Haiti. Violenze non si fermano nonostante accordo su presidente

(DIRE) Roma, 2 Mag. – Le violenze delle bande armate stanno aumentando nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, in una fase particolarmente instabile per la politica del Paese latinoamericano. Lo riporta l’agenzia locale AlterPress che, citando testimonianze ricevute da diversi residenti, sostiene che la tensione nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio, e la notte scorsa, sarebbe arrivata “al culmine” in vari quartieri della periferia settentrionale della capitale, in particolare a Nazon, Solino e Delmas. Secondo l’agenzia, diverse persone avrebbero anche richiesto aiuto tramite i loro account social, riferendo di scontri e di fragore di colpi d’arma da fuoco udibili dalle loro abitazioni. In questo contesto, Alterpress conferma che diverse famiglie stanno cercando di lasciare la città, un fenomeno in crescita nelle ultime settimane: dall’8 marzo all’8 aprile 94.821 persone si sono trasferite nella provincia.

L’escalation sembra una risposta all’insediamento dell’ex senatore Edgar Leblanc, nominato presidente del Consiglio presidenziale di transizione di Haiti lo scorso martedì 30 aprile. Appena assunto l’incarico, Leblanc ha assicurato azioni per riportare la sicurezza nel Paese, da anni preda delle violenze delle bande armate che saccheggiano, taglieggiano e in molti casi arrivano a sequestrare o mettere a rischio la vita dei residenti. AlterPress, citando i dati dell’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti (Binuh), ricorda che da gennaio a marzo circa 2.500 persone sono state uccise o ferite, segnando un aumento del 53% rispetto al trimestre ottobre-dicembre 2023. Lo scorso anno 400mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case, la maggior parte delle quali in fuga dalla capitale.

Tra i Paesi più poveri dell’America Latina, Haiti è vissuto una nuova fase di instabilità politica da quando nell’estate 2021 è stato assassinato il presidente Jovenel Moise. A marzo, dopo mesi in cui veniva disattesa la richiesta di nuove elezioni, si è dimesso il primo ministro Ariel Henry, raggiungendo poi ad aprile un accordo politico coi partiti per la creazione di un Consiglio presidenziale di transizione. Secondo questi partiti, però, l’ormai ex presidente ne avrebbe ostacolato l’operatività. Con la nomina del presidente ad interim, secondo gli osservatori la palla sta ora in mano al Consiglio, che in tempi celeri dovrà nominare un nuovo premier e formare un governo in grado di attuare azioni fondamentali per rilanciare il Paese. (Alf/Dire) 14:26 02-05-24

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