Scioperi per contrastare le tanto discusse liberalizzazioni, e “contro scioperi” per sostenere invece le misure previste nella manovra del Governo Monti.

Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia del fermo nazionale dei taxi, previsto per il 23 Gennaio: lo hanno deciso i sindacati dei tassisti, riuniti a Bologna, nel quadro delle “azioni di lotta da intraprendere a fronte della mancata convocazione del governo, nei prossimi giorni, per contrastare i provvedimenti annunciati in tema di liberalizzazione del settore”. In una nota unitaria, i sindacati nazionali dei tassisti hanno inoltre deciso per lunedì 16 gennaio a Roma, un’assemblea nazionale dei tassisti fuori turno, durante la quale “una delegazione consegnerà all’Autorità Antitrust un documento dove saranno evidenziati gli errori e le negatività contenute nella recente segnalazione”. E intanto l’iniziativa del “contro sciopero” va avanti da qualche giorno con successo crescente: al grido di «boicotta i taxi», su Twitter, viene annunciato un “contro sciopero”, in programma per il 20 gennaio. Partito come provocazione è ormai un fenomeno nella rete. Qualsiasi mezzo è consentito venerdì prossimo: autobus, biciclette e moto, vetture private. Tutto, tranne le auto bianche: queste le parole d’ordine che corrono sul social network mentre arriva anche l’appoggio del Codacons alla protesta. «I tassisti – dice il presidente Carlo Rienzi – se non vogliono farsi nemici i cittadini devono uscire dalla logica per cui i loro guadagni si basano sul privilegio, a danno dei consumatori; questo devono farlo anche notai, farmacisti, avvocati. La concorrenza la devono vincere sulla qualità». Altri scioperi in vista quelli riguardanti gli studi dei medici di famiglia: per due giorni infatti, il 10 e il 13 febbraio, saranno garantite solo le visite urgenti e per malati gravi; l’11 e il 12 saranno invece i medici dell’ex guardia medica e quelli del 118 a scioperare. La protesta è stata decisa dalla Fimmg (Federazione Italiana Medici di Famiglia) contro le norme della Manovra che riguardano le casse previdenziali. La protesta è stata decisa dal Consiglio nazionale della Fimmg, riunito a Roma, che ha approvato un calendario di scioperi della categoria per difendere l’autonomia dell’Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), messa a rischio dalle misure previste nella manovra del Governo Monti. Si partirà quindi con quattro giorni di sciopero così suddivisi: il 10 e il 13 febbraio partirà lo sciopero dell’assistenza primaria (medici di famiglia) e della medicina dei servizi; in questi giorni verranno chiusi gli studi medici ed effettuate solo le prestazioni indispensabili, come le visite domiciliari urgenti e quelle programmate a domicilio di pazienti gravi o anziani; dopo si fermeranno i medici di Continuità assistenziale (ex guardia medica) e quelli dell’emergenza territoriale 118, Sabato 11 e domenica 12 Febbraio , garantendo solo il minimo indispensabile del servizio. “La Fimmg – si legge in una nota del sindacato – con questi primi quattro giorni di sciopero apre una lunga stagione di lotta sindacale, che si protrarrà nei prossimi mesi”. Le organizzazioni sindacali dei medici, dipendenti e convenzionati, dei dirigenti sanitari e amministrativi e la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) esprimono forte preoccupazione per le misure previdenziali messe in atto nei confronti della categoria dal decreto “Salva Italia”, soprattutto per quanto attiene la parte più giovane della professione: -“Con le norme dell’ultima finanziaria (aumento dell’età pensionabile con scalone di 6 anni, soppressione Inpdap, irragionevole norma che impedisce all’Enpam di conteggiare il proprio patrimonio per garantire l’equilibrio cinquantennale), il Governo sembra solo volere fare cassa con le pensioni pubbliche e private della categoria e, sostenendo di tutelare i giovani, non fa altro che togliere ai più anziani senza dare loro nulla in cambio. Senza considerare che l’integrità psico-fisica degli operatori è fattore necessario per la stessa sicurezza delle cure. I medici non sono cittadini di serie B e non sono disposti a subire misure così discriminatorie e irragionevoli sulle proprie pensioni, ed è per questo che fin da ora si riservano di attivare ogni possibile azione sindacale unitaria contro le norme contenute nella manovra. Norme che penalizzano una categoria che ha sempre tenuto un atteggiamento previdenziale virtuoso e responsabile e che ha già pagato il contributo più alto al risanamento dei conti pubblici”. Preoccupazioni che derivano da una situazione che porta al limite, sfinisce ed intimorisce, parole profonde come i sacrifici di persone che hanno fatto del loro mestiere una virtù, una vocazione! Punti di vista che sicuramente vengono valutati come accuse e disappunto nei confronti delle scelte del nuovo governo, ma che nulla hanno a che fare con questioni politiche, ma soltanto con il diritto di aver voce per difendere ciò che spetta ad ogni lavoratore onesto e non evasore. Tra partiti politici sempre in lotta, crisi economica incessante, licenziamenti, modifiche sostanziali del sistema previdenziale italiano, che non si torni agli antichi scontri tra “borghesi e proletari”?

Annamaria Milici

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