Un’Associazione in difesa dell’Avvocatura medio-bassa. Intervista al Presidente fondatore Fulvio Pironti

di Antonella Postorino – Il Metropolitano ha incontrato l’avvocato Fulvio Pironti Presidente e fondatore dell’Associazione Nazionale Forense In difesa dell’Avvocatura medio-bassa (A.M.B.), fondata il 31 Gennaio 2015 presso l’Università degli Studi Tor Vergata, in occasione della conferenza «Reagire allo sterminio dell’Avvocatura medio-bassa». L’obiettivo principale dei AMB, si incentra nella lotta per la sopravvivenza dell’avvocatura con redditi medi e bassi e conta una moltitudine di iscritti tra avvocati e praticanti prevalentemente dislocati nelle aree meridionali e insulari.

“L’idea è nata dalla evoluzione del Gruppo di Lotta Facebook «In difesa dell’Avvocatura medio-bassa», social fondato il 6 Luglio 2014 per contrastare il dissennato progetto di marginalizzazione e sterminio della classe forense più infragilita attraverso provvedimenti volti a costringere all’esodo dalla professione un consistente numero di avvocati; ciò al solo fine di creare un’avvocatura castale, entità lobbistica ed elitaria, lasciando i cittadini in balìa dei poteri forti” ci spiega l’avvocato Pironti e vista la sua disponibilità ne abbiamo approfittato per rivolgergli qualche domanda.

I recenti governi hanno varato molteplici riforme sulla giustizia. Crede che abbiano prodotto risultati positivi?

fulvio-pirontiTutte le riforme varate dai recenti governi si inseriscono nel solco della eliminazione dal vocabolario dei lemmi «avvocato», «tribunale» e «giustizia». L’obiettivo finale consta nel sostituire le secolari terminologie con il barbarismo «A.d.r.». L’Europa, seguendo crudi parametri comparativi e, soprattutto, senza interrogarsi sulle cause che hanno determinato le odierne differenze fra gli Stati aderenti (come, ad esempio, il diverso numero delle controversie e degli avvocati in rapporto alla popolazione), impone dettami distruttivi in tema di giustizia violativi dei princìpi fondanti della nostra Carta costituzionale.

I recenti governi hanno mascherato gli scellerati interventi demolitorii sulla giustizia con una patina riformativa dei pregressi assetti giungendo finanche ad esultare (si rammenti, ad esempio, la revisione della geografia giudiziaria definita con toni roboanti «riforma epocale»); immaginano di aver risolto i gravi problemi che attanagliano il pianeta giustizia mediante la sua progressiva liquidazione.

L’Associazione Forense Nazionale AMB persegue un progetto politico di resettamento volto ad abrogare e\o emendare tutti i pacchetti normativi che hanno leso il ricorso alla tutela giustiziale del cittadino ed immiserito gli avvocati fino a sminuirne il decoro professionale.

Ritiene efficace il provvedimento sulla giustizia allo studio del governo teso a ridurre i tempi processuali?

Le dico subito che è troppo sommario e inadatto a fronteggiare questioni complesse e rilevanti. Ridurre il processo civile sulla falsariga di quello del lavoro è un errore madornale. Il diritto civile è vastissimo, abbraccia una molteplicità di fattispecie che vanno trattate mediante le memorie previste dagli artt. 183 e 190 c.p.c. Anche velocizzando la procedura (in danno della qualità del giudizio), i magistrati continueranno a dilatare i rinvii per cui non vi sarà alcuna abbreviazione nei tempi. Si provi ad immaginare un importante processo dove gravitano interessi economici rilevantissimi senza possibilità di redigere le dette memorie.

Il rito lavoro va bene per quelle fattispecie e ha un senso nella celerità da raggiungere in favore del lavoratore, ma non può essere esteso a tutto i giudizi civili monocratici. Si tenga conto che con il prossimo riversamento delle competenze civili ai giudici di pace, nei tribunali resteranno solo questioni di elevato spessore e rilevanza. E fronteggiarli con riti frettolosi andrebbe a detrimento della qualità processuale e delle garanzie difensive. Perciò è iniquo addossare le colpe della abnorme durata processuale sulle utilissime triple e doppie memorie. Se un processo civile presenta tempi oltremodo dilatati, non mi sembra assennato eliminare sequenze fondanti, come le richiamate memorie, per risparmiare appena sei mesi! Le ragioni delle smodate lunghezze dei giudizi risiedono altrove.

Nel prossimo Congresso Nazionale Forense si discuterà del ruolo dell’avvocato con riguardo alle misure alternative della giurisdizione. Cosa ne pensa della mediazione?

Credo nella mediazione facoltativa, non in quella obbligata poiché è una contraddizione in termini. La mediazione obbligatoria si è rivelata un istituto fallimentare; ad esso si è poi aggiunta quella delegata dal magistrato, la cui frequente e abusata adozione conduce all’ulteriore dilatazione delle tempistiche giudiziali. Ha prodotto la nascita di tanti inutili organismi, dato il via a costosi corsi formativi e inculcato nei Colleghi illusorie speranze di guadagno.

Il governo ha recentemente istituito una commissione di studio per implementare nuove forme di mediazione. Immagino che il congresso soffermerà l’attenzione sulle presunte potenzialità di guadagno derivanti dalle mediazioni. Odiose ed errate politiche hanno generato, con il silente assenso dei vertici forensi, trasformazioni distruttive travestite da innovative modernità senza rendersi conto delle penalizzazioni che subiranno i sistemi di difesa del cittadino, il ruolo dell’avvocato e l’impianto giustiziale.

Quale incidenza avranno queste trasformazioni nei confronti del cittadino «utente»?

Verrà soppresso un gran numero di uffici giudiziari periferici, resterà una sola corte d’appello e forse anche un solo tribunale per ogni regione i quali si occuperanno delle materie più importanti (con buona pace del principio di vicinanza dello Stato ai cittadini, cosiddetta giustizia di prossimità), mentre le cause di minor valore saranno affidate ai giudici di pace, le cui competenze sono state recentemente ampliate.

Contemporaneamente si troveranno tutte le maniere possibili per distogliere i cittadini dal giudice naturale precostituito per legge e dovranno rivolgersi ad organismi privati i quali amministreranno la giustizia in luogo dello Stato che tratterrà per sé solo ed esclusivamente alcune materie.

Degiurisdizionalizzazione, depenalizzazione e revisione geografia giudiziaria sono le armi della nuova classe dirigente che sempre più acquista potere a discapito dei diritti fondamentali della persona e della stessa democrazia. Insomma, avremo una giustizia a doppio binario, chi ne avrà i mezzi economici diserterà la giustizia pubblica per rivolgersi a quella privata, che sarà più veloce e soprattutto più malleabile, in virtù degli interessi in gioco.

Immagina sia deleteria la possibilità per i cittadini di rivolgersi ai megastudi per ottenere il servizio giustizia a costi più contenuti?

E’ solo un’idea per giustificare lo sterminio degli studi economicamente medio-bassi a vantaggio dei megastudi e degli studi economicamente opulenti e, soprattutto, a discapito dei cittadini. Questi saranno costretti a rivolgersi alle holding dell’avvocatura (magari pure gestite da soci di capitale) le quali amministreranno le difese secondo criteri peculiari commerciali e, dunque, avendo come unico obiettivo i maggiori introiti possibili piuttosto che i diritti degli assistiti. La selezione degli avvocati non potrà mai scaturire da un esame di accesso alla professione strutturato sull’esame di Stato in magistratura o su criteri di continuità professionale strettamente economici, con la supervisione di una casta che sceglie e decide esclusivamente nel proprio interesse.

Grazie avvocato Pironti per la sua disponibilità.

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About the Author: Antonella Postorino

Antonella Postorino è una Giornalista Pubblicista specializzata in architettura e beni culturali che collabora con il Metropolitano.it. Antonella Postorino è anche un architetto, designer e scenografa.