“ Al Ministro Minniti il compito di salvare l’Agenzia dei Beni Confiscati ? ”

“Il nostro obiettivo non è contenere la ‘ndrangheta, ma sconfiggerla. Prima era solo un principio, oggi è un obiettivo strategico. Non molleremo la presa: è una assoluta priorità nazionale.” Ha commentato così il Ministro dell’Interno Marco Minniti, reggino, calabrese, al termine della Conferenza delle autorità di pubblica sicurezza che si è tenuta ieri alla Prefettura di Reggio Calabria e della consegna all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, al Ministero della Giustizia, alla Regione Calabria, alla Prefettura ed al Comune di Reggio Calabria, da parte del Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Prefetto Umberto Postiglione, di 92 immobili confiscati. Ho ascoltato attentamente, ed anche riletto, le dichiarazioni dell’on. Minniti. Parole forti, impegnative, che infondono speranza, ma che, per l’ennesima volta, non hanno riguardato lo “spostamento della sede principale” dell’Agenzia dei Beni Confiscati da Reggio Calabria a Roma, che il Suo Partito Democratico sta portando a compimento con l’emendamento nr. 22.1 della Sua collega di Partito, anche Lei eletta in Calabria, l’on. Rosy Bindi, inserito nel testo di riforma al c.d. Codice Antimafia approvato alla Camera dei Deputati nel mese di novembre del 2015. Riforma che da oltre un anno e mezzo, ormai da troppo tempo, “giace” nella 2^ Commissione Giustizia del Senato, presieduta, ad oggi, da un altro Senatore, mio concittadino, l’on. Nico D’Ascola.  Chi più dell’on. Minniti, Autorità di Vigilanza dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, può ora occuparsi a pieno titolo di tale questione ?  Da sindacalista, reggino, sento l’obbligo di difendere le istituzioni presenti nel mio territorio, la città di Reggio Calabria, ed in questo caso la sede reggina dell’Agenzia, i cui risultati raggiunti sono sotto gli occhi tutti e la consegna, ieri, di ben 92 beni confiscati ne è l’ennesima dimostrazione, a conferma che lo Stato dà continuità allo straordinario impegno delle Forze dell’Ordine e della Magistratura in tema di sequestri e di confische di patrimoni al crimine organizzato. “….. E dentro le case della ‘ndrangheta andranno le famiglie di poliziotti, carabinieri e finanzieri”, così ha concluso il Ministro dell’Interno Marco Minniti.  La sconfitta della ‘ndrangheta, la mafia di tutte le mafie, passa però, a mio modesto avviso, anche attraverso il mantenimento, nel suo cuore pulsante, la città di Reggio Calabria, della sede principale dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il simbolo che lo Stato ha inteso erigere per restituire alla collettività il maltolto affinché ritorni ad essere welfare.  Solo con i simboli, solo con le bandiere, le battaglie non si vincono, ma senza di essi le battaglie non si combattono.  I silenzi del sig. Ministro al riguardo sono, tuttavia, indice della serietà che sta dimostrando nell’esercizio di un ruolo così delicato ed importante.  A differenza delle vane promesse fatte, nel maggio del 2014, dal Suo predecessore l’on. Angelino Alfano e dall’ex Premier Matteo Renzi, mi auguro che l’on. Minniti ai “silenzi istituzionali” faccia seguire fatti concreti.

dr. Lorenzo FEDERICO – Dirigente Sindacale – Federazione Intesa FP

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