Immigrazione: soccorsi italiani o muro ungherese …

treni ungheresi

… la strategia che paga qual’è?

Mentre in Italia ci si arrovellano le meningi per cercare una soluzione al dilagare dell’arrivo dei migranti e si cerca di coinvolgere gli altri Paesi Europei, quest’ultimi decidono in maniera del tutto autonoma il genere di soluzione da adottare. E’ stato così per la Gran Bretagna che ha dato disponibilità per gli aiuti navali ma ha negato la possibilità di sbarco sul proprio territorio, ed è così anche per l’Ungheria che ha invece deciso di chiudere i propri confini addirittura con muro e filo spinato. Ha fatto discutere in questi giorni la notizia che i treni sui quali viaggiano gli immigrati clandestini, identificati come tali tra i migranti, viaggino con porte e finestre chiuse sino all’arrivo a destinazione fuori da confini ungheresi. Questo per evitare che fuggano e si disperdano per il territorio. Il tipo di soluzione adottata dal Paese di Viktor Orban è poco ortodossa ma efficace per controllare il numero della presenze sul territorio in considerazione del continuo numeroso e preoccupante arrivo di migranti per lo più dalla Siria e dall’Afghanistan. Anche in Ungheria si dice che gli immigrati cerchino di arrivare in Austria, Germania e Svizzera ma ai confini degli stati esteri vengono spesso bloccati e quindi poi rimangono sul territorio, che è quanto accade in Italia alla frontiera transalpina francese. Questi disperati arrivano dalla Grecia, poi passano in Serbia e vengono portati in bus sino in Ungheria che già dice di avere sul territorio 85.000 presenze ed è intenzionata a non farle aumentare. Al confine vi sono dei presidi organizzati dalle associazioni umanitarie di volontari che aiutano gli immigrati, offrendo cibo e supporto medico. Forse la soluzione adottata dall’ Ungheria è radicale, forse quei treni chiusi dall’esterno a qualcuno hanno fatto tornare in mente i treni con i quali venivano deportati gli ebrei ai tempi della guerra. Inutile strumentalizzare la memoria di un fatto gravissimo con una soluzione di carattere tecnico. Bisognerebbe ragionare e forse prendere esempio dai Paesi che hanno una linea poco morbida sopratutto in relazione alla gente che preme alle loro frontiere. E’ stata l’U.E. stessa a mettere in guardia contro l’infiltrazione di terroristi tra i migranti, coloro che arrivano da zone di conflitto sono ovviamente più attenzionati. Quindi mentre Malta, la Francia, il Regno Unito, l’Austria, la Svizzera (che però non è U.E.) e l’Ungheria li respingono o  li accolgono con il “contagocce”. Non è troppo facile inviare solo le navi militari nel Mediterraneo per  soccorrerli e poi farli sbarcare in Italia? . Che ha invece l’onere accoglierli, riconoscerli (quando è possibile) rifocillarli ed infine lasciarli liberi di andare in altri stati oppure rimandarli a casa. Nella maggior parte dei casi è evidente, basti guardare le stazioni ferroviarie delle città italiane per capire che rimango sul territorio, affamati e in condizioni igieniche precarie. Questo li rende facilmente vittime di organizzazioni criminali che li gestiscono in: elemosine, prostituzione, spaccio di droga e lavori in nero (quando va bene). Un regalo alle mafie ed al malaffare che lo Stato italiano si sarebbe potuto evitare.

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About the Author: Fabrizio Pace

Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.