Canale pretenda la dimissioni di Falcomatà, pacatamente

Il conferimento alla mia persona, da parte del Coordinamento Grande Città, di un significativo ruolo a tutela dei percorsi di giustizia e legalità ha posto alla mia coscienza obbiettivi di serena valutazione di fatti concreti, escludendo in maniera ferma iniziative di facile colpevolizzazione. Nella disamina della notizia riportata in data odierna dalla stampa locale in ordine alla notifica dell’avviso di garanzia all’avv. Demetrio Naccari Carlizzi, stranamente il mio conseguente operare si associa con quello suggerito da Massimo Canale (oggi portavoce PD), con cui invitava – durante le vicende che mi hanno riguardato – tutti ad una ostentazione di pacatezza, proprio mentre io denunciavo l’emergere insidioso della cultura del sospetto e della proprietà transitiva delle colpe, nei rapporti di parentela. In tale contesto, la sinistra poneva in rilevo, comunque, l’importanza delle ragioni di opportunità gravanti sull’uomo politico, ancor prima e prescindendo da ogni valutazione penale dei suoi comportamenti. Come è a tutti noto, per quanto mi ha riguardato, ho scelto la via delle dimissioni pur nel corale riconoscimento dell’inesistenza di un rapporto di prossimità con fatti attribuiti a persone non appartenenti al mio nucleo familiare e con vicende connesse con la mia azione amministrativa. Oggi al portavoce del PD, Massimo Canale, è imposta per ragioni di coerenza, l’assunzione di una iniziativa che riguarda un esponente del suo gruppo, il consigliere Giuseppe Falcomatà, cognato di persona indagata per aver favorito la sorella dello stesso consigliere comunale nonché moglie dell’indagato, nella vittoria di un pubblico concorso. Canale pretenda, pacatamente ragionando analogamente a quanto sollecitato con riferimento alla vicenda che mi ha riguardato, le dimissioni del Consigliere Falcomatà! Ciò in attesa che la giustizia faccia il suo corso ed auspicando che gli attori della vicenda possano chiarire la propria posizione. Purtroppo, more solito, vicende simili sono accompagnate dalla pubblicazione di intercettazioni ambientali che questa volta appaiono davvero impietose quanto alla registrazione di conversazioni correnti tra la sorella del consigliere comunale e moglie dell’indagato ed altro soggetto, al quale ribadiva secondo le intercettazioni pubblicate:”il posto è il mio e lo devo vincere”. Ovviamente, la riflessione che ne conseguirà si estende a tutto il gruppo consiliare del PD che non ha mancato di porgersi in atteggiamento decisamente autoreferenziale, con spirito di angelo vendicatore dell’etica pubblica cittadina. Evidentemente constatando il comportamento sicuramente censurabile da parte di coloro i quali rappresenterebbero i frutti di quella primavera reggina, non resta che prendere atto come essa sia sfociata dapprima nella disfatta politica del già facente funzioni sindaco ed oggi nella accusa di utilizzazione di meccanismi tesi alla occupazione di posti, attraverso comportamenti che, se veritieri, non sono identificabili nella cultura della stessa primavera reggina.

Luigi Tuccio

Responsabile Dipartimento Giustizia e Legalità

Popolo della Libertà

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