Governo. 6 ragazzi su 10 in Italia non sanno chi sono Ministri scuola e università

Ambiente tema caro a giovani, ma anche in questo caso i più ignorano chi guida Dicastero

Joseph Redfield Nino da Pixabay

(DIRE) Roma, 15 Nov. – Sarà stata la velocità con cui si è formato, sarà il profilo non proprio da prima pagina di alcuni suoi esponenti, sarà che la macchina deve ancora mettersi pienamente in moto. Sta di fatto che, a quasi un mese dal suo insediamento, per tantissime persone il Governo Meloni è ancora avvolto nel mistero. In particolare per i più giovani.

Come segnala un sondaggio del portale Skuola.net – realizzato intervistando 2.500 ragazze e ragazzi under 30 – meno di 1 su 2 conosce i nomi di chi occupa le caselle chiave del nuovo Esecutivo e del Parlamento appena eletto. E, cosa ancora più clamorosa, la situazione peggiora se si prendono in esame i ministeri che, in teoria, gli dovrebbero stare più a cuore.

Tutti, ad esempio, dovrebbero sapere chi è il Ministro dell’Istruzione. Ma solo il 42% lo indica in Giuseppe Valditara; oltre 1 su 5 pensa sia Anna Maria Bernini (che è, sì, Ministro ma dell’Università). Situazione simile, ma a ruoli invertiti, per quel che riguarda proprio il Ministero dell’Università e della Ricerca: ad associare il dicastero ad Anna Maria Bernini è solamente il 37% degli intervistati; gli altri si dividono tra altri nomi, peraltro non tutti presenti nel Governo (Sangiuliano, Ronzulli, Roccella e lo stesso Valditara).

A proposito di istruzione, non poteva mancare un parere sulla nuova denominazione del Ministero – dell’Istruzione e del Merito – a cui però i ragazzi non sembrano dare troppo peso: per il 40% la terminologia sposta poco, l’importante è quello che si fa nel concreto. I restanti, invece, si sbilanciano: il 30% dice che è un segnale positivo, che potrebbe aprire a una vera valorizzazione dell’impegno negli studi; altrettanti (30%) lo vedono come un qualcosa di negativo, potenzialmente in grado di discriminare, favorendo chi ha più possibilità (soprattutto economiche) di studiare e formarsi.

Così come poco gli importa che Giorgia Meloni voglia farsi chiamare “IL” Presidente del Consiglio: per 1 su 2 conta quello che saprà fare, solo il 30% la critica apertamente per tale scelta, mentre circa 1 su 4 la approva.

Nel pratico, invece, come giudicano i ragazzi i primi passi del Governo di centrodestra? Per oltre un terzo (37%) è presto per valutare, per un altro terzo (34%) si intravedono segnali inquietanti, il 29% per il momento sposa la linea adottata. Più preoccupazione, semmai, c’è sul programma di Governo nel suo complesso: per circa la metà degli intervistati (49%) potrebbe aprire a derive pericolose; il 28% invece lo sottoscrive.

Anche se, poi, la maggioranza è convinta che riuscirà a realizzare solo una parte degli obiettivi: il 33% dice che farà giusto le cose meno “divisive”, il 37% che avrà vita dura perché contrastato da opposizioni e opinione pubblica. Inoltre, secondo i tre quarti della platea, la sua esperienza finirà prima dei cinque anni previsti: per il 22% durerà al massimo un anno, per il 50% giusto qualcosa in più.

Tornando alla composizione dell’Esecutivo, fa scalpore constatare che tra i Ministri meno conosciuti ci sia quello che regge un dicastero che, in teoria, dovrebbe essere centrale per la Generazione Z: quello dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Perché è vero che i ragazzi sono in prima linea nella difesa del Pianeta, ma poi non sanno a chi rivolgersi per sensibilizzare i piani alti sul tema: appena 1 su 3 è al corrente che il ministro competente sia Gilberto Pichetto Fratin. In confronto, i giovani sono molto più preparati su altri ministeri chiave.

Anche se quelli realmente aggiornati restano comunque una minoranza: solo il 41% indica in Antonio Tajani il Ministro degli Esteri, il 39% accoppia correttamente Orazio Schillaci al Ministero della Salute, il 32% indovina il binomio Matteo Piantedosi-Ministero dell’Interno. La situazione non volge al meglio nemmeno se, dal Governo, si passa all’analisi dei vertici istituzionali.

Nonostante questi ultimi, nel periodo tra le elezioni e l’inizio della legislatura, hanno avuto sicuramente più risalto mediatico. Basti pensare che il più conosciuto è il nuovo Presidente del Senato: il 47% – la quota in assoluto più alta dell’intero sondaggio – dice giustamente che si tratta di Ignazio La Russa. Un po’ meno focalizzato è, invece, il profilo del neo-Presidente della Camera: a indicare il nome di Lorenzo Fontana è il 40% degli intervistati.

“Ancora una volta, nonostante il grande clamore mediatico che ha circondato la campagna elettorale per le recenti elezioni, dobbiamo constatare un certo distacco tra le giovani generazioni e la politica. Finché il dibattito si rivolge direttamente a loro e usa il loro linguaggio, riesce a intercettare il loro interesse.

Ma la politica delle istituzioni appare ancora come qualcosa di diverso e astratto per i nostri giovani, che non va a incidere sulla loro quotidianità: una visione che è necessario cambiare per renderli cittadini consapevoli. L’impegno politico e sociale non è un fenomeno social ma il nostro futuro, e nell’educare a questo la scuola può avere un ruolo decisivo”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. (Com/Red/ Dire) 06:10 15-11-22

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