‘Ndrangheta. Reggio Calabria: operazione Eyfhemos: 65 fermi al mandamento tirrenico

Operazione “EYFHÉMOS

Alle prime ore della mattinata odierna, al termine di complesse ed articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, questa Squadra Mobile e il Commissariato di P.S. di Palmi, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo – e con il concorso degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine e delle Squadre Mobili di Milano, Bergamo, Genova, Vicenza, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino, Perugia e Bari – nel corso di una vasta operazione di polizia convenzionalmente denominata “EYFHÉMOS”, hanno dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione di misure cautelari nr. 408/19 R.G.N.R. D.D.A. – 2863/19 R.G.G.I.P. D.D.A. – 33/19 R.O.C.C. D.D.A. emessa in data 03.02.2020 dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della D.D.A., nei confronti dei seguenti 65 soggetti [53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari] indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa [cosca ALVARO], reati in materia di armi edi sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale previste dall’art. 87 D.P.R. nr. 570/1960 art 1. ultimo comma L. 108/1968, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonchéper scambio elettorale politico mafioso:

[Misura cautelare in carcere]

  1. A. A., alias “il Marocchino”, nato a Scilla (RC) il 10.5.1977 [Presidente del Consiglio Comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte];

  2. A. C., alias “Pelliccia”, nato a Sinopoli (RC) il 25.4.1964 [detenuto per altra causa];

  3. A. C., nato a Sinopoli (RC) il 26.11.1962;

  4. A. D., inteso “Micu”, nato a Taurianova (RC) in data 1.12.1977;

  5. A. S., inteso “Turi” alias “Paieco”, nato a Sinopoli (RC) il 4.8.1965;

  6. B. G., inteso “Pinuccio”, nato a Reggio Calabria il 4.9.1962;

  7. B. A., nato a Palmi (RC) il 11.6.1993;

  8. C. D., alias “u Ciacio”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 27.3.1965;

  9. C. S. A., nato a Reggio Calabria il 13.6.1978;

  10. C. V., alias “Ceo”, nato a Cinquefrondi (RC) il 9.8.1984;

  11. C. C., nato a Reggio Calabria il 10.4.1967;

  12. C. V., alias “u Russu”, nato a Reggio Calabria il 7.10.1981;

  13. C. A., alias “spatola”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 3.8.1967;

  14. C. E., nato a Reggio Calabria il 27.1.1994;

  15. C. G., nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 5.5.1969 [già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa];

  16. C. G., nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 3.2.1959;

  17. C. A., inteso “Nino”, nato a Reggio Calabria il 3.11.1982 [consulente del Lavoro];

  18. C. P., nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 22.12.1972;

  19. D. N., nato a Reggio Calabria il 15.10.1983;

  20. D. R. G., nato a Reggio Calabria il 6.9.1986 [latitante];

  21. D. L., nato a Torino in data 11.11.1973 [agente immobiliare];

  22. F. A., detto “Nino”alias“Testuni”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 26.11.1971;

  23. F. D., alias “u peones”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 13.11.1945;

  24. F. D., inteso “Dominique”, nato a Carlton (Australia) il 15.7.1973 [consigliere comunale di minoranza di Sant’Eufemia d’Aspromonte];

  25. G. A., inteso “Tony” alias “u mutu”, nato a Reggio Calabria il 5.5.1973 [titolare di due attività commerciali – bar ristorante – a Milano];

  26. I. C., alias “u diavulu”, nato a Reggio Calabria il 27.3.1977, [Vice Sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, Assessore con delega al Bilancio, Programmazione, Tributi];

  27. I. G., nato a Delianuova (RC) il 16.10.1969;

  28. L. A., alias “ninareddhu u pistolu”, nato a Scilla (RC) il 2.2.1996;

  29. L. C., nato a Milano il 4.9.1963;

  30. L. D., alias “Rocchellina”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 7.10.1969 [Imprenditore nel settore edile];

  31. L. R., nato a Cinquefrondi (RC) il 3.10.1996;

  32. L. N., alias “Beccaccia”, nato a Sinopoli (RC) il 10.06.1975;

  33. L. D., nato a Reggio Calabria il 7.6.1975, [ingegnere, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte];

  34. M. G., nato a Siderno (RC) il 15.10.1987 [detenuto per altra causa];

  35. M. B., alias “u filiciuni”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 15.3.1969[gestore di un ristorante a Solano di Scilla];

  36. M. D., nato a Reggio Calabria il 24.9.1994 [dimorante ad Hannover in Germania];

  37. M. F., nato a Reggio Calabria il 19.6.1992[dimorante ad Hannover in Germania];

  38. M.P., alias “u filiciuni”, nato a Cinquefrondi (RC) il 13.10.1995;

  39. M. V., alias “u ruggiatu”,nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 27.11.1964;

  40. N. C., alias “Carminazzu”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 4.10.1961;

  41. N. G. C., alias “‘mpizza”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 22.6.1965;

  42. N. G., nato a Reggio Calabria il 30.5.1981[detenuto per altra causa];

  43. O.D., nato a Reggio Calabria il 5.6.1997;

  44. O. G., nato a Sinopoli (RC) il 31.1.1967;

  45. Q. C., inteso “Carmelo”, nato a Sinopoli (RC) il 3.9.1968 [imprenditore nel settore degli impianti elettrici];

  46. R. D., nato a Gioia Tauro (RC) il 24.7.1992;

  47. R. G., nato a Taurianova (RC) il 20.7.1979;

  48. R.F., nato a Palmi (RC) il 2.6.1981;

  49. R. M., nato a Reggio Calabria il 20.6.1975[impiegato comunale a Mornago -VA-];

  50. S. G., nato a Palmi (RC) il 2.10.1989;

  51. S. G., nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 28.4.1970;

  52. S. G.e, alias “u longu”, nato a Taurianova (RC) il 18.5.1980;

  53. V. F., nato a Palmi (RC) il 5.7.1981;

[Misura cautelare degli arresti domiciliari]

  1. C. C., alias “spagnoletta”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) l’1.4.1944;

  2. C. F., alias “Cannedda”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 23.6.1930;

  3. C.E., alias “Ciccellino”, nato a Messina il 4.6.1933;

  4. C. F., nato a Taurianova (RC) il 16.1.1950 [assicuratore];

  5. C. D., nato a Desio (MB) il 12.7.1977, [Sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC), neo eletto Consigliere Regionale della Calabria];

  6. F. M., nato a Cinquefrondi (RC) il 12.10.1995;

  7. G. G. A., nato a Reggio Calabria (RC) il 21.11.1962 [medico];

  8. I.R., nato a Scilla (RC) in data 8.2.1967 [ristoratore con attività commerciali a Bagnara Calabra e Milano];

  9. L. R., alias “Rocchellino”, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il 3.10.1944;

  10. L. A., inteso “‘Ntony” alias “Malomu”, nato a Palmi (RC) il 13.4.1968;

  11. N. C., nato a Cinquefrondi (RC) il 28.7.1993;

  12. S. M., nato a Reggio Calabria il 25.5.1977, [Senatore della Repubblica eletto nel marzo 2018]. L’esecuzione della misura cautelare nei confronti del Senatore M.S., secondo quanto disposto dal G.I.P. in conformità con il dettato normativo, rimarrà sospesa in attesa della delibera della Camera di appartenenza, alla quale è stata richiesta l’autorizzazione a procedere.

Gli esiti della complessa attività d’indagine svolta dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di P.S. di Palmi [RC]- sotto le costanti direttive del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano PACI e del Sostituto Procuratore Giulia PANTANO della locale Direzione Distrettuale Antimafia – documentano l’esistenza in Sant’Eufemia d’Aspromonte [RC] di una struttura associativa di ‘ndrangheta che opera funzionalmente alle dipendenze del più affermato e risalente locale di ‘ndrangheta di Sinopoli [RC] e territori limitrofi facente capo alla potente cosca ALVARO. Dal focus delle indagini incentrate sul territorio di Sant’Eufemia d’Aspromonte è emerso che in seno al locale eufemiese in cui coesistono almeno tre diverse fazioni – quello dei CANNIZZARO, quello riferibile a “u diavulu” [I. C.] e quello riconducibile a L. D. – alla fine del 2017 e nel 2018 si registrò una spaccatura interna. Due articolazioni mafiose, l’una facente capo a L. D. e l’altra a I. C., erano sostanzialmente entrate “in guerra fredda” tra loro, nel tentativo di prendere l’una il sopravvento sull’altra, ricorrendo a continue affiliazioni [soprattutto irregolari, allequali aveva proceduto la frangia contrapposta a quella del L.] che miravano adimplementare l’organico, con la finalità ultima di imporre ciascuna la propria linea strategica criminale ed acquisire, pertanto, maggiore peso criminale nell’ambito dello stesso locale.

La corsa sfrenata ad affiliare nuovi ‘ndranghetisti, oltre a consentire nei fatti l’ingresso nel locale di ‘ndrangheta di soggetti non sempre ritenuti idonei sotto il profilo criminale o, comunque, non dotati dei requisiti di affidabilità necessari, creò non pochi disordini interni e l’insorgere di malumore, soprattutto all’interno dello schieramento capeggiato da L. D. che non tollerava non solo l’irregolarità delle affiliazioni effettuate dall’altro gruppo, ma anche il fatto che queste fossero state poi sostanzialmente convalidate dal boss L. A. [nelle more deceduto] e da C. F. alias “Canneddha”, anch’egli boss di vecchia data che partecipò al famoso summit di Montalto nel 1969.

Il gruppo laurendiano esercitò, infatti, non poche pressioni affinché i vertici del locale, custodi delle regole inviolabili dell’onorata società [tra cui C. C. detto “spagnoletta”, C. F. detto “Canneddha” e il defunto L. A.] prendessero una posizione ferma e rifiutassero di ratificare gli irregolari riti di affiliazione operati dalla frangia opposta.

Contrariamente agli intendimenti dei laurendiani, all’interno del locale fu piuttosto effettuata una scelta di compromesso che prevedeva, da una parte, la regolarizzazione dei riti già eseguiti, ma nel contempo il divieto di effettuarne di ulteriori, attraverso la fissazione di una sorta di periodo di sospensione. La decisione adottata dagli anziani del locale circa le irrituali affiliazioni determinò la reazione furibonda di L. D. che, sostenuto dai suoi più vicini sodali, come G. A., C.A., C.V., N.S., officiò alcuni “battezzi” e ne programmò altri, pretendendo l’assenso anche successivo da parte degli altri primari del locale, al fine di restituire equilibrio tra le due frange mafiose, fino a giungere a meditare una scelta ancora più dirompente, come la creazione di un banco nuovo e il rimescolamento delle cariche con equa ripartizione tra le due anime interne della cosca. L’idea era anche quella di creare un nuovo locale di ‘ndrangheta indipendente dagli ALVARO imperanti a Sinopoli, che potesse ottenere il riconoscimento del Crimine di Polsi.

Le risultanze dell’indagine offrono uno spaccato estremamente chiaro e danno l’immagine concreta dell’esistenza ed operatività in Sant’Eufemia d’Aspromonte di un’organizzazione mafiosa pericolosissima ed efferata, che ha la disponibilità di un elevato quantitativo di armi anche da guerra; che ha compiuto in passato plurimi omicidi; che compie atti di danneggiamento; che traffica nel settore della droga (sia cocaina che marijuana); che controlla capillarmente il territorio, anche attraverso l’imposizione di estorsioni agli imprenditori; che ha una sua propaggine in Lombardia, nel Pavese, dove da tempo si è insediato L. D., coadiuvato da S. G. e dal cugino R. G., nonché in Australia dove è presente un locale di‘ndrangheta, dipendente direttamente dalla casa-madre calabrese. Le intercettazioni hanno invero consentito di captare alcuni dialoghi da cui emergeva che F. A., in passato, sarebbe andato in Australia per risolvere il problema della spoliazione di un suo zio (che aveva commesso una trascuranza) all’interno del locale, ma il progetto sarebbe fallito perché il parente sarebbe stato comunque sanzionato, sebbene non fosse stato espulso dai ranghi della ‘ndrangheta. È anche emerso dalle indagini che i vertici del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte partecipavano alle decisioni più importanti da adottare nel locale in Australia, tra questi C. C., anziano ‘ndranghetista, diretto interlocutore dei vertici australiani.

Il locale di ‘ndrangheta eufemiese dipende funzionalmente, come detto, dalla vicina cosca degli ALVARO, alla quale tributa onori e riconoscimento oltreché sottomissione gerarchica; ha instaurato forme di utilitaristica interazione con consorterie di diversa matrice mafiosa; ha infiltrato con propri uomini anche la cosa pubblica, ossia il Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte, sul quale esercita influenza e governa le attività economiche imprenditoriali.

L’intera attività investigativa ha avuto come perno centrale la figura di L. D., processato per associazione mafiosa e assolto in secondo grado nel procedimento “Xenopolis” [nell’ambito del quale emergeva come uomo di fiducia di A. C. classe 1964], la cui immagine si irrobustisce, nella presente inchiesta, in ragione della sua crescita esponenziale di ‘ndranghetista.

Le indagini hanno consentito di verificare come ancora oggi i cerimoniali continuano ad esistere, così come i riti arcaici e la fascinazione del linguaggio dei sodali. Tutto questo continua ad essere a Sant’Eufemia d’Aspromonte punto di forza della organizzazione ‘ndranghetistica, moderna ed antica ad un tempo, dotata di un fortissimo senso di identità, di impermeabilità dall’esterno e di appartenenza, caratterizzata da una rigida gerarchia quasi di tipo militare. Gli esiti delle intercettazioni descrivono l’organizzazione mafiosa in esame come ammantata di sacralità e di rituali. Molteplici sono le riunioni e gli incontri monitorati dagli investigatori della Polizia in cui si discuteva di cariche, di gradi, di cerimonie, della formazione di un banco nuovo, della creazione di un nuovo locale autonomo dalla cosca ALVARO che necessitava, per la sua costituzione e legittimazione, della benedizione del Crimine di Polsi. I vari protagonisti discutevano dei gradi della ‘ndrangheta, usando termini quali “santa”, “camorrista”, “vangelista”, “sgarrista”, “capo locale”, “contabile”. Gli ALVARO, tuttavia, al di là della spinta autonomista palesata dai laurenziani nel corso delle attività di indagine, continuano a controllare anche Sant’Eufemia d’Aspromonte e fanno sentire forte la loro voce. Testimonianza di questo assunto è peraltro fornita dagli incontri tra L. D. e A. C., leader indiscusso degli ALVARO che continuano ad essere fortemente coesi tra loro e uniti in un’unica grande cosca, nel rispetto del comune vincolo di appartenenza, nonostante i diversi sottogruppi familiari [intesi “Carni i cani”, “Pajechi”, “Merri”, “Pallunari”, Testazza” o “Cudalunga”] godano di una certa autonomia programmatica e di azione. Da costui L. si recava a precise cadenze temporali, seguendone le direttive, sostenendolo economicamente e gestendone gli affari economico-imprenditoriali criminali.

L’azione della‘ndrangheta è risultata talmente pervasiva da essere riuscita a collocare propri rappresentanti ai vertici dell’Amministrazione Comunale. Ed invero, con il ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell’associazione mafiosa è stato colpito dalla misura cautelare della custodia in carcere il Vice Sindaco, I.C. alias “u diavulu”, artefice di diverse affiliazioni che avevano determinato, come detto in precedenza, un attrito molto forte con le altri componenti del locale di ‘ndrangheta eufemiese e l’alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne allo stesso.

Nell’inchiesta si innestano anche – e questo denota la particolare pericolosità del sodalizio criminoso – altri inquietanti episodi che comprovano il totale asservimento di alcuni esponenti politici alla ‘ndrangheta eufemiesee degli ALVARO. C. D., Sindaco del comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte, nel coltivare e realizzare il progetto di candidarsi e vincere le ultime elezioni regionali [gennaio 2020], si era rivolto alla‘ndrangheta, ovvero a L. D. – che si era subito detto disponibile a sposarne l’iniziativa politica che avrebbe portato il candidato ad essere eletto Consigliere Regionale – dapprima attraverso il fratello C. A. in quanto capace di procacciare voti grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca ALVARO e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici.

Dalle parole captate di C. A. emergeva uno spaccato professionale del fratello C. D. non limpido, anche in relazione alla sua funzione di Presidente del Parco dell’Aspromonte nel cui svolgimento risulterebbe avere assecondato varie richieste a fini puramente clientelari. Ciò che emerge chiaramente dalle indagini è che per motivi di strategia e di opportunità, si era quindi statuito che C. D. evitasse frequentazioni o anche il semplice accompagnamento con soggetti notoriamente inseriti nell’ambiente della criminalità organizzata e portasse avanti una campagna elettorale sobria. L’intendimento però non era quello di chiudere le porte alla ‘ndrangheta, il cui bacino di voti avrebbe potuto fare la differenza con gli altri candidati, tanto che si era pensato non di rinunciare a quel tipo di sostegno, quanto di delegarne la richiesta ad intermediari che, in quanto meno esposti pubblicamente, avrebbero potuto relazionarsi, dando meno nell’occhio, con gli ambienti mafiosi. La conduzione spregiudicata della campagna elettorale veniva pertanto delegata a [suo fratello] C.A..

Ma ancor prima delle ultime elezioni regionali, era emersa l’operatività della cosca eufemiese, con L. D. in testa, in vicende squisitamente politiche. Il riferimento è alle elezioni politiche del 2018, quando venne eletto Senatore della Repubblica S. M. In quella campagna elettorale, veniva raggiunto tra M. S. e gli ALVARO [per il tramite di L.] un accordo illecito funzionale allo scambio di utilità corrisposte dai candidati con il sostegno offerto dalla famiglia mafiosa. Un servizio di osservazione svolto dagli investigatori documentava che in data 28.02.2018 c’era stato un incontro, pure tenuto riservato, tra L. D. e l’allora candidato al Senato S. M., mediato dal medico G.G. L’incontro, durato circa mezz’ora, si era svolto a Reggio Calabria, presso la sede della segreteria politica di S. M.. Nel corso delle intercettazioni, L. D. chiedeva al sodale L. N. di appoggiare politicamente il candidato S. ed emergeva altresì che il giorno delle elezioni lo stesso L. si era impegnato a dare indicazioni ad alcuni elettori affinché esprimessero la loro preferenza per S. al Senato, definendolo “amiconostro”. Le analisi del dopo voto evidenziavano che S. M. era stato eletto Senatore della Repubblica nel collegio uninominale n. 4 della Calabria con una percentuale del 39,59%, riuscendo ad ottenere a Sant’Eufemia d’ Aspromonte 782 voti, pari al 46,10%, mentre nel limitrofo Comune di Sinopoli 435 voti, pari al63,41%. In pratica, nei comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte, M. S. aveva conseguito una percentuale di voti ben più alta della media provinciale. Dopo il successo elettorale, tra maggio e giugno 2018, L. D. presentò, per così dire, “il primo conto”, sollecitando un intervento del Senatore S. affinché una persona di suo interesse, parente di L.N., ottenesse il trasferimento presso la sede di Messina di Poste Italiane.Tale trasferimento veniva ottenuto [con decorrenza 17.2.2020] attraverso un articolato stratagemma emerso nel prosieguo delle indagini. In altri termini, nell’anno 2019 il posto di lavoro a Messina per la dipendente di Poste Italiane che interessava a L. D. era stato creato ad hoc, evidentemente quale contropartita all’appoggio elettorale, non essendoci alcun bisogno di Personale [come emerso dalle indagini] per la qualifica ricoperta da quel soggetto prima che lo stesso presentasse domanda di mobilità.

Ad A.A., A.C., A.D. cl. ‘77, A.S., B.G., B.A., C.C., C.F., C.D., C.V., C.V., C.A., C.E., C.G., C.E. detto “Ciccellino”, C.G., C.P., D.N., D.R.G., F.A., F.D., F.D., G.A., I.C., I.G., L.A., L.D., L.R. classe ‘44, L.N., L.D., M.P., M.B., M.D., M.F., M.V., N.C., N.G.C., N.G., Q.C., R.G., S.G., è stato contestato il delitto di associazione mafiosa, per aver fatto parte della cosca ALVARO [suddivisa in vari rami familiari] operante in Sinopoli, San Procopio,Cosoleto, Santa Eufemia di Aspromonte, Delianuova e in zone limitrofe, a sua volta inserita nel territorio compreso nella fascia tirrenica della provincia reggina, con le seguenti condotte qualificate:

  • A.C. “pelliccia”, con il ruolo di capo ed organizzatore della cosca, sovrintendeva alla complessiva gestione del sodalizio e assumeva compiti decisionali, regolando in tutto o in parte l’attività collettiva, con posizione di superiorità; a lui venivano rapportate tutte le attività illecite e para lecite svolte dalla cosca ed era ilboss a dare disposizioni e ordini, anche con il sistema delle “’mbasciate”, decidendo in ordine ai singoli delitti, agli investimenti e al riciclaggio dei proventi delittuosi;

  • A.Sa. “Turi u pajecu”, con il ruolo di capo ed organizzatore, in contatto con le figure apicali tra cui L.D. e C.P., operativo nel settore dei traffici di droga;

  • B.G. “Pinuccio”, appartenente alla frangia dei CANNIZZARO, con il ruolo di capo ed organizzatore, ed in quanto tale con il potere di attribuire doti e disporre nuove affiliazioni, nonché di attivare le procedure per l’apertura e il riconoscimento di Polsi;

  • L.N. “beccaccia”, con il ruolo di capo ed organizzatore, con compiti operativi nel settore delle estorsioni, del traffico di stupefacenti e dell’usura;

  • C.F. “canneddha”, storico ‘ndranghetista che partecipò al summit di Montalto del 1969, con il ruolo di capo, promotore ed organizzatore;

  • C.C. “spagnoletta”, con il ruolo di capo, promotore ed organizzatore, con il potere in ordine ai soggetti da affiliare; manteneva i rapporti con i referenti mafiosi degli ALVARO insediatisi a Milano, dove esiste una propaggine; partecipava alle riunioni dei vertici del locale australiano per decidere della “spoliazione” di un affiliatoche aveva commesso una grave trascuranza;

  • F.A. “Nino u testuni”, capo ed organizzatore, deputato a risolvere i conflitti tra le due fazioni di I.C. e L.D.; poteva interloquire con i vertici degli ALVARO insediatisi in Australia;

  • F.D. “u peones”, con il ruolo di capo ed organizzatore, in contatto con L.D.;

  • L.D. “rocchellina”, capo, promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte, con compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle azioni delittuose da compiere; era deputato a presiedere i riti di affiliazione; aveva il potere per attivare le procedure per l’apertura ed il riconoscimento a Polsi di un nuovo locale; statuiva in ordine agli imprenditori da sottoporre a richieste estorsive; a lui i componenti della sua frangia mafiosa dovevano rendere conto per le attività illecite; coordinava le attività di spaccio degli affiliati ed effettuava investimenti nel settore del traffico di stupefacenti; aveva il potere di decretare e vietare omicidi; provvedeva a mantenere i rapporti con i massoni che svolgevano nell’interesse della cosca attività di riciclaggio dei proventi delittuosi; si occupava di mantenere i rapporti con il mondo politico; aveva compiti operativi nel settore delle armi;

  • I.C. “u diavulu”, con il ruolo di capo promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte;

  • A.D., con il ruolo di capo ed organizzatore, in contatto con le figure apicali della ‘Ndrangheta, in vista della competizione elettorale regionale, deputato a stringere accordi elettorali con il candidato C.D.;

  • N.C. “Carminazzu”, con il ruolo di capo promotore ed organizzatore;

  • G.A. “u mutu”, C.V. “Ceo”, C.D. “ciacio”, C.A. “spatola”, C.Em. “ciccellino”, C.G., S.G., C.E., C.P., B.A., R.G., N.G., M.V. “u ruggiatu”, D.N. “Cola”, A.A. “u marucchino”, M.B. “u filiciuni”, D.R.G., C.G., L.A. “Ninareddhu u pistolu”, M.D., M.F., M.P., N.G.C. “mpizza”, C.V. “u russu”, Q.C. “Carmelo”, L.D., I.G., L.R. classe ’44, F.D. “Dominique u peones”, tutti partecipi dell’associazione mafiosa con vari compiti.

L’associazione mafiosa in contestazione è armata in quanto dispone di numerose armi [pistole e fucili], anche ad elevato potenziale offensivo, in parte sequestrate nel corso delle indagini. Invero, l’ala militare del gruppo di L.D. disponeva anche di un bazooka, al quale gli indagati facevano riferimento durante le intercettazioni. Con l’accusa, a vario titolo, di detenzione e porto in luogo pubblico nonché di cessioni ed attività di compravenditadi armi comuni da sparo, da guerra e munizioni, sono colpiti da misura cautelare L.D., C.G., C.A., C.E. cl. 1994, S.G., L.C., R.M., S.G., G.A., I.R., C.D., C.E. cl. 1933, B.A., L.R., L.A., O.D., R.G..

L’attività di indagine consentiva di portare alla luce diversi episodi estorsivi di cui si erano resi responsabili, a vario titolo, i componenti della cosca, anche al fine di infiltrarsi negli appalti pubblici e nell’economia locale. I delitti di estorsione sono stati contestati a:

  • L.D., per aver costretto con minacce il titolare di un’impresa edile, in relazione ai lavori aggiudicati dal Comune di SanProcopio per il ripristino ed adeguamento di un edificio scolastico, a versare una somma di denaro imprecisata, sicuramente non inferiore a 1.000 euro.

  • L.D. e C.V. “Ceo”, per aver costretto con violenza e minacce il titolare di una società ad assumere maestranze indicate dalla consorteria criminale nonché a pagare un’imprecisata somma di denaro, in relazione a lavori di ristrutturazione di un edificio a Sant’Eufemia d’Aspromonte, aggiudicati con appalto pubblico.

  • L.D., per partecipare agli utili derivanti dall’esecuzione dell’appalto di risanamento dissesto idrogeologico di un’area all’interno del centro abitato di Sant’Eufemia d’Aspromonte di circa 700.000,00 euro, costringeva con minacce [ambientali] il titolare di un’azienda di altra regione, ad inserire nell’Associazione Temporanea di Imprese la ditta “Costruzioni Flores”, riconducibile a N.S., nonché a concedere in subappalto opere per l’ammontare di 100.000,00 euro alle ditte di L.D..

  • L.D. e Q.C. “Carmelo”, costringevano con violenza e minacce [ambientali] un imprenditore reggino ad affidare parte dei lavoridi adeguamento, di riqualificazione tecnologica e di miglioramento dell’efficienza finalizzati al risparmio energetico degli impianti di pubblica illuminazione – che con la ditta di cuiera titolare si era aggiudicato per l’importo di euro 81.802,90 – ad assumere maestranze ed impiegare i mezzi della ditta di Q.C., acquisendo la disponibilità di euro 20.000,00 (prezzo della tangente).

  • L.D., L.N. “beccaccia” e N.C., costringevano il titolare di un’impresa esecutrice di lavori di completamento di una strada pubblica, aggiudicati per un importo complessivo di euro 330.000,00,a versare una somma di denaro a titolo di “tassa ambientale”, progettando atti minatori o di danneggiamento per indurre la vittima, che stava indugiando a prendere contatti con i referenti mafiosi sul territorio, a rivolgersi all’organizzazione mafiosa per comprare “la tranquillità”.

  • C.F. (tentata estorsione), perché, dopo aver concesso a un soggetto un prestito di euro 57 .000,00 ed avere ottenuto la restituzione di euro 65.000,00, compiva, con metodo mafioso, atti univocamente diretti a procurarsi un ingiusto profitto consistente nella disponibilità di una ulteriore somma di denaro pari ad euro 35.000,00, senza titolo alcuno, con correlativo danno per la persona offesa. [Il metodo mafioso si concretizzava nella simulazione di appartenenza alla nota famiglia mafiosa CREA di Rizziconi, di cui spendeva comunque il nome, accompagnata alla richiesta di corresponsione di denaro, nonché nell’effettuazione di continue telefonate dal contenuto minatorio alla vittima e nel portarsi fin sotto l’abitazione della vittima. L’evento non si realizzava per cause indipendenti dalla sua volontà, ovvero perchéla parte offesa, pur non denunciando, decideva di rivolgersi a C.A., di cui conoscevale amicizie mafiose, perché intervenisse in suo favore per fare cessare le pretese estorsive aisuoi danni].

Ad A.D. cl. 1977, è stato contestato il delitto di violenza privata perché, con minacce e con metodo mafioso, spendendo il nome della cosca di appartenenza e prospettando un male ingiusto per sé e per i suoi familiari, costringeva C.F. a non chiedere somme di denaro alla vittima di una tentata estorsione. In particolare mandava, per il tramite di terzi, “un’ambasciata” mafiosa a C.F. contenente un ordine di cessare ogni forma di prevaricazione e vessazione nei confronti della vittima e di non chiedere la corresponsione di altre somme di denaro, lasciando intendere che, diversamente, avrebbe avuto contro sia la ‘ndrina degli ALVARO che dei CREA.

Il delitto di fabbricazione e detenzione di materiale esplodente è stato contestato a S.G., R.D., R.F., C.C., perché, fabbricavano e detenevano un ordigno esplosivo, che intendevano utilizzare per provocare l’esplosione dell’abitazione storica, confiscata ai componenti della cosca GALLICO, sita in via Concordato di Palmi (RC), destinata ad ospitare i nuovi uffici del Commissariato di P.S., quale atto ritorsivo all’ordinanza di sgombero adottata nei confronti dei componenti del clan GALLICO; in particolare, R.D. e R.F., esponenti del clan GALLICO, commissionavano la fabbricazione dell’ordigno ai referenti del locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte con cui intercorrevano interessenze economiche ed alleanze. S.G., ricevuta la commessa, dava incarico per la fabbricazione a C.C., che provvedeva a realizzarlo verso un corrispettivo di euro 2.000,00, e a detenerlo in luogo sicuro.

Pregnanti elementi indiziari sono stati acquisiti anche in ordine al coinvolgimento di alcuni indagati in fattispecie criminose legate agli stupefacenti. Con l’accusa, a vario titolo, di cessione, acquisto, coltivazione, tentata importazione, offerta in vendita di sostanze stupefacenti [prevalentemente cocaina e marijuana], sono attinti dal provvedimento cautelare S.G., R.G., M.G., S.G., L.D., D.L., C.D. “Ciacio”, L.N. “beccaccia”, C.E., B.A., C.S.A., R.D., R.F., F.M., O.G..

G.G.A., L.D. e il senatore S.M., sono indagati per scambio elettorale politico mafioso, perché S.M. accettava, a mezzo dell’intermediario G.G.A., la promessa di procurare voti da parte di L.D., in cambio della promessa di erogazione di utilità o comunque della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa; tra i primi vantaggi ottenuti, su richiesta del clan, una parente di L.N., veniva trasferita da una sede di Poste Italiane a quella di Messina.

L.D., C.A., C.D., perché in concorso tra loro stipulavano un accordo relativo ad uno scambio elettorale politico-mafioso; C.D., attuale Sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, intenzionato a candidarsi alle competizioni elettorali per il rinnovo del Consiglio della Regione Calabria, accettava, a mezzo dell’intermediario C.A., la promessa di procurare voti da parte di L.D., in cambio della promessa di erogazione di utilità o comunque della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa.

C.A., C.D., A.D., V.F. [non destinatario di misura per tale capo di imputazione], A.C., perché in concorso tra loro stipulavano un accordo relativo ad uno scambio elettorale politico-mafioso; C.D., ottenuta la candidatura nel partito “Fratelli d’Italia” per le competizioni elettorali per il rinnovo del Consiglio della Regione Calabria accettava, a mezzo dell’intermediario C.A., la promessa di procurare voti da parte di A.D., A.C. e V.F. in cambio della promessa di erogazione di utilità o comunque della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa; tra le varie utilità era contemplato il reperimento di attività di lavoro presso ditte del Nord Italia, nonché messa a disposizione di immobili per incontri illeciti in favore di A.D. e reperimento di occupazione lavorativa al Parco di Gambarie per A.C..

V.F., C.A., per il reato previsto e punito dall’art. 110 c.p.e dal combinato disposto di cui all’art.87 D.P.R.nr. 570/1960 ed art. 1 ultimo comma L.nr. 108/1968ed art. 416bis.1. c.p., perché in concorso tra loro, con metodologia mafiosa, minacce o comunque con mezzi illeciti atti a diminuire la libertà degli elettori esercitavano, direttamente ed indirettamente- servendosi di soggetti all’uopo incaricati – pressioni per costringerli a votare in favore del candidato regionale C.D..

Le misure cautelarie messe dal G.I.P. su richiesta della D.D.A. di Reggio Calabria sono state eseguite dalla Polizia di Stato nell’ambito di questa provincia, ad eccezione di alcune alle quali è stata data esecuzione nelle province di Milano, Bergamo, Pavia, Lodi, Novara, Pesaro, Ancona, Perugia, Genova e Vicenza a carico dei destinatari ivi dimoranti o detenuti [due] per altre cause.

Due soggetti colpiti dalla misura cautelare della custodia in carcere, i fratelli M.D. classe 1994 e M.F. classe 1992, localizzati ad Hannover in Germania, sono stati arrestati, in esecuzione di un M.A.E. emesso dal G.I.P. su richiesta della D.D.A. di Reggio Calabria, dal collaterale Organo di Polizia Tedesco nel quadro di una proficua attività di cooperazione internazionale.

Comunicato stampa – Questura di Reggio Calabria

banner

Recommended For You

About the Author: PrM 1