hanno percezioni sugli accadimenti molto diverse in base allo stato in cui risiedono.
Le motivazioni per il posizionamento italiano sono:” Una ventina di giornalisti italiani sono attualmente protetti 24 ore su 24 dalla polizia a causa delle intimidazioni, minacce di morte e attacchi a cui sono stati sottoposti, soprattutto da parte di organizzazioni criminali e reti mafiose. Il livello di violenza contro i cronisti continua a crescere, soprattutto a Roma e dintorni, e al sud. A Roma, i giornalisti sono stati aggrediti fisicamente nel corso del loro lavoro da membri di gruppi neofascisti e aggrediti verbalmente durante le manifestazioni, ad esempio da membri del Movimento Cinque Stelle (M5S), che faceva parte della coalizione di Governo. Nel complesso, i media italiani hanno potuto continuare a lavorare liberamente durante la pandemia nonostante il decreto Cura Italia del 17 Marzo 2020 con il quale agli enti statali è stato ordinato di interrompere la gestione delle richieste di accesso ai documenti (se non di estrema urgenza) perché privi di personale o a causa del pericolo di infezione. L’accesso ai dati è stato quindi più difficile per tutti i media nazionali. Ma il problema principale per i giornalisti italiani sono stati i negazionisti del coronavirus – una schiera eterogenea che comprende guerriglieri urbani, attivisti “senza maschera”, neofascisti, teppisti, “anarchici” e infiltrati della criminalità organizzata – che spesso hanno minacciato e aggredito fisicamente i giornalisti, in particolare quelli che coprono l’ondata di proteste di ottobre e novembre 2020″.
Il metodo di valutazione della Libertà di Stampa utilizzato di “Our World in data“, prende in considerazione diversi fattori. “Il grado di libertà a disposizione dei giornalisti è determinato mettendo in comune le risposte degli esperti a un questionario ideato da RSF. Questa analisi qualitativa è combinata con dati quantitativi sugli abusi e gli atti di violenza contro i giornalisti durante il periodo valutato. I criteri valutati nel questionario sono il pluralismo, l’indipendenza dei media, l’ambiente dei media e l’autocensura, il quadro legislativo, la trasparenza e la qualità dell’infrastruttura che supporta la produzione di notizie e informazioni“.
Le classifiche sono create in base alla quantità ed alla qualità delle fonti che mettono in correlazione pluralismo ed indipendenza dei media. Al “netto” del tipo di governo e l’orientamento politico che un determinato Stato può avere, che è di certo anche un ulteriore fattore importante e fondamentale nella classificazione dell’informazione ma che è per la maggior parte dei paesi una variabile mutevole nel tempo. Un’analisi approfondita a parte al fine di stabilire la qualità della libertà di stampa, meriterebbe un altro fattore determinate: il controllo sulla rete internet ed i “poteri/libertà” riconosciuti ai social network, oggi fonte primaria di informazione e disinformazione per gli utenti.