A San Martino castagne e vino

20111110-153536.jpgLa festa di San Martino è caratterizzata ovunque dall’allegra convivialità e dalla spensieratezza; il borgo di Palizzi non si sottrae alla regola. I catoi si apriranno per condividere con i tantissimi appassionati la gioia del vino nuovo, il cosiddetto Novello, in abbinamento ai prodotti di stagione. I festeggiamenti di San Martino, difatti, indicano il periodo in cui terminavano i lavori nei campi e cominciavano i preparativi per l’inverno; nelle zone vitivinicole segna la fine della fermentazione alcolica del mosto che diventa vino nuovo. Andar per “cantine” e (ri)scoprire il borgo grecanico sarà un modo piacevole per animare il torpore di queste giornate novembrine. Il centro di Palizzi – paese che si dipana lungo le pendici meridionali dell’Aspromonte fino ad accarezzare il mar Ionio – è caratterizzato da case d’impianto medievale (“solarate”, “palazziate” e “palazzine”), tetti di ceramide, catoi, sottopassaggi e scalinate. Una rocca a strapiombo, coronata dal castello (sec. XIV) domina il paese. Da qui è possibile abbracciare con lo sguardo l’intero borgo sottostante e distinguere la cupola di foggia bizantina, della chiesa di Sant’Anna. Vale la pena visitare questa chiesa e ammirare la statua di marmo – opera della scuola del Gagini – raffigurante la Santa con la Beata Vergine, conservata in una nicchia dietro l’altare maggiore. A completare il pittoresco panorama di questo borgo è un ponte ad arco che conduce a una naturale fontana del paese: “lo schiccio”. Poco più a valle si può osservare un antico mulino ad acqua, uno degli esempi meglio conservati di architettura industriale dell’area grecanica calabrese. Tutto intorno, un lungo sentiero, caratterizzato da grotte e megaliti, apre le porte all’Aspromonte. L’evento di domani sarà, dunque, una ghiotta occasione per chi è appassionato di vini e ama i colori caldi di cui la natura si veste in autunno. Curiosità: Martino di Tours nacque a Sabaria il 316 o 317 e fu così chiamato dal padre, importate ufficiale dell’Esercito romano, in onore di Marte, il dio della Guerra. Si narra che mentre si trovava con i suoi soldati alle porte della città di Amiens, in una giornata di pioggia, vento e gelo, incontrò un mendicante seminudo. D’impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Spronò, quindi, il cavallo e se ne andò sotto la pioggia, che cadeva più forte che mai; fatti pochi passi ecco che smise di piovere e il vento si calmò. Di lì a poco le nubi si diradarono, il cielo divenne sereno e l’aria si fece mite. Il sole cominciò a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Quella notte, in sogno, Martino vide Gesù avvolto in quel mezzo mantello che gli sorrideva riconoscente e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito.” Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che si fece il giorno seguente si fece battezzare.

Adele Sergi

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