Iran: dalla Repubblica islamica alle rivolte di questi giorni

L’11 febbraio 1979 e’ un giorno storico per lo stato asiatico iraniano , è la data che celebra la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran. La vittoria della rivoluzione porta alla costituzione in Iran di un governo islamico ispirato da Ruhollah  Khomeini. Fra le prime leggi – di forte stampo moralista – da lui imposte  vi furono l’abolizione del divorzio, la proibizione dell’aborto, la pena di morte per l’ adulterio, così come per la bestemmia e per le donne l’abbassamento dell’età minima per il matrimonio a 9 anni e  l’ obbligo di indossare il velo. Fin dal principio la Repubblica islamica fu caratterizzata da un intrinseco dualismo tra potere religioso e istituzioni statali. Dal 1980 al 1988 il Paese fu costretto a fronteggiare l’aggressione dell’Iraq di Saddam Hussein: Saddam approfittando della sensibile ostilità della comunità internazionale verso il regime khomeinista e della fragilità della nuova repubblica islamica cercò di strappare il controllo della provincia del Khūzestān, ricca di petrolio. L’attacco di Saddam, che prese a pretesto alcune dispute territoriali, tentando di mettere in crisi il regime di Khomeini risvegliò il sentimento patriottico degli iraniani. L’Iran khomeinista resistette infatti all’urto e arrestò quasi subito l’avanzata irachena grazie alla superiorità aerea e alla lealtà delle forze armate a fronte dell’aggressione. Il conflitto si protrasse per otto anni e secondo la sua ottica l’Iran ne uscì strategicamente vincitore, avendo bloccato le intenzioni espansionistiche di Saddam, anche se tatticamente non ci furono vincitori e l’Iran fu anzi costretto ad accettare le offerte di pace precedentemente respinte con sdegno.  Dal 1989 anno ufficiale della morte di Khomeini il suo ufficio di guida suprema della rivoluzione islamica venne assunto (su disposizione dello stesso Khomeini) dall’ayatollah Ali Khamenei. Khamenei cercò di riformare l’economia incoraggiando l’iniziativa privata e limitando lo strapotere delle bonyad, le associazioni caritatevoli, di fatto fondazioni esentasse finanziate attraverso sussidi e donazioni . In politica estera, che già durante gli ultimi anni del potere di Khomeini si era fatta più pragmatica, iniziò a tessere nuove relazioni con le repubbliche dell’Asia centrale, con la Turchia, con l’India e con la Cina. Molto importante è stato il ruolo giocato dall’Iran come paciere e stabilizzatore dell’area centro-asiatica a cavallo del millennio: l’Iran continua a godere infatti di buoni rapporti diplomatici e commerciali con tutte le repubbliche ex sovietiche. Sono stati compiuti sforzi anche per riavvicinare il Paese all’Occidente. Tali tentativi si sono tuttavia scontrati con la ferrea contrarietà degli Stati Uniti alla riammissione dell’Iran negli organismi internazionali, decisiva nell’impedire un pieno ritorno alla normalità dei rapporti internazionali di questo Paese. . L’accerchiamento statunitense dell’Iran ha portato il governo iraniano a decidere di arricchire da solo l’uranio usato come combustibile nelle proprie centrali nucleari: decisione che vari Paesi hanno temuto potesse nascondere un tentativo di costruzione di armi nucleari. L’Iran si è  dotato da oltre una ventina d’anni (ufficialmente a scopi civili) di centrali nucleari con tecnologia principalmente fornita dalla Russia allo scopo di ridurre la sua dipendenza dal petrolio (l’Iran consuma a uso interno il 40% del greggio che estrae). A tal proposito Ahmadinejad, primo alle elezioni presidenziali del 13 giugno 2009 e noto per aver ribadito più volte che Israele non aveva diritto di esistere e andava distrutto, ha sostenuto il diritto dell’Iran ad avere la propria tecnologia nucleare, al pari di  molti altri Paesi. Il programma nucleare iraniano è stato, per un lungo periodo di tempo, al centro del dibattito politico internazionale fra Israele, Stati Uniti e Unione Europea. In risposta al programma nucleare iraniano l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha approvato a più riprese sanzioni di varia natura nei suoi confronti. Nel giugno 2010 anche gli Stati Uniti dell’amministrazione Obama hanno approvato sanzioni unilaterali verso l’Iran. Il 1º settembre 2011 il presidente francese Sarkozy ha dichiarato: «Le ambizioni militari, nucleari e balistiche dell’Iran costituiscono una minaccia crescente che potrebbe condurre a un attacco preventivo contro i siti iraniani», Sarkozy ha poi ribadito che «l’Iran rifiuta di negoziare seriamente» e «si abbandona a nuove provocazioni» e che «di fronte a questa sfida la comunità internazionale deve fornire una risposta credibile. Può farlo se dà prova di unità, di fermezza e con sanzioni ancora più dure».

Il 14 giugno 2013 Hassan Rouhani, leader del partito moderato, Società dei Chierici Militanti, è stato eletto come nuovo presidente con il 52,7% delle preferenze.

Il 14 luglio 2015  l’Iran, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Cina, Francia, Russia, Regno UnitoStati Uniti – più la Germania, e l’Unione europea hanno raggiunto a Vienna un accordo internazionale sull’energia nucleare in Iran. L’accordo prevedeva che in cambio del rispetto dei suoi impegni, consistenti nella riduzione della capacità di arricchire l’uranio, l’Iran avrebbe ottenuto la cessazione delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (emanate con la risoluzione 1747) a causa del suo programma nucleare.

Il 19 maggio 2017, Hassan Rouhani è stato rieletto e confermato presidente della Repubblica Islamica dell’Iran con il 57,14% dei voti.

Il 3 gennaio 2017  Le proteste anti-governative sono cominciate giovedì scorso nella città di Mashhad, probabilmente organizzate dagli ultraconservatori, lo schieramento politico iraniano che fa riferimento alla Guida suprema Ali Khamenei, la principale autorità politica e religiosa nel paese. All’inizio erano manifestazioni molto ridotte, limitate a una zona circoscritta dell’ovest dell’Iran. Volevano criticare le scelte economiche del governo guidato dal presidente Hassan Rouhani, che fa parte dello schieramento dei moderati, avversario politico degli ultraconservatori. Una stretta “d’austerità” ha innescato una bolla di inflazione speculativa che in poche settimane ha portato al raddoppio del prezzo della carne e delle uova, ed anche il prezzo del pane è aumentato del 33%, mentre la disoccupazione giovanile è dilagante . Negli ultimi due anni poi una ventina di banche e istituti di credito nel Paese sono falliti e centinaia di migliaia di risparmiatori hanno visto sfumare i propri risparmi. Un fenomeno che già dal mese di novembre ha spinto la gente a manifestare per le strade di Teheran. Ma le proteste in Iran contro la corruzione e il carovita sembrano essere arrivate al capolinea. Ad esserne certo è il capo dei Pasdaran – le Guardie della Rivoluzione – ed anche , il generale Mohammad Ali Jafari, che ha annunciato ufficialmente “la fine della sedizione”. Il generale, che risponde direttamente all’ayatollah Ali Khamenei, si è  infatti detto sicuro che le rivolte non continueranno.L’impressione è che il regime iraniano voglia mostrare di avere ancora il controllo della situazione in tutto il paese, nonostante le grandi e diffuse proteste dei giorni scorsi nelle quali sono rimaste uccise ben 21 persone e  “che forse, secondo alcuni, hanno ancora alla base del loro essere i nemici dell’Iran, tra cui gli Stati Uniti”.”Con diversi strumenti come denaro, armi, politica e sistemi di sicurezza, i nemici hanno provato a minare il sistema islamico”.

MS

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