L’ Idroelettricità

Continuiamo con la nostra carrellata sulle tematiche riguardanti l’Energia. Oggi ci occuperemo dell’idroelettricità, ovvero di quel modo di produrre energia elettrica utilizzando l’acqua dei fiumi. Il sistema è molto semplice: con il sistema turbina – alternatore è possibile trasformare l’energia cinetica in energia elettrica. La turbina viene fatta ruotare da una massa d’acqua in movimento. Per aumentare la forza idrica si usa costruire una diga, che costituisce un invaso artificiale, da cui l’acqua viene fatta defluire in condotte forzate.

L’energia idroelettrica è molto conveniente in regioni dotate di fiumi a portata regolare ed abbondante, come per esempio sulle Alpi. Già in precedenza abbiamo messo in evidenza come la costruzione di centrali idroelettriche su tutto l’arco alpino italiano sia stata un poderoso fattore di sviluppo dell’industria italiana, nel periodo di tempo a cavallo fra l’Ottocento ed il Novecento. Recentemente, in un nostro saggio pubblicato in questi giorni su “Calabria Sconosciuta”, dal titolo “Il polo industriale di Crotone nel Novecento”, abbiamo messo in evidenza la realizzazione di centrali idroelettriche in Calabria, in Sila, nella prima metà del secolo scorso. Per realizzare queste centrali sono state costruite le dighe che hanno portato alla formazione dei laghi artificiali Ampollino (nel 1927), Arvo (nel 1932) e Cecita (nel 1951). La costruzione di queste complesse opere di ingegneria idraulica si devono all’ingegnere pavese Angelo Omodeo (1876 – 1941), uno dei massimi esperti a livello mondiale. L’energia elettrica di origine idrica che si produce in Sila, aveva consentito la costituzione di un interessante polo industriale a Crotone; l’energia elettrica veniva poi trasportata verso Sud, e per consentire il suo trasporto in Sicilia, vennero costruiti a metà degli anni ‘50 i due piloni , uno situato sulla costa calabrese a Santa Trada, all’imboccatura Nord dello Stretto, l’altro sulla costa siciliana, presso Ganzirri. Colorati di bianco e rosso, alti 224 metri, hanno costituito e costituiscono ancora oggi, che non sostengono più l’elettrodotto che è stato posato sul fondale marino, un elemento caratteristico del paesaggio, tanto che si è deciso di non demolirli.

L’opzione idroelettrica è una interessante fonte di energia anche per quei territori ricchi di fiumi di grande portata, e ci vengono in mente il Rio delle Amazzoni, il Mississippi – Missouri od il Nilo. Anche in questi casi, basta realizzare una derivazione dal fiume principale, costruire un bacino artificiale, dotarlo di una condotta forzata, ed il gioco è fatto.

E’ appena il caso di segnalare i due principali vantaggi di questo modo di produrre energia elettrica: non bisogna sostenere costi per acquistare il combustibile, come avviene nelle centrali termiche; non si provocano emissioni di Anidride carbonica, gas responsabile dell’Effetto serra. Certo, la costruzione di una diga altera l’equilibrio naturale di un fiume, modificando in un certo qual modo l’ambiente. Ma nel complesso, il bilancio costi – benefici relativamente all’impatto ambientale, è abbastanza equilibrato. Si tratta, dunque, di una forma di produzione di energia abbastanza sostenibile.

Con un meccanismo simile, in talune zone degli oceani o comunque in bracci di mare dove la marea raggiunga livelli elevati, è possibile produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione del livello del mare causato dall’attrazione lunare. E’ quanto avviene, per esempio, nel Nord della Francia, alla foce del fiume Rance. L’alta marea fa sollevare il livello dell’acqua del fiume di 13,5 metri: nel brusco deflusso dell’acqua dalla fase di alta marea alla fase di bassa marea, vengono messe in azione le turbine, che consentono la produzione di 240 MW. Qualcosa di simile si potrebbe realizzare nello Stretto di Messina, utilizzando le correnti di marea (Montante e Scendente) che si provocano ogni sei ore e mezza fra lo Jonio ed il Tirreno.

Prof. Giuseppe Cantarella

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