Pil giù. Come volevasi dimostrare

di Carlo Viscardi – C.V.D. ( come volevasi dimostrare), come già preannunciato, ma con un’andamento più negativo del previsto, il PIL nel secondo trimestre dell’anno sono negative allo -0,2%, ed il “fenomeno” Renzi non è servito a nulla a evitare questo baratro in cui la nostra nazione è caduta e che sembra non farcela ad uscire.
Ora interviena addirittura Mario Draghi che dalla “Euro Tower” dichiara : “Paesi come l’Italia devono abbassare tasse, sono i paesi con il più alto livello tassazione in un’area in cui le tasse sono le più alte al mondo”.
Draghi “suggerisce” al premier come fare uscire questo paese dall’Empasse… Solo suggerimenti o “imposizioni”?
Arriva a stretto giro di tempo, quasi come una pseudo-risposta o pseudo- giustificazione, una dichiarazione del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan : “La revisione della spesa è e resta al centro della strategia del governo. E’ indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e della sostenibilità della finanza pubblica; sbagliato e fuorviante, come fanno molti commentatori, prendere in considerazione un quadro macroeconomico di pochi trimestri per valutare l’efficacia e l’impatto dell’azione di governo. La decisione sull’allocazione delle risorse è una delle funzioni essenziali della politica” e “il processo di revisione della spesa e le decisioni che ne conseguono è compito del governo.” Ma non manca l’ultima “bacchettata” di Draghi all’esecutivo a riguardo del PIL riguarda al mancato investimento di privati nel nostro paese che è disincentivato : “dall’incertezza sulle riforme, un freno molto potente che scoraggia gli investimenti.” Il governo, ed in primis, il premier prenderanno atto dei suggerimenti dati?
Prenderanno provvedimenti in merito alle loro linee politiche? Vedranno di cambiare modo di agire per le riforme, che fino ad ora non sono approdate a nulla? Per ora le dichiarazioni del premier sembrano non andare nella direzione suggerita infatti : “La linea non si cambia, il calo del Pil non va letto come una bocciatura, e bisognerà lavorare di più, trasformando questo numero in occasione per accelerare sulle riforme.”

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