Investiamo con convinzione sul futuro di questo Paese, investiamo sulla Scuola

“Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione” (Victor Hugo)

In questi giorni convulsi e confusi si sta decidendo quando e come far tornare a scuola i nostri figli. Il problema è molto importante e il lavoro del governo certo non agevole. Tuttavia, accanto alla questione prettamente operativa, ancora una volta, e non è una lacuna dell’oggi, difetta pressochè completamente una discussione seria e fattiva sull’istituzione Scuola, sul suo modello per il futuro e sulla sua funzione nella società italiana. Il mio parere lo esprimo da subito: la società moderna, che è assai complessa, necessita del concorso di tutte le sue componenti, ma ve ne sono alcune particolarmente importanti poiché partecipano fattivamente alla realizzazione dei valori fondamentali ed essenziali della formazione dell’Uomo, che lo rendono persona autonoma e libera e che, per mutuare l’insegnamento aristotelico, gli consentono anche di essere “animale sociale” e dunque, vivendo in comunità con i propri simili, di realizzare la sua natura più intima, cioè di sviluppare ed esercitare la ragione.

Sono dunque particolarmente importanti il lavoro, la sanità, la sicurezza, la giustizia, l’economia, la tutela ambientale e altre componenti, ma v’è una, a mio parere, che le contiene tutte e ne costituisce la causa propedeutica, la base su cui tutte si poggiano: la Scuola. L’Uomo non nasce tale, ma realizza la sua umanizzazione mediante l’educazione, da intendere come l’esperienza attraverso la quale egli si appropria della cultura che gli uomini hanno creato, non solo acquisendo conoscenze ed abilità, ma anche e soprattutto sviluppando modi di essere, atteggiamenti, valori. Questo processo di “inculturazione” e quindi di umanizzazione, a cui pure partecipa la famiglia, è affidato alla Scuola. Ma posta l’oggettiva e incontestabile verità di tutto questo, mi domando perché la Scuola nel nostro Paese continua a non meritare il ruolo fondamentale che il diritto naturale e la storia le assegnano? Perché da decenni siamo costretti ad assistere al depauperamento della funzione della Scuola, del ruolo sociale e del prestigio dell’insegnante, delle risorse economiche ad essa destinate? Perché nel nostro Paese non si ammodernano le strutture esistenti né si costruiscono nuove scuole? Eppure, e non solo in Italia, le menti più brillanti che si occupano del problema asseriscono che esiste una vera e propria emergenza educativa e che la Scuola, oltre ad istruire, deve tornare ad essere anche luogo di educazione. Sono tanti i futuri possibili, ma se vogliamo un futuro fatto di libertà, di uguaglianza, di fratellanza, di tolleranza, di pace sociale e tra nazioni, di progresso per l’umanità intera, v’è un solo futuro possibile ed è quello di scegliere la via della Scuola.

E per realizzare questo futuro occorre eseguire pochi ma chiari comportamenti: volontà vera e non mutevole della politica e degli attori sociali di creare la Scuola della istruzione e della educazione, restituzione dell’insegnante all’antico e meritato prestigio sociale, valorizzazione economica cospicua ed europea dell’insegnante italiano e ciò anche allo scopo di stimolare i giovani ad abbracciare una carriera essenziale e bellissima, ma purtroppo oggi funzionale solo ad una mera sopravvivenza economica, valorizzazione della figura dell’uomo – studente che deve essere centro effettivo dell’azione istruttiva ed educativa, realizzazione di piano almeno decennale di edilizia scolastica cominciando dalle realtà geografiche e sociali più deboli ed emarginate, adeguamento del rapporto spesa scolastica\Pil ai livelli dei paesi europei più munifici ed accorti (Germania e Francia).

In altre parole, basta con le parole e passiamo ai fatti. Investiamo con convinzione sul futuro di questo Paese, investiamo sulla Scuola. Se lo faremo non solo avremo un futuro, ma lo doneremo anche ai nostri figli e ai loro figli, che avranno la fortuna di vivere in un’Italia civile, colta, educata e in pace sociale. Voglio concludere con le parole alate di un insegnante, un siciliano, Gesualdo Bufalino, che, a proposito dei mali del Paese, diceva: “la cura è una sola, libri, libri, libri” e, ancora, “la mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari”.

Avv.  Antonino Salsone

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