Bambino non può accedere a cure per mancanza di soldi nella sanità. Marziale: “Indegno! La politica dia risposte e si allontani dalla faziosità”

“Nell’apprendere che il motivo per cui un bambino di 5 anni, affetto da una grave patologia causata da un’emorragia cerebrale e bisognoso di assistenza continua, non può accedere alle cure per mancanza di soldi nella sanità utili alla fornitura di alcuni presidi, c’è solo da impazzire”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e già Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. “Ho trascorso una legislatura ad inseguire la sanità per mancata fornitura di presidi sanitari a bambini, la cui condizione è aggravata spesso dall’indigenza delle famiglie – continua Marziale – e la motivazione addotta è sempre la stessa, ossia la mancanza di soldi. Ma vi è dell’altro, come lo stesso commissariamento della sanità lungo più di un decennio, che per istituzione e definizione deve badare più al contenimento della spesa che alla programmazione. Il tutto a scapito di bambini, che rischiano la vita per cose che altrove sono per diritto accessibile”. “La Calabria – ricorda l’ex Garante – non ha uno straccio di reparto di neuropsichiatria infantile, eppure è la regione con il più elevato indice di povertà infantile e conseguente disagio psicosociale. Ricordo la mamma di un bambino autistico di Reggio Calabria, che per fare accedere alle cure il suo piccolino ha dovuto lottare per anni con le carte bollate. Tutto ciò è indegno”. Per Marziale, grazie al cui impegno la Calabria ha ottenuto per la prima volta nella sua storia la Terapia Intensiva Pediatrica: “Serve un impegno corale della politica, collocato all’esterno di coalizioni e bandiere di parte, per rivendicare tutti, nessuno escluso, il diritto alla salute, soprattutto per i bambini. Il Covid in questa terra ha l’amaro sapore del paradosso, perché prima della pandemia si era in emergenza e dopo, temo a ragion veduta, sia ancora peggio”.

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