Emergenza carceri: un convegno nazionale per discutere il problema

Non si risolve in Calabria l’emergenza carceri con i suoi effetti devastanti sulla vita della popolazione penitenziaria e sul personale che li ha in carico. La rissa tra detenuti nel carcere di Rossano, l’aggressione di un agente di polizia penitenziaria da parte di un detenuto al carcere di Reggio Calabria, sono soltanto gli ultimi due episodi di un disagio ormai incontenibile che vive il sistema penitenziario anche in Calabria. Una regione che come ha ricordato il segretario nazionale della UILPE Eugenio Sarno aspetta da anni la nomina di un Provveditore Regionale stabile, in grado di governare una realtà così complessa. Una regione che attende ancora la data effettiva della riapertura del carcere per giovani di Laureana di Borrello e della Casa di reclusione di Arghillà, cos’ì come è stato promesso dal Ministro della Giustizia.cella Una occasione per parlare anche di questi temi sarà il Convegno Nazionale promosso dal SEAC (Segretariato Enti Assistenza Carceraria) e del Centro Servizi al Volontariato Dei Due Mari, che si terrà a Reggio Calabria tutta la giornata del 31 Maggio, presso l’Auditorium del Lucianum di via Mons. De Lorenzo. Magistrati, operatori penitenziari, esponenti del mondo cattolico e del volontariato di rilievo nazionale, si confronteranno sul senso della pena a partire dal pensiero di Carlo Maria Martini, a nove mesi dalla sua scomparsa. Il convegno vuole ricordare la figura straordinaria di un testimone straordinario del nostro tempo animato dalla incessante passione per la ricerca di senso nei temi fondamentali dell’esistenza, come quello della “domanda di giustizia” e sulla difficoltà di elaborare un sistema retributivo capace di coniugare la sicurezza dei cittadini con il rispetto dei diritti della persona reclusa, cogliendone l’apparentemente inconciliabile conflitto. E’ un tema a cui Martini ha dedicato molte meditazioni, partendo dal senso della pena e della sua modalità di espiazione e dell’aspetto retributivo. Come ha affermato nel libro “Sulla giustizia”(Mondadori, 1999): “L’errore indebolisce e deturpa la personalità dell’individuo, ma non la nega, non la distrugge, non la declassa al regno animale, inferiore all’umano. Ogni persona è parte vitale e solidale della comunità civile; distaccare chi compie un reato dal corpo sociale, disconoscerlo, emarginarlo, fino addirittura alla pena di morte, sono azioni che non favoriscono il bene comune, ma lo feriscono”.

Comunicato Stampa

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About the Author: Redazione ilMetropolitano