Cosenza: “La Fame” di Massimiliano Aceti sabato 30 dicembre al Teatro dell’Acquario

Andrà in scena il 30 dicembre al Teatro dell’Acquario di Cosenza, all’interno della stagione teatrale organizzata da Matrioska Teatro, lo spettacolo “La Fame”, scritto, diretto e interpretato da Massimiliano Aceti. Con lui in scena ci saranno  Alessandro Cosentini, Francesco Aiello, Chiara Vinci e Emilia Brandi. “La fame” racconta la storia del giovane ristoratore Sandro che, stanco della sua vita monotona, cerca il brivido di nuove avventure tramite le applicazioni del cellulare.
 Questo suo ricercare continuo lo porta una sera in casa di Michela, giovane attrice squattrinata con un evidente problema di peso. Sandro sente dentro di sé il desiderio di salvare quella ragazza magra fino all’eccesso, nonostante l’abbia appena conosciuta.
 Michela vede in Sandro l’uscita dal labirinto della bulimia.
 Sembrano le premesse di una travolgente storia d’amore, ma l’incontro tra i due viene rovinato: prima da Daniele, giovane coinquilino di Michela, attore pigro con un grande ego; e poi da Il Maschio, ex fidanzato di Michela, musicista paranoico e possessivo. In un avvicendarsi di offese, situazioni comiche e grottesche, Sandro è costretto a lasciare quella casa, rinunciando così alla possibilità di un grande amore.
 Tutti e quattro i protagonisti hanno un rapporto viziato con il cibo: Sandro lo vende e non lo gusta più, Michela lo vomita, Daniele non lo mangia e il Maschio si nutre solo di proteine. Chi riuscirà a riportare l’ordine? «Con questo testo – racconta il regista Massimiliano Aceti – ho voluto parlare del rapporto dei trentenni di oggi con il cibo. Forse l’abbondanza, la globalizzazione o forse la disponibilità continua di cibo hanno fatto nascere una serie di psicosi e problemi nei giovani. Un aspetto in particolare mi ha sempre colpito: la bulimia. Il considerare il cibo come un nemico. Che cos’è che porta a questa condizione? Com’è possibile uscirne? Ovviamente non do soluzioni, sono solo un giovane che si interroga su questi temi. Un altro tema che viene trattato in questo testo è il bisogno delle nuove generazioni di avere un maestro, una guida, un leader.
I giovani sono in costante ricerca di qualcuno che gli indichi la strada, che da un pulpito riveli loro la verità. Il problema, secondo me, è che i “Maestri” ci sono pure ma non si comportano come tali. Il compito di un maestro è quello di avviare l’allievo fornendogli gli strumenti e di lasciarlo andare nel mondo da solo. Il maestro ormai non vuole più farsi da parte, gareggia con l’allievo ostacolandolo e allo stesso tempo tenendolo legato a sé. Non c’è un ricambio generazionale: i vecchi comandano e i giovani obbediscono, senza disturbare. 
Penso, e questo mi fa paura, che non ci sia più differenza tra un ragazzo di 18 anni ed un uomo di 32. Eterni giovani alla ricerca di un capo. L’intero spettacolo si fonda unicamente sugli attori: niente trovate registiche o intellettualistiche.
 Sono fortemente convinto che l’attore debba riprendersi il suo spazio nel teatro, mettendo in gioco se stesso e la sua creatività.
 Per me il teatro è più importante del regista».

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