Blue Whale, il lato peggiore della rete, dove si “abusa” dei più deboli

Blue Whale (Balena Blu) è un gioco autolesionista che arriva dalla Russia è che coinvolge per lo più giovanissimi attratti dal mistero e dal rischio è diffuso on line più di quello che si voglia giustamente rendere noto, soprattutto all’estero. Si è sostituito al già conosciuto Hikikomori, diffuso in Giappone, che prevedeva un’alienazione totale dei partecipanti i quali finivano col non uscire più dalla stanza nella quale si rinchiudevano per utilizzare il pc. Il Blue Whale è però di più. E’ un attentato o meglio un’istigazione alla auto-violenza che può condurre alla soggezione psicologica del giocatore al suo “tutor” (spesso un maggiorenne). Un rapporto che nella “migliore” delle ipotesi induce a danni fisici e nel peggiore dei casi conduce al suicidio. Una dipendenza dall’altro “giocatore” che colpisce coloro che sono psicologicamente più deboli. Il gioco dell’orrore, così è stato ribattezzato il Blue Whale, è stato inventato da Philip Budeikin, uno studente di Psicologia, oggi potrebbe essere considerato come una specie di serial killer “virtuale” . E’ a tutt’oggi recluso in un carcere russo dal 2016. L’idea del Blue Whale si rifà ad un fenomeno naturale, quello per il quale le balene (come nel nome) si spiaggiano e finiscono col morire quasi in maniera “consapevole”. Sono 50 regole del gioco mortale.

Fabrizio Pace

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About the Author: Fabrizio Pace

Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.