Ottimismo per il rilascio del reggino rapito in Darfur

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Trapela ottimismo nella vicenda che vede coinvolto il volontario reggino rapito in Darfur. Si tratta di Francesco Azzarà, di trentaquattro anni, originario di Motta San Giovanni, paese collinare della fascia ionica reggina. Azzarà è alla sua seconda missione a Nyala come operatore del Centro pediatrico di Emergency. Il centro è stato istituito nel luglio del 2010. Il suo sequestro ha lasciato di stucco lo staff di Emergency, in relazione al fatto che il lavoro dell’ong italiana è particolarmente apprezzato da tutta la popolazione e dallo stesso governo sudanese. Basti pensare che in Sudan dal 2004 a oggi Emergency ha curato gratuitamente 176.203 persone nel Centro Salam di cardiochirurgia e nei due Centri pediatrici. Dunque la vicenda secondo il vicegovernatore del Darfur Abdul Karim Moussa, starebbe per concludersi per il meglio. Inoltre ha voluto precisare che: «Le forze di sicurezza sudanesi stanno stringendo il cerchio attorno ai rapitori di Azzarà». Il sequestro è avvenuto domenica pomeriggio attorno alle 17 e 30, ora locale. Il blitz è avvenuto a Nyala, capitale del Sud Darfur, dove ha sede l’ospedale pediatrico di Emergency e dove l’uomo si occupa di logistica. Un commando ha fermato l’auto su cui viaggiava Azzarà assieme ad altri colleghi volontari, prelevando lo sfortunato. Secondo alcune indiscrezioni i sequestratori avrebbero avanzato la richiesta di un riscatto, ma le autorità hanno assicurato che non si piegheranno a nessuna minaccia, cercando di liberare l’attivista italiano. Per adesso le notizie che arrivano dai sequestratori fanno sapere che le condizioni di salute dell’italiano sono buone, e tutti non aspettano altro che la liberazione e un lieto fine per questa vicenda drammatica.
Salvatore Borruto

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