Salute. Bonus Psicologico, 81% pazienti non si era rivolto a terapeuta per motivi economici

I risultati del progetto PsyCARE sull’impatto e il costo-efficacia della misura

(DIRE) Roma, 16 Apr. – Il bonus psicologico ha aperto le porte alla terapia soprattutto a persone che non ne avevano mai usufruito: il 72% non era in cura al momento della richiesta e, tra i nuovi pazienti, quattro su cinque (81%) non si erano mai recati da un terapeuta prevalentemente per motivi economici. E’ quanto emerge dai risultati del progetto PsyCARE sull’impatto e il costo-efficacia del bonus psicologico, presentato oggi dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop) in conferenza stampa alla Camera dei deputati. Per quanto riguarda la tipologia dei richiedenti il bonus: il 69% sono donne e il 31% uomini. La fascia d’età preponderante è quella tra i 31 e i 65 anni (52% richiedenti) seguita dalla fascia 18-30 anni (36% richiedenti). Le sedute richieste sono state 284.921, tra queste il 9.9% sono state annullate/non erogate, mentre il 90.1% sono state effettuate. Obiettivi dello studio PsyCARE, realizzato dal Cnop in collaborazione con le Università di Milano Bicocca, Bergamo, Catania, Palermo, Pavia e La Sapienza di Roma, è stato quello di esplorare l’accesso al bonus psicologo, analizzare l’impatto degli interventi sui sintomi psicologici, esaminare il ruolo dei fattori transdiagnostici sugli interventi psicologici, stimare l’impatto economico del bonus conducendo un’analisi di costo-efficacia e, infine, valutare la soddisfazione dei terapeuti e dei pazienti che hanno partecipato a questa iniziativa.

Sul campione di oltre duemila coppie paziente-terapeuta che hanno aderito al progetto PsyCARE, il 43% ha risposto di aver saputo del bonus psicologo attraverso la televisione o i social media. Quasi l’85% dei pazienti presenta più di una motivazione per la richiesta di aiuto: tra le principali, i sintomi psicologici (58,3%), le relazioni in famiglia (39,4%), il desiderio di una conoscenza più approfondita di se stessi (33,2%), il rapporto con il proprio partner (26,7%), eventi traumatici come lutto o malattia, difficoltà nello studio o nel lavoro e, infine, sintomi psico-fisici come mal di testa o insonnia. Circa il 30,44% dei partecipanti presenta quadri in comorbilità (due o più diagnosi): il 19,75% disturbi depressivi e disturbi d’ansia; il 12,07% disturbi legati a eventi traumatici e disturbi d’ansia; l’11,93% disturbi legati a eventi traumatici; il 5,67% disturbi del comportamento alimentare e disturbi d’ansia; il 3,92% disturbi di personalità e disturbi d’ansia. Il 4.6% dei pazienti è stato ricoverato almeno una volta per problemi di salute mentale; il 3.6% ha tentato il suicidio una volta nella vita e il 6.7% ha messo in atto condotte parasuicidarie. L’intervento funziona sulla riduzione dei sintomi: -45% per quelli di ansia a fine trattamento e -38% al follow-up; -24% a fine trattamento e -20% al follow-up per la depressione.

Rilevanti i dati relativi all’impatto degli interventi sulla produttività dei pazienti. Tra chi ha usufruito del bonus si osserva infatti una significativa diminuzione del numero di giornate di lavoro perse a causa di problemi legati alla salute mentale: cinque giorni in un mese, che secondo i dati Eurostat sul costo del lavoro equivalgono a circa 1.200 euro risparmiati al mese per persona. Numeri che se parametrati alle persone con analoghi problemi nell’intera popolazione italiana porterebbero a un impatto economico pari ad oltre l’1% del prodotto interno lordo del Paese. Significativa, inoltre, la diminuzione del numero di accessi al medico di base per dolori fisici non direttamente legati al malessere psicologico e sul consumo degli antidolorifici.Infine, sia i terapeuti sia i pazienti sottolineano l’utilità del bonus nel favorire l’accesso alle cure psicologiche ed evidenziano un miglioramento nella vita personale di chi ne ha usufruito, sia dalla prospettiva del terapeuta sia da quella del paziente stesso. Tra le richieste per migliorare la misura quella di maggiori stanziamenti per aumentare le sedute e una semplificazione nel processo di adesione relativa soprattutto ai tempi di attesa e alle procedure.

“Siamo soddisfatti nel vedere che la misura del bonus ha un impatto significativo sulla qualità della vita di coloro che ne usufruiscono. I dati che abbiamo raccolto con il progetto di rilevazione, PsyCARE, mostrano che dopo gli interventi diminuiscono i sintomi psicologici – come ansia, depressione, malessere psicologico – e aumentano fattori cosiddetti trans-diagnostici, come la capacità di regolare le emozioni e le risorse interpersonali. Aumenta inoltre anche la produttività dei partecipanti, intesa come una diminuzione delle giornate di lavoro perse, del consumo di farmaci e degli accessi al medico di base”, afferma la vicepresidente del Cnop e professoressa dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Laura Parolin.  “Il progetto di rilevazione è ancora in corso- ha aggiunto Parolin, coordinatrice del progetto PsyCARE- ma i dati raccolti sino ad oggi su oltre duemila coppie di pazienti e terapeuti, ci dicono che i cambiamenti positivi persistono anche a sei mesi dopo la fine degli interventi. La misura del Bonus rappresenta una novità unica e preziosa in Italia e confido che questi risultati promettenti promuovano ulteriori stanziamenti strutturali per favorire l’accessibilità alle cure psicologiche: solo il 14% dei richiedenti ha potuto accedere alla misura e vorremmo che questa percentuale si estendesse a coprire la totalità di coloro che ne hanno bisogno”.

Per il presidente del Cnop, David Lazzari “questi dati non solo confermano che le cure psicologiche funzionano e fanno guadagnare salute e qualità di vita ma anche che incidono sull’economia producendo minori spese e risparmi documentati. Inoltre, confermano che sono tanti coloro che hanno necessità di un aiuto psicologico e psicoterapico e devono rinunciare per motivi economici”. Importante per Lazzari “è anche il giudizio di chi ha usufruito del bonus: il 53% si sente fortemente migliorato e il 36% migliorato, parliamo di 9 persone su 10. Aggiungo che abbiamo documentato come l’investimento di 25 milioni abbia prodotto salute e risparmi economici enormemente superiori. Il bonus è un tassello di una rete di risposta ai bisogni psicologici che deve includere la psicologia scolastica e lo psicologo di base, come tre vertici di un triangolo. Oggi in Italia la psicologia è ancora un lusso per chi se lo può permettere. I dati ci dimostrano che il bonus psicologico ha aperto una strada che ora dobbiamo percorrere”, conclude.

Nel 2023 il bonus psicologico prevede 10 milioni per coprire il bonus che le persone riceveranno nel 2024 e 8 milioni per gli anni successivi. Il Bonus prevede da 10 fino a 30 sedute, a seconda del reddito individuale, è disponibile sia per persone già in trattamento che per nuove psicoterapie, e prevede fino ad un massimo di 1.500 euro a persona. La misura si inserisce in un contesto generale che, secondo l’ultimo rapporto annuale sulla Salute Mentale 2022 (pubblicato 12/2023), fotografa in 776.829 le persone che hanno richiesto assistenza a servizi specialistici di salute mentale nel corso dell’anno. E sempre nel 2022 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno (utenti al primo contatto) con i Dipartimenti di Salute Mentale ammontano a 285.101 unità, di cui il 94,4% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita (269.273 unità). Sempre secondo i dati del rapporto sulla Salute Mentale 2022, il 3,2% dei ricoveri al pronto soccorso a livello nazionale (547.477) è stato legato a problemi di salute mentale. Di questi, il 13,8% è stato ricoverato in ospedale, mentre il 72,3% è stato gestito a domicilio. Il 39,4% di tutte le richieste è stato diagnosticato con sindromi nevrotiche e somatoformi. In generale 7 persone su 10 che si rivolgono ai servizi di salute mentale non presentano condizioni abbastanza gravi da richiedere un ricovero, ma necessitano di una qualche forma di supporto psicologico. (Mab/ Dire) 15:55 16-04-24

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