Coronavirus. Parchi divertimento nel dramma: danni incommensurabili

Quelli acquatici pensano a salto stagione e cassa integrazione

(DIRE) Bologna, 26 Feb. – Se l’emergenza Coronavirus dovesse slittare anche solo di altre due settimane ci sarebbero “danni incommensurabili” al settore dei parchi divertimento, per ora ancora incerti sul giorno di apertura. Molti parchi infatti, avevano programmato l’avvio della stagione il 14 marzo ma “poiche’ servono almeno 20 giorni per di preparazione, abbiamo gia’ procrastinato dal 14 al 28 marzo”. Spiega Giuseppe Ira, presidente dell’associazione Parchi permanenti italiani, delinando un quadro “preoccupante”: se “questa emergenza dovesse durare per altre due settimane, purtroppo si salterebbe la Pasqua, il che significa che un terzo del fatturato del settore viene meno”. Anche se non si puo’ ancora calcolare la portata, “probabilmente si trattera’ di danni incommensurabili”. In pratica, spiega Ira, i parchi divertimento ogni inverno fanno degli investimenti che vengono poi recuperati con l’incasso durante i mesi di apertura. Quest’anno “gli investimenti hanno superato i 100 milioni di euro”. Se l’avvio della stagione rimanesse al 28 marzo “ci sarebbe qualche speranza ci recuperare ma siccome non vedo come si possa risolvere questa situazione nel giro di una settimana”, il presidente ha dei dubbi sul recupero integrale degli investimenti. Quello che preoccupa l’associazione e’ “che anche se dovesse anche finire questa emergenza ci vorra’ del tempo prima che le famiglie riprendano fiducia e decidano di uscire e frequentare dei locali affollati”. Ira pone la questione al Governo: “non e’ possibile che ancora non siamo inseriti nel settore turistico, e abbiamo bisogno di risposte rapide da dare a tutti i lavoratori coinvolti”. Per il presidente dei Parchi permanenti in Italia il rischio e’ che “tante strutture chiudano” o che, come gia’ si rumoreggia, alcuni decidano di non aprare nemmeno, saltando la stagione. “Alcuni colleghi dei parchi acquatici, avendo una stagione che dura soltanto tre mesi estivi, stanno gia’ pensando di non aprire e di voler chiedere una cassa integrazione straordinaria”, riporta il presidente dell’associazione e del parco Leolandia (Bergamo). Ira ‘coglie’ l’emergenza del Coronavirus per insistere sul fatto che il comparto dei parchi divertimento dovrebbe essere inserito nel settore turistico, mentre invece ora fa parte di quello dei beni culturali alla voce “spettacolo viaggiante”. Si tratta “di una questione sottovalutata perche’ i parchi divertimento sono driver turisitici che attraggono il turismo anche indotto e sottovalutare il settore e’ un errore madornale”. Da qui l’appello di Ira: “Attenzione, non dimenticatevi di noi perche’ se anche troveremo delle soluzioni per rassicurare le famiglie dei lavoratori e’ bene che qualcuno (Governo, ndr) studi una soluzione che possa essere il meno impattante possibile”. (Saf/ Dire)

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