Il canone RAI per i computer è solo un altro modo per tassare le imprese

E  sì, sembra la solita presa per i fondelli, l’azienda televisiva di stato che richiede il pagamento del canone alle imprese ed agli esercizi pubblici che utilizzano computer, tablet o qualsiasi strumento in grado ricevere e utilizzare le onde emesse da Viale Mazzini.

Proprio così, è questa la pretesa avanzata da “mamma” RAI, che l’azienda rivendica in base ad un decreto regio del 1938 (modificato e convertito in legge). E’ assurdo usare una legge di 74 anni fa per condizionare il presente completamente ed ovviamente differente dalla realtà nella quale e per la quale il decreto fu emanato. Gli italiani hanno dimostrato tutto il loro disappunto postando i loro stati d’animo su Twitter, il social-network che in quest’ultimo periodo era stato vicino proprio alla RAI durante le serate sanremesi.

Il twitt #RaiMe..a sta impazzando in rete. L’indignazione non riguarda esclusivamente il discorso del canone ma anche una clausola che tratterebbe il licenziamento delle collaboratrici in dolce attesa se il fatto di aspettare un bambino ne impedisce il corretto svolgimento delle mansioni. Il governo parla tanto degli aiuti alle imprese per il rilancio dell’economia e poi le tassa con il canone RAI.

Fabrizio Pace

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About the Author: Fabrizio Pace

Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.