L’Associazione Culturale Anassilaos esprime il suo pensiero per le ragazze nigeriane rapite

anassilaos“Le Associazioni culturali soprattutto hanno il dovere di non tacere quando viene intaccato, in qualunque parte del mondo, il diritto allo studio e quindi alla libertà di pensiero”. Lo scrive Pina De Felice, responsabile della Sezione Poesia dell’Associazione Culturale Anassilaos e insegnante a proposito delle 223 ragazze nigeriane prelevate con forza dalla scuola che frequentavano. Unica colpa quella di voler studiare, imparare, conoscere. Il dolore di quelle madri che si sono viste strappare le figlie per averle amate ed aver voluto offrire ad esse il pane dell’intelletto, cioè le basi strutturali di impegno, consapevolezza, confronto che offre la scuola, è e deve essere – scrive la responsabile di Anassilaos – il dolore di tutte le donne del mondo, madri, figlie, insegnanti. Togliere il banco di scuola a un giovane – scrive la De Felice – è infatti come strappare un lembo di vita, dove ci sono sogni, entusiasmi e quella libertà interiore che aiuta a penetrare concetti e allarga prospettive. E allora comune deve essere il grido di tutti coloro che credono nei valori etici della libertà, ovunque nel mondo “Ridateci i nostri figli!” – e diciamo “nostri” perché quelle bambine e ragazze che abbiamo visto, intimorite e frastornate in qualche fotogramma trasmesso dalle televisioni – sono anche le nostre figlie. In una realtà come la nostra pronta a manifestare e protestare chiassosamente per ogni causa, grande o piccola, degna o meno degna che sia, abbiamo notato una certa reticenza dinanzi al dramma delle ragazze nigeriane forse per la distanza, forse perché appartenenti ad una realtà che poco conosciamo ma nel mondo globale il messaggio che è venuto dai rapitori è fin troppo chiaro e brutale: in quanto donna non hai il diritto di studiare, di scegliere, di conoscere. Si tratta di un aspetto diverso, forse inedito, del “femminicidio” cui siamo abituati nel nostro Paese.

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