Sole d’autunno: amico delle ossa

28\10\2010 – Il sole fa bene alla salute, in estate e a maggior ragione in autunno e inverno, quando si riducono le occasioni per esporsi alla luce naturale. Questa è fondamentale per la produzione di vitamina D, chiamata appunto”vitamina del sole”. Il 90% di questa vitamina presente nell’organismo viene infatti prodotta in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti, che compongono sia la luce solare sia quella emessa dai lettini abbronzanti. Per molto tempo la vitamina D è stata apprezzata soprattutto per la sua capacità di favorire l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo (minerali essenziali per le ossa), e quindi per il suo ruolo protettivo nei confronti dello scheletro e di malattie come l’osteoporosi. Questa sua funzione contribuisce anche a mantenere stabile il sistema nervoso, a proteggere il cuore e a permettere una normale coagulazione del sangue. È indispensabile anche per regolare il ritmo sonno/veglia, influendo sulla produzione di ormoni e, più in generale sulla biologia degli esseri viventi. Alcuni studi hanno dimostrato che una corretta quantità di vitamina D nel sangue sarebbe utile nella cura e prevenzione di malattie croniche come asma, sclerosi multipla e Alzheimer, rafforzando le difese naturali, con proprietà antinfiammatorie. Solo il 10% di vitamina D viene invece ricavata dagli alimenti, soprattutto per chi segue una dieta mediterranea. Il cibo a più alto contenuto è l’olio di fegato di merluzzo, seguito dall’anguilla. Nella lista anche il salmone, le sardine, i funghi, le uova, i formaggi grassi, il fegato, il burro e il latte, anche se le percentuali contenute in questi alimenti sono basse e insufficienti a coprire il fabbisogno giornaliero. Il modo migliore per assicurare all’organismo una dose sufficiente di vitamina D è tramite l’esposizione ai raggi solari (Uv). Questo non significa però che bisogna esagerare. I raggi Uv, infatti, se presi in grandi quantità e in tempi ridotti, possono causare problemi temporanei alla pelle, soprattutto a quella molto sensibile, come eritemi o irritazioni. Possono favorire l’invecchiamento precoce delle cellule e aumentare il rischio di tumori come il melanoma. I danni maggiori si hanno con esposizioni intense e concentrate, mentre  esposizioni limitate per lunghi periodi possono avere effetti protettivi. Quando non è possibile dedicarsi all’abbronzatura, una buona soluzione può essere quella di ricorrere ai lettini solari. Sono stati accusati più volte di essere nocivi per la salute, ma i dermatologi non sono così drastici. Secondo loro la pericolosità dei raggi Uv è correlata al tempo di esposizione, che dipende, a sua volta, dal fototipo e dai caratteri ereditari del soggetto. È vero anche che i lettini hanno un contenuto di Uv di circa 6-9 volte superiore a quello del sole all’equatore a mezzogiorno, quindi è necessario esporsi per un tempo abbastanza breve e comunque rivolgersi sempre prima a un dermatologo esperto. In linea generale è consigliabile sottoporsi a un paio di sedute della durata di qualche minuto alla settimana. Come sempre, infatti, se non si esagera e si rispettano alcune regole, non si corrono rischi. Non bisogna comunque dimenticare che i soggetti di fototipo 1 e 2, con pelle molto chiara e sensibile, e i minorenni non devono essere esposti a queste lampade.

M. Cristina Scullino

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