Il Paese del non fare

Continuano le proteste contro la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione in Val di Susa. Durante la giornata di ieri migliaia di persone si sono radunate in Val di Susa, per partecipare alle marce di protesta contro la Tav, dirette all’area della Maddalena di Chiomonte dove si sta realizzando il primo cantiere. La manifestazione è partita poco dopo le dieci di mattina, con in testa i sindaci dei 23 Comuni della valle che hanno aderito alla manifestazione. Per i movimenti No Tav, che hanno promosso la manifestazione, alla marcia contro la Torino-Lione hanno partecipato oltre 10 mila persone. L’interminabile serpentone umano si snoda lungo chilometri e chilometri delle strade che portano alla Maddalena e alle altre frazioni di montagna di Chiomonte. Il cantiere è stato di fatto assediato dai dimostranti tanto che frange di No Tav l’hanno difatti raggiunto da più lati obbligando le forze dell’ordine, che hanno messo in sicurezza gli operai, a disporre l’interruzione dei lavori per evitare il peggioramento della situazione. Nei gravi scontri che si sono verificati a ridosso della recinzione del cantiere della Tav che è stato sfondato, sono rimasti feriti sei poliziotti. Uno è svenuto a seguito dello scoppio di una bomba carta; un secondo ha riportato la frattura del setto nasale; un altro ha riportato ferite lacero-contuse al capo. Infine altri due hanno riportato ustioni. “Abbandonare le barricate: allo stillicidio di manifestazioni e blocchi sarebbe più utile un confronto con l’Osservatorio, vigilando sul cantiere e sulla costruzione delle opere per la messa in sicurezza della Valle, insieme con i sindaci”. È l’appello ai No-Tav che il sindaco di Torino Piero Fassino lancia dalle colonne di Repubblica, aggiungendo: “Nessuno vuole ignorare le loro richieste, ma un conto è chiedere di essere coinvolti per fare, un conto è manifestare per impedire”. “Una manifestazione democratica va guardata con rispetto e attenzione – precisa ancora il sindaco di Torino -. La marcia in Valle si è però caricata di contenuti che vanno oltre l’essere contro la Torino-Lione. A sfilare ci saranno gruppi che dicono no ad altre opere, dal Dal Molin al ponte sullo stretto di Messina. La marcia sta assumendo i connotati di una manifestazione contro qualsiasi infrastruttura moderna, si rischia una regressione culturale”.

Filippo Turiano

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