Caso Reggio, la sentenza sulla Multiservizi apre dubbi inquietanti sullo scioglimento

corte d'apelloUna recente sentenza della Corte d’appello di Reggio, presieduta nell’occasione dalla dottoressa Adriana Costabile, apre scenari significativi. O forse sarebbe più esatto dire dubbi inquietanti. Gli imputati coinvolti nell’indagine sulla Multiservizi, condannati con il rito abbreviato (furono accolte in toto le richieste del pm della Dda Giuseppe Lombardo) sono stati assolti. La sentenza non è fine a se stessa. La gestione della Multiservizi era stata una delle cause principali dello scioglimento del Consiglio comunale “per contiguità mafiosa”. E le persone assolte in appello erano considerate dall’indagine di Lombardo il braccio operativo della ‘ndrangheta nella Multiservizi. Tra gli imputati assolti spicca il nome di Giuseppe Tegano condannato in primo grado a 16 anni, di Franco e Pietro Labate, ai quali erano stati inflitti 20 anni a testa, Pasquale Utano che avrebbe dovuto scontare 10 anni. Significativa pure la decisione di nullità della sentenza (che non è comunque assoluzione) per il commercialista Giovanni Zumbo e di Pino Richichi, dal 2008 direttore della Multiservizi. Riteniamo superfluo ripetere la riduzione delle condanne ad altri imputati minori perché la nostra non è certo una cronaca giudiziaria ma una serena riflessione sugli effetti provocati dall’indagine-Lombardo demolita dalla Corte d’appello. Tra l’altro sul piano giudiziario c’è molta attesa per sapere come finirà il processo per gli imputati della stessa indagine che hanno scelto il rito ordinario e che comincerà tra breve. Un caso del genere non può passare inosservato. Di una cosa siamo convinti: prima o poi verrà fuori la verità e allora bisognerà riscrivere la storia di Reggio degli anni in cui era sindaco Giuseppe Scopelliti e colui che l’ha preceduta. Intanto il progetto delle società partecipate è nato con Naccari Carlizzi sindaco facenti funzione e la Giunta Scopelliti l’ha eseguito. Ma non è questo problema. logomultiserviziRicordando, prima a noi stessi e poi agli altri, che occorre aspettare sempre i tre gradi di giudizio, si rende comunque importante a questo punto un “fermo immagine” alla luce della sentenza della Corte d’appello. Anche perché – questo è chiaro – chi si è battuto per lo scioglimento del Consiglio (ci riferiamo alle forze politiche di centrosinistra, Pd in testa) ha indubbiamente perso, con questa sentenza, il primo tempo di una delle tante partite giudiziarie in corso e che, solo una volta terminato tutto il “campionato”, si potrà avere l’esatta diagnosi di ciò che è successo negli ultimi dieci anni. E cioé se il “Modello Reggio”, come hanno sempre percipito i cittadini, è stato una gestione positiva per la città o il fallimento di un progetto. La Reggio di Scopelliti era una città in crescita, viva, partecipata: al centro e in periferia aprivano cantieri. Oggi è una città in ginocchio: dalla città della gioia è diventata la città della tristezza. Le indagini e le sentenze, unite al conseguente scioglimento, hanno influito a spingere verso il declino. La domanda è: ma gli amministratori indagati e condannati sono responsabili? Prendiamo il caso dell’inchiesta sulla discarica di Longhi-Bovetto: Giuseppe Scopelliti è stato condannato in primo grado e in appello. La Cassazione, pur essendo la condanna in regime di prescizione, ha voluto assolverlo di proposito perché l’allora sindaco non aveva commesso alcun reato. Adesso c’è questa sentenza, gravissima, sul caso-Fallara che, per l’applicazione della legge Severino la quale sta per essere dichiarata incostituzionale, ha provocato sconquassi alla Regione e messo al tappeto l’ex governatore impegnato a rialzare le sorti della Calabria. Se Appello e Cassazione confermeranno la sentenza allora vuol dire che gli effetti negativi per la Calabria erano ineludibili. Se invece, come è avvenuto per la Longhi-Bovetto e la Multiservizi e anche per il caso Catania (analogo a quello di Reggio), la sentenza di primo grado verrà spazzata via, allora sì che la questione diventerà storica e chi ha remato per affossare Reggio, almeno sul piano politico, dovrà pagarne le conseguenze. Non si abbatte un avversario e un simbolo della città per vie giudiziarie. Prima o poi la verità verrà a galla. Purtroppo in questa assurda caccia alla streghe probabilmente hanno subito danni irreparabili Reggio e l’intera Calabria. Ricordarsi però che c’è sempre un giudice a Berlino!

FRECCIA DEL SUD

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