Libia: si diffonde la protesta

Facendo seguito alle sommosse popolari avvenute nei Paesi della penisola del Maghreb, al fine della cacciata dei regimi dittatoriali che da diversi decenni opprimevano tali stati, l’onda rivoluzionaria ha adesso interessato anche la Libia; così anche il quarto produttore di petrolio al mondo è ormai territorio di guerra e i morti delle proteste degli ultimi giorni sono saliti a quasi trecento. Dopo le proteste dei giorni scorsi, infatti, il leader libico, Muammar Gheddafi, ha reagito con la forza schierando l’esercito per contrastare i manifestanti in piazza. Teatro del massacro è stata Bengasi, la seconda maggiore città libica, dove centinaia di persone si sono ritrovate sulla piazza antistante il tribunale all’indomani di una giornata di sangue in cui le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco contro i manifestanti durante un corteo funebre organizzato per le vittime. Secondo il racconto di testimoni, a Bengasi le forze di sicurezza avrebbero sparato contro il suddetto corteo funebre uccidendo almeno quindici persone. Decine di arabi, inoltre, sono stati arrestati perché ritenuti membri di una rete finalizzata a destabilizzare il Paese. Si tratta di cittadini di nazionalità tunisina, egiziana, sudanese, palestinese, siriana e turca. La giornata di sabato si era aperta con la sospensione dei servizi internet in tutto il Paese da parte del governo. Risulta, dunque, impossibile accedere a Twitter e Facebook dalla Libia. I mass media ufficiali continuano a occultare le proteste, mentre l’agenzia Jana e la televisione di Stato danno conto soltanto delle manifestazioni in favore del regime. Alcune televisioni locali sono state oscurate. Negato l’ingresso alla stampa internazionale. Così la dura repressione dei mezzi d’informazione rende difficile valutare se gli scontri siano l’inizio di una vera rivoluzione o solo una dimostrazione di dissenso che sarà repressa dal regime. I manifestanti hanno occupato l’aeroporto di Bengasi, teatro degli scontri più sanguinosi come detto e dove venerdì è stata data alle fiamme, tra l’altro, la sede di una radio locale. Da mercoledì, inoltre, le manifestazioni si erano propagate ad altre quattro città della Libia orientale.

Forze speciali sarebbero pronte ad agire, pensate e organizzate per una lotta senza confini: l’obiettivo è annientare la protesta e per farlo, spiega un oppositore, si reclutano «unità militari di origine africana, che non hanno legami tribali e sulle quali si può quindi contare per una letale campagna di repressione». Tuttavia l’impressione è che finché le proteste anti-governative rimarranno per lo più confinate alle città a centinaia di chilometri a est di Tripoli, Gheddafi apparirà ancora in sella, governando dalla sua tenda nel deserto alla periferia della città. Certamente rovesciare il più longevo dittatore della regione dopo 41 anni di potere richiederà una dimostrazione di forza ben più grande di quella che i manifestanti sono stati finora in grado di mostrare.

Filippo Turiano

banner

Recommended For You

About the Author: Filippo Turiano