Bergamo. Operazione “Sister Joy”, 3 arresti per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione

La Polizia di Stato ha eseguito l’operazione convenzionalmente denominata “Sister Joy”, ed ha tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bergamo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, O.J., detta anche “Mama” o “madame”, nata in Nigeria nel 1974, pregiudicata, O.L., detta anche “Susan”, nata in Nigeria nel 1996, pregiudicata, e V.G.P., nato a Cassano d’Adda (MI), già guardia particolare giurata, pregiudicato, tutti responsabili di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione aggravati e continuati.

L’indagine della Squadra Mobile traeva spunto dalla denuncia di una ventenne nigeriana, che narrava la propria storia alla Polizia di Stato. La giovane raccontava che, nel 2015, aveva deciso di lasciare la Nigeria, ragione per la quale era stata messa in contatto con la connazionale O.J.: questa l’aveva convinta a venire in Italia, facendole contrarre un debito di 35.000 euro, che la giovane vittima avrebbe poi estinto, una volta in Italia, svolgendo la professione di modella, suo sogno fin dalla tenera età.

Tuttavia, una volta giunta in Italia, nel Dicembre 2015, la O.J. spiegava alla giovane connazionale che le cose stavano in maniera ben diversa: per estinguere il suo debito avrebbe dovuto prostituirsi in località Osio Sotto, unitamente alla figlia della “madame”. L’aguzzina spiegava altresì che la vittima non avrebbe potuto in alcun modo opporsi a quanto detto, essendo stato posto in essere, in Nigeria, un rito voodoo, ovvero il “JUJU”, un “giuramento debitorio”: questo consiste in un giuramento sciamanico affinché le ragazze mantengano la fedeltà all’impegno preso, viene fatto da uno sciamano o da un cosiddetto “medico nativo” con pezzi di vestiti, di unghie, di capelli o di peli pubici mescolati a gocce di sangue. Il rituale stabilisce una catena molto potente fra i trafficanti che finanziano il viaggio e le donne che devono ripagare quel viaggio con il loro “lavoro”.

Pertanto la vittima era costretta a prostituirsi, guadagnando dai 30 ai 50 euro per ogni prestazione, che consegnava direttamente alla figlia della  O. J., fino al febbraio 2017, allor quando ripagava interamente il suo debito, otteneva il passaporto che la “madame” fino ad allora si era rifiutata di restituirle, e poteva così affrancarsi. Una volta liberatasi, la giovane donna decideva di denunciare. Sulla base delle poche informazioni fornite dalla vittima, la Squadra Mobile riusciva ad identificare la “madame”, ovvero O.J., la figlia di questi “Susan”, ovvero O. L., ed il compagno di quest’ultima, V.G.P., già guardia giurata, che dava un solerte ausilio alle donne.

Le investigazioni permettevano di appurare, infatti, che l’attività criminale era ancora pienamente in atto: O.J. continuava a gestire ancora delle giovani prostitute, incutendo nelle stessa un palese timore reverenziale, tanto che le meretrici ne temevano le vendette anche quando questa si recava nel paese natio; O.L., oltre a prostituirsi personalmente, coadiuvava alacremente la madre, ricevendo il denaro delle meretrici e sostituendola in toto allor quando questa si recava in Nigeria; V.G.P. si occupava di accompagnare le donne sul luogo di lavoro, e si appostava nella boscaglia circostante, pronto ad avvisare le prostitute nel caso di arrivo delle forze di Polizia o pronto ad intervenire in caso di qualunque altro problema.

Le risultanze investigative confluivano in un’articolata informativa di reato della Squadra Mobile, in virtù della quale la Procura della Repubblica chiedeva al G.I.P. l’emissione delle misure restrittive, eseguite in data odierna. L’importante operazione della Squadra Mobile ha messo fine ad un pericoloso sodalizio, che, facendo leva sulla paura ed il timore dei riti propiziatori tipici di quella zona dell’Africa, sfruttava giovani nigeriane, invogliate a giungere in Europa con la promessa di un rispettabile posto di lavoro, per poi essere avviate alla prostituzione con la minaccia di gravi ripercussioni per i congiunti ancora residenti in Patria. (foto di repertorio)

 

 

fonte  –  http://questure.poliziadistato.it/Bergamo/articolo/12545bc5c1db057a2424725006

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