La Dama Bianca al Teatro Le Salette di Roma dal 27 Febbraio al Marzo

Andrà in scena dal prossimo 27 Febbraio e fino al 3 Marzo 2024 al Teatro Le Salette di Roma, lo spettacolo “La Dama Bianca” di Eugène Scribe, adattamento di Francesca e Natale Barreca , regia di Stefano Maria Palmitessa .

La trama è presto detta: la vendita all’asta di un vecchio castello, in Scozia, conteso tra un rampante intendente e gli affittaiuoli della contea, riconoscenti ai loro benefattori i Conti d’Avenel.

Un giovane ufficiale dell’esercito inglese, ignaro del suo passato. Una fedele domestica, che sogna il ritorno dello scomparso figlio dei Conti. Una giovane orfana, cresciuta dalla Contessa che ha servito fino alla morte. Uno spirito si aggira nell’antico maniero e le sue apparizioni, tra credenze, paura e superstizione, determineranno eventi e destini.

Sul palco uno straordinario gruppo di attori: Alessandro Laureti: Gaveston, intendente dei conti D’Avenel; Maria Laura Familiari: Anna, pupilla di Gaveston; Giovanni Prattichizzo: Giorgio, ufficiale inglese, Simone Proietti: Dikson, affittuario dei conti D’Avenel, Mary Fotia: Jenny, moglie di Dikson; Giovanna Castorina: Margherita, cameriera dei conti D’Avenel, Viola Creti: Mac Irton, giudice di pace; Davide Spena: fantasma.

Note di Regia di Stefano Maria Palmitessa “Nascondere per rivelare”

La copia de “La Dama Bianca” è stato da me tenendo presente la “storia” personale che il mio percorso artistico ha prodotto sino a questo momento.

Perché ho ritenuto importante definire fin dal principio questo collegamento? Negli anni sono andato, sempre più, convincendomi che lo spazio sia un elemento decisivo nella ricerca registica che mi riguarda.

Uno spazio particolare con un boccascena scarno, gli attori non sempre visibili ma presenti e palpitanti in una rappresentazione che trova evidenti precedenti nel cosiddetto “Teatro dei burattini”.

Un luogo quindi che potesse consentirmi di poter fare ricorso a un intervento a sorpresa. L’azione è quindi limitata a quello che da dietro un grande sipario può essere “rubato”, sbirciato dal pubblico privato della canonica visiva a tutto campo. La centralità dei pannelli che utilizzo (baracchini, tende ecc.) significa che l’idea dell’in mezzo è cruciale per me, affascinato sempre più dai sipari… dalle porte.

Nei miei spettacoli abbondano le soglie, spazi che evocano un passaggio da un mondo a un altro. A volte possono essere visti solo frammenti corporei o brevi azioni compiute dagli attori sul palco. Una selezione del materiale fantastico ed espressivo/drammaturgico rigorosa, affinché qualunque azione avvenga davanti agli occhi dello spettatore possa avere il risalto di un’epifania. Si tratta in altre parole di capovolgere l’abituale visione.

La scenografia non rappresenta più l’ambiente sociale in cui prendono vita i personaggi dell’azione drammatica né un fondale decorativo della stessa. Essa deve, con la mimica e una recitazione venata di “sense of grotesque”, interpretando il dramma, sottolinearne i significati segreti.

Una ricerca aperta al dubbio e ai problemi dell’espressione; per certi aspetti così antica e così rivoluzionaria nella sua tensione all’essenziale sia della parola sia del gesto. Provare a descrivere qualcosa che non sta davanti agli occhi, non cose ma… immagini della mente.

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